Redazioni al Nord, minacce al Sud. Ricavi e redditi a picco. Futuro: on line di qualità

Perché il giornalismo è sempre più precario

piramide del redditoROMA – Il “netto scivolamento della professione giornalistica verso la precarizzazione”, conseguenza della pesante crisi che ha colpito i giornali quotidiani e periodici, è al centro della Relazione Annuale  2017 dell’Autorità Garante delle Comunicazioni, presentata oggi dal presidente Angelo Marcello Cardani.
Precarizzazione che ha comportato una riduzione dei redditi derivanti da attività giornalistica: la maggior parte dei giornalisti, infatti, ha oggi redditi inferiori a 20.000 euro (solo il 23% degli autonomi e il 17% dei parasubordinati supera questa soglia), con una distribuzione differenziata tra i vari mezzi di comunicazione.
Spesso i precari sono giovani, che incontrano barriere all’ingresso nella professione, e donne, poiché rimane un’asimmetria nella distribuzione verticale, sia in termini contrattuali sia di natura retributiva, nonostante un incremento della forza lavoro femminile.

Angelo Cardani

Angelo Marcello Cardani

“Il giornalismo – ricorda Cardani – ha sempre dovuto confrontarsi con i cambiamenti tecnologici e, anche se il giornalismo italiano è stato generalmente lento nell’adozione di nuove tecnologie, nell’ultimo decennio è emersa anche per questa categoria professionale la necessità di dotarsi di competenze specifiche, ampliandole in una direzione cosiddetta “digitale”, con riflessi diretti sulle fonti e sulla produzione informativa”.
A tal riguardo, per i giornalisti italiani, l’uso degli strumenti online più comune continua ad essere quello di reperire informazioni (70%), seguito da un insieme di attività mediamente più “passive”, cioè il monitoraggio delle discussioni online (52%) e quello delle attività di soggetti di interesse (41%), azioni entrambe in netta diminuzione rispetto alla precedente rilevazione dell’Autorità Garante delle Comunicazioni. Se ne può desumere che i giornalisti italiani abbiano iniziato a far proprie alcune delle più comuni pratiche del web partecipativo, anche se in un’accezione di light engagement nei confronti del pubblico, soprattutto se si confrontano altre realtà internazionali.
Rispetto agli argomenti di cui si occupano regolarmente i giornalisti, la politica (locale, nazionale e esteri) e la cronaca (locale e nazionale) risultano trattati da un giornalista su due. Seguono arte e cultura (49%), le tematiche sociali e la scuola (45%), e tutto ciò che riguarda scienza e tecnologia (42%). Le tematiche affrontate dal giornalista appaiono avere una significativa connessione con il genere. Alcuni argomenti (quelli che comunemente rientrano nelle cosiddette hard news) sono, infatti, maggiormente trattati dal genere maschile. La distribuzione dei giornalisti per mezzo evidenzia il ruolo ancora centrale dell’editoria nella produzione di informazione, data la sua natura specifica. Lavorare per un periodico o per un quotidiano (nella versione cartacea e/o online) è l’attività più frequente per il giornalista italiano (rispettivamente, 44% e 42%).
ripartizione dei giornalisti per mezzoDopo i canali televisivi e le testate online (dove lavorano, in entrambi i casi, il 23% dei soggetti), l’assorbimento lavorativo dei giornalisti italiani è dovuto anche agli uffici stampa e alla comunicazione aziendale (18%). Seguono a grande distanza gli altri mezzi (radio), a minor specializzazione informativa, e le agenzie e i service editoriali, dove lavora circa l’8% dei giornalisti. Questo contesto prelude all’analisi delle complessive criticità che la categoria giornalistica affronta nell’espletamento dei propri compiti di copertura e divulgazione dei temi di pubblica utilità, che condizionano la produzione e la qualità dell’informazione e quindi del pluralismo. Infatti, una percentuale elevata di professionisti si è imbattuta, nel corso dell’ultimo anno, in almeno una criticità.
Nell’attuale fase di crisi del sistema informativo italiano, L’Agcom rileva come quelle di natura economica, data l’elevata precarietà nonché i notevoli rischi occupazionali, costituiscano di gran lunga quelle più sentite. Nondimeno, risultano molto diffuse anche le diverse forme di intimidazione rivolte alla categoria, sia di origine criminale, sia derivanti da abusi dell’azione processuale. Queste rischiano di produrre un effetto dissuasivo sull’esercizio della professione giornalistica e sulla libertà d’informazione (cosiddetto chilling effect), con potenziale danno per l’interesse dell’intera comunità civile.
agcomIl presidente dell’Agcom evidenzia che i giornalisti che operano in ambito locale risultano maggiormente minacciati, poiché la condizione di debolezza economica del comparto locale aggrava anche la vulnerabilità di questi ultimi nei confronti delle intimidazioni. Nel corso degli ultimi anni c’è stato un disinvestimento maggiore da parte degli editori locali rispetto a quelli nazionali per motivi ovviamente reddituali; pertanto, la debole condizione economica degli editori ha ulteriormente compresso anche la posizione dei giornalisti, caratterizzata da un precariato diffuso e da retribuzioni sempre più esigue, rendendo arduo, per questi ultimi, riuscire a opporsi alle diverse forme di censura imposte dall’esterno.
Parimenti, le piccole realtà locali già duramente colpite dalla crisi, caratterizzate da strutture editoriali poco floride, sono più fragili nell’affrontare le intimidazioni, e spesso incapaci anche di sostenere i costi processuali derivanti da denunce e azioni legali, nonché di garantire una copertura professionale al giornalista.
La distribuzione territoriale del fenomeno è in linea con quanto ci si può attendere, date le peculiarità italiane. Infatti, a livello geografico si conferma lo squilibrio del Mezzogiorno, che mostra valori costantemente più alti della media, sia per le criticità di ordine economico, sia per quelle relative alle intimidazioni. La crisi del sistema informativo ha determinato l’esigenza, da parte del Parlamento, di rivedere, soprattutto in un’ottica di difesa della pluralità delle voci dell’informazione, le norme di contribuzione e di incentivazione per i settori dell’editoria e dell’emittenza radiofonica e televisiva locale attraverso l’approvazione della legge 26 ottobre 2016, n. 198, recante “Istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell’editoria e dell’emittenza radiofonica e televisiva locale, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti”.
condizione professionaleIl provvedimento prevede, per un verso, una parziale ridefinizione della platea dei beneficiari, ammettendo al finanziamento le imprese editrici che, in ambito commerciale, esercitano unicamente un’attività informativa autonoma e indipendente, di carattere generale; è stata altresì delimitata la piccola editoria, utilizzando in particolare il tema del no profit e delle cooperative di giornalisti, escludendo in maniera esplicita sia gli organi di informazione dei partiti, dei movimenti politici e sindacali e deiperiodici specialistici, sia le società quotate in Borsa.
Per altro verso, il provvedimento tende ad affermare il principio che al contributo pubblico debbano corrispondere un’effettiva capacità economica e una capacità imprenditoriale, prevedendo, tra l’altro, la graduazione del contributo in funzione del numero annuo di copie vendute differenziato a livello locale e nazionale, la valorizzazione delle voci di costo legate alla trasformazione digitale dell’offerta e del modello imprenditoriale, i criteri premiali per l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori con meno di 35 anni di età, la riduzione dei contributi per le imprese che superano determinati limiti retributivi e un limite massimo al contributo erogabile nella misura massima del 50% dei ricavi d’impresa.
giornalismoInoltre, l’idea contenuta nel provvedimento è di accompagnare il settore verso il digitale, un processo di trasformazione cruciale e non più differibile. Una grande parte dell’informazione vive anche o solamente in rete, e, pertanto, l’obiettivo della legge è quello di agevolare l’informazione online ad essere fondata su una diversa e più attenta definizione delle testate online. È tuttavia evidente che la crisi attuale del sistema dell’informazione necessita sia di una costante attività di monitoraggio, che l’Autorità con la sua normale attività e con le citate Indagini conoscitive sta svolgendo da oramai qualche anno, sia dell’adozione di una strategia complessiva che affronti inmodo coordinato tutti i nodi strutturali che vanno dalla drastica riduzione delle fonti di finanziamento alle criticità emerse nella professione giornalistica.
“Senza contare – ha spiegato Cardani – che le redazioni si concentrano nel Lazio e in Lombardia, mentre risultano più rare al Sud e che l’occupazione dei giornalisti TV e radio sul territorio, oltre alla presenza regionale del servizio pubblico (circa il 2% dell’occupazione complessiva nazionale) vede la presenza di TV locali foniche e televisive con una radicata storia e vocazione territoriale”.
In definitiva, a fronte del dato professionale, il settore registra una perdita complessiva dei ricavi negli ultimi cinque anni, non solo pubblicitari ma anche derivanti e dalla vendita delle copie (-24%). La riduzione delle risorse disponibili, unitamente alle perdite generate dalla maggiore difficoltà di gestione dei diritti d’autore delle news online, ha comportato una riduzione degli investimenti e, non solo una contrazione, ma anche un peggioramento, dell’occupazione.
giornali on lineDalla Relazione emerge, dunque, chiaramente un netto scivolamento della professione verso la precarizzazione, un “gender gap” sia negli aspetti puramente remunerativi, sia nell’avanzamento di carriera e la presenza di forti barriere all’ingresso per le nuove generazioni.
“La pluralità, ma anche la qualità dell’informazione rappresentano, infatti, – ha ammonito il presidente dell’Agcom – condizioni imprescindibili di un sistema democratico, la contrazione e il depauperamento di un bene essenziale richiede l’attenzione di tutti gli attori in campo, specie in un momento storico nel quale la domanda e l’offerta di informazione di qualità sul web sembra minacciata da fenomeni di camere di risonanza (echo chambers), polarizzazione e strategie di disinformazione”. (giornalistitalia.it)

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