Innovare per una nuova dimensione della sfida sul futuro del risparmio previdenziale

Il territorio vince sul digitale, ma non lo cancella

ROMA – Per molto tempo si è ritenuto che il web fosse il veicolo migliore per evidenziare una merce, un servizio, una innovazione, un qualsiasi messaggio. È vero, ma ciò che transita non è affatto irrilevante, così come le variabili di età, scolarità, censo e contesto socio-culturale.
Non possono essere sottovalutate le dinamiche sopravvenute (Covid e guerra in Ucraina con tutti gli effetti collaterali a cascata) e un contesto relazionale che si modifica costantemente. In sostanza la virata dei big data verso le immagini, prima, e verso le immagini in movimento (video), successivamente, ha certamente modificato e assecondato la percezione degli utenti/clienti, ma non ha intercettato tutti i bisogni, anzi ne ha creato di nuovi ed artificiali.
In ultimo va considerata la diffusione sempre maggiore delle piattaforme comparative, servizi di confronto tra offerte, per la maggior parte finanziarie e creditizie, che oggi occupano un ruolo non banale nell’orientamento delle scelte.
Comunicare la previdenza dentro questa dinamica, risulta difficile, non impossibile. L’importanza delle scelte nel risparmio previdenziale, soprattutto in giovane età, si scontra con un bassissimo livello di interesse e attenzione. Scelte che cambieranno radicalmente lo scenario di vita, una volta raggiunta la vecchiaia, restano sullo sfondo tra scetticismo e fatalismo. La certezza che si vada verso una società con moltissimi pensionati sulla soglia della povertà, effetto congiunto di lavoro discontinuo e non adeguata adesione alla previdenza di secondo pilastro, ci deve spingere a mettere in campo una serie di azioni.
Fondi e casse di previdenza hanno cercato di migliorare i loro portali web, di attivare campagne informative, di sensibilizzare i lavoratori, con il concorso di aziende e sindacati, sull’importanza di progettare il proprio futuro. La contribuzione volontaria, in particolare, non decolla, segno che non si è coscienti della proiezione del proprio trattamento pensionistico in funzione del versamento. La convinzione è che, oltre al web, serva molto più “territorio”.

Testimoniare

Testimonial, attori, comunicatori, presidenti e membri dei consigli di amministrazione possono essere messi in campo con maggiore forza e diramazione territoriale. Si tratta, partendo dai casi della vita quotidiana, dalle difficoltà e dagli imprevisti, di aprire degli squarci, anche psicologici, nell’utenza potenziale.
Tutto ciò comporta investimenti, un calendario di incontri sul territorio, il legame della materia previdenziale con altre dinamiche legate alla musica, all’arte, al cinema, al racconto delle professioni. Insomma si deve arrivare alla previdenza, non partire da essa. Un grande medico, architetto, biologo, ma anche un commerciante, un tecnico di punta che lavora nella moderna fabbrica, possono divenire uno degli agganci vincenti. Non si deve aver paura di contaminare la materia previdenziale, ciò che conta è creare cittadini responsabili.

L’Università

Il sistema universitario è la seconda grande risorsa. Una moltiplicazione di incontri, non solo nelle facoltà economiche, appare come un canale diretto e dialogante con l’importante fascia dei giovani. Convenzioni con i singoli atenei, presentazioni accattivanti replicate serialmente, anche in questo caso i testimonial, potrebbero, con l’aiuto dei professori, quanto meno instillare dubbi e aprire consapevolezze nuove. Iniziative del genere sono state meritoriamente tentate, serve una organicità e continuità dell’azione. Di tutta evidenza il fatto che “professionisti” della comunicazione previdenziale debbano essere retribuiti, formati, motivati. Al loro fianco i volontari, niente altro che le migliaia di soggetti appartenenti alla governance di casse e fondi.

Simulare il futuro

Bene i motori di calcolo, ormai abbastanza diffusi, che simulano la prestazione attesa, ma non bastano. Video testimonianze di giovani e meno giovani, racconti di vita reale, descrizione delle diverse carriere e del loro esito previdenziale: strumenti, insieme a quelli citati, che comportano veri e propri piani di comunicazione a lungo termine e non spot meritevoli. In questo senso ci vengono in aiuto anche le piattaforme di comparazione. Appare strano che nessuno abbia pensato di creare un consorzio per mettere in vetrina le buone pratiche del sistema confrontandole e raccontandole. Si crea una fastidiosa classifica, mi verrà eccepito. In realtà l’avvento dei piani pensionistici transnazionali crea esattamente una comparazione, stabilita per norma, a lungo andare pericolosa per le masse economiche gestite in Italia. Se il confronto con gli operatori europei è realtà, insieme ad una crescente mobilità del lavoro, bisogna adeguare la strategia e la comunicazione alla modernità.

Innovare

In ultima analisi, non si tratta di negare gli sforzi fatti, ma di innovare rendendo evidente ai regolatori e al governo stesso una nuova dimensione della sfida sul futuro del risparmio previdenziale. Pnrr o meno, anche se la materia trattata entra sicuramente in vari capitoli definiti dal Piano, appare di tutta evidenza che è nell’interesse dello Stato finanziare ed agevolare una crescita del risparmio previdenziale.

ANDREA CAMPORESE

Laureato in filosofia, già presidente Inpgi, dell’Associazione degli Enti Professionali privati e Privatizzati (Adepp) e della Associazione europea degli Enti Previdenziali dei Professionisti. Giornalista professionista Rai per oltre 20 anni, svolge attività di ricerca nel settore del welfare, della previdenza e della tecnologia applicata.
È stato chiamato da Mefop Spa (società per lo sviluppo del Mercato dei Fondi Pensione partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze) ad esprimere un’analisi sul futuro delle professioni, del welfare e della previdenza. Questo articolo è stato, infatti, redatto per il Centro Studi del Mefop. (giornalistitalia.it)

I commenti sono chiusi.