In un romanzo il giornalista attraversa quarant’anni tormentati di politica italiana

I “Segnali in codice” di Gabriele Barberis

Gabriele Barberis e la copertina del suo ultimo libro

NOVARA – “Segnali in codice” è il nuovo libro del giornalista Gabriele Barberis Vignola. Giornalista professionista iscritto all’Ordine del Piemonte dal 20 marzo 1985, l’autore, 57 anni, laureato in Scienze Politiche, esordisce come cronista al giornale “Eco di Biella” e nel 1999 viene assunto al quotidiano “Il Giornale” dove attualmente ricopre l’incarico di caporedattore e responsabile della redazione politica.

Gabriele Barberis autografa le copie del suo “Segnali in codice”

Il libro (Sem Edizioni, 288 pagine, 19 euro) è una cavalcata tra le luci ma anche fra le troppe ombre degli ultimi quarant’anni di vita italiana. L’ambiguità del terrorismo delle Brigate Rosse e i vuoti delle ricostruzioni operate con il “senno del poi” o il mistero sul caso “Moro”, che resta un punto interrogativo e, ancora oggi, non si riesce a trovare una risposta.
Il libro propone temi che, a dispetto del tempo che passa, restano attuali. Il volume non si propone come un saggio della politica e neanche come un manuale dell’informazione, destinato agli studenti dell’università, sebbene Gabriele Barberis conosce gli argomenti, trattati tanto bene da riuscire a indicare errori, sbavature istituzionali e interpretazioni approssimative.

Gabriele Barberis

La storia ruota attorno alla figura di fantasia di Luca Boursier: studente universitario con qualche qualità, ma fra i suoi pregi non si trovano tracce né della voglia né dell’impegno nello studio. In compenso, è il rampollo di un banchiere che, insieme a tanti soldi, dispone amicizie molto influenti.
La raccomandazione per un figlio un po’ svagato è la naturale conseguenza. Luca entra nel mondo dell’informazione. Luca Boursier, in realtà, avrebbe la stoffa del cronista e si mostra  capace di scavare in profondità dietro le prime “verità ufficiali”, alla ricerca di verità meno comode.
La conclusione è che, alla fine, nessuno ne esce bene. La politica che vive di ammiccamenti spesso sdrucciolevoli; il giornalismo che si fa piccolo per inseguire i pettegolezzi. (giornalistitalia.it)

Riccardo Del Boca

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