Si chiude il paradossale caso di bavaglio denunciato 16 mesi fa da Giornalisti Italia

Assolto Pantano, il giornalismo non è ricettazione

Agostino Pantano

Agostino Pantano

Carlo Parisi

Carlo Parisi

PALMI (Reggio Calabria) – Ha prevalso il buonsenso. Il caso di Agostino Pantano, imputato di aver “acquistato, ovvero ricevuto, notizie sottoposte al segreto di ufficio”, rappresentava, infatti, l’ultima, paradossale, variante del bavaglio ai giornalisti con l’aggravante del rischio di finire in galera con una condanna fino ad otto anni di reclusione. È finito come era giusto che fosse: con la richiesta di assoluzione avanzata dal pm della Procura di Palmi, Domenico Cappelleri, accolta dal giudice monocratico di Palmi, Silvana Labate, “perché il fatto non sussiste”.
Giustizia è fatta, anche se per affermare uno dei più elementari principi della libertà di stampa ci sono voluti venti mesi di processo al termine di un’odissea di cinque anni. Una decisione importante per la libertà di stampa che, nel nostro Paese, sta vivendo una delle più brutte stagioni di intimidazione e di censura.
A denunciare per primo il caso, è stato il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, che il 5 marzo 2015, su Giornalisti Italia, ha sottolineato che “mentre il Parlamento non si decide di intervenire, senza ritardi e remore, per mettere fine sia all’aberrante ipotesi di punire i giornalisti con il carcere, che alle querele temerarie o, peggio, alle minacce di querele, usate come strumento di intimidazione e di censura della libertà di stampa, dalle pieghe del diritto viene estratto ed adattato alla professione giornalistica uno dei reati più contestati ai delinquenti comuni col vizio del furto: la ricettazione”.
“Paradosso dei paradossi – evidenziava Parisi – il rischio di galera per il giornalista incombeva nonostante la decisione del Gip del Tribunale di Cosenza di archiviare il caso sia per l’insussistente diffamazione che per la diffusione di notizie coperte dal segreto d’ufficio, riconoscendo al giornalista il legittimo «esercizio del diritto di cronaca e di critica politica, sussistendone i presupposti di interesse pubblico, verità della notizia e continenza»”.
Agostino Pantano, imputato di “ricettazione di notizie” per i suoi articoli sullo scioglimento per mafia del Consiglio comunale di Taurianova, pubblicati sul quotidiano Calabria Ora, è stato difeso dagli avvocati Salvatore Costantino e Claudio Novella.
La condotta di Pantano, la cui inchiesta lunga 28 articoli era stata pubblicata tra l’aprile e il maggio 2010 – ad 1 anno e 1 mese di distanza dallo scioglimento del civico consesso decretato dal Governo Berlusconi – è stata valutata per la seconda volta in sede giudiziaria, dopo che un primo giudice, chiamato a esprimersi sulla presunta diffamazione denunciata dall’ex sindaco di Taurianova, Rocco Biasi, aveva archiviato la posizione del cronista, dichiarando come egli abbia agito «nell’esercizio del diritto di cronaca» e riconoscendo nei suoi articoli l’esistenza di «presupposti di interesse pubblico, verità della notizia e continenza».
Ma il caso del giornalista Pantano è stato reso straordinario anche dal particolare capo di imputazione scelto dalla Procura di Palmi che considerava oggetto ricettato le notizie scritte da Pantano e non la Relazione della Commissione Prefettizia d’Accesso che, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe contenuto informazioni coperte dal segreto d’ufficio dalla cui pubblicazione il giornalista avrebbe «tratto un profitto» avvantaggiandosi da un reato presupposto commesso da altri.
Viste le gravi caratteristiche del doppio processo per la stessa inchiesta giornalistica, e tenuto conto di una imputazione sui generis che faceva rischiare a Pantano fino a 8 anni di carcere, questo caso limite è stato a più riprese denunciato dai vertici della Federazione Nazionale della Stampa e con due interrogazioni parlamentari presentate dai senatori Francesco Molinari e Lucrezia Ricchiuti.
In entrambe le iniziative sindacali e politiche, è stata messa in evidenza la straordinaria gravità di un bavaglio alla stampa tentato nuovamente per via giudiziaria e la penalizzazione che il diritto di cronaca subisce nel doveroso racconto del connubio perverso in certi enti locali tra la mafia e la malapolitica.
Sostegno al giornalista è stato inoltre espresso attraverso una petizione on line in cui è stato chiesto alla Procura di rivedere la grave accusa formulata, tenuto conto che Pantano ha scritto in un tempo parecchio successivo alla stesura della Relazione, quando eventuali contenuti segreti del testo sarebbero apparsi considerevolmente sfumati.
“È chiaro – ha detto sin dal primo momento Carlo Parisi – che se il Parlamento tarda ad intervenire a garanzia del diritto di cronaca e di critica dei giornalisti, ‘senza limitazioni e censure’, l’autobavaglio preventivo più che un serio rischio finirà per essere molto presto un’inquietante regola non scritta”.
“All’indifferibile necessità di abolire il carcere per i giornalisti per il reato di diffamazione e di prevedere una chiara ed efficace normativa contro le querele temerarie ed i risarcimenti milionari, oltre a regolamentare l’informazione sul web, la normativa sul diritto all’oblio e gli obblighi di documentate controverità in caso di richiesta di rettifica, il Parlamento – ha concluso il segretario generale aggiunto della Fnsi – è chiamato, dunque, ad intervenire anche nei confronti della nuova ‘variante’ rappresentata dalla ricettazione ‘di notizie’. Un reato assurdo per una professione deputata a riferire ai cittadini notizie, naturalmente vere, seppur scomode, che lapalissianamente – per essere tali – finiscono sempre per dar fastidio a qualcuno”.
Il positivo epilogo del caso Pantano serva, comunque, da stimolo al Parlamento per giungere celermente ad una definizione delle garanzie a tutela dei principi costituzionali della libertà di stampa. (giornalistitalia.it)

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