Due anni fa il Comitato Diritto Ex Fissa lanciò un appello. La Cassazione non chiarisce

Ex Fissa giornalisti: insomma chi paga?

ROMA – Circa due anni fa, il 4 novembre 2021, i rappresentanti del Comitato Diritto Ex Fissa lanciarono con Pec un accorato appello all’Inpgi, alla Fnsi e alla Fieg sulla drammatica situazione venutasi a creare in danno di circa 2.400 giornalisti in pensione creditori dell’Ex Fissa (il primo della lista attende addirittura dal settembre 2010).

Pierluigi Roesler Franz

Lo riproponiamo all’indomani delle decisioni della Corte di Cassazione che hanno respinto i loro primi due ricorsi dei giornalisti pensionati Paola Spadari e Pierfrancesco Frerè, creditori dell’ex Fissa Fieg/Fnsi, confermando così i verdetti della Corte d’appello di Roma che avevano dato ragione all’Inpgi 1 e alla Fnsi, intervenuta volontariamente in giudizio.
La Cassazione, però, nella motivazione delle sentenze non ha minimamente risposto ai tanti interrogativi posti in quest’appello da allora rimasto assurdamente inascoltato e lettera morta. (giornalistitalia.it)

Pierluigi Roesler Franz

L’APPELLO DEL 2021 SULLA “EX FISSA”

Vi scriviamo a nome del Gruppo denominato Diritto ex Fissa, che si è spontaneamente costituto nel 2017 con l’adesione attualmente di oltre duemila giornalisti pensionati tra quanti (circa 2400) sono ancora in attesa del pagamento della suddetta prestazione previdenziale.
In questi giorni, con l’annunciato passaggio dell’Inpgi nella sfera di competenza dell’Inps e con la creazione dell’apposito “Comitato di integrazione” che dovrà armonizzare tale trasferimento, si sta attuando una svolta epocale nella vita del nostro Istituto di Previdenza. In questo frangente storico non è possibile che un problema di così ingenti dimensioni, com’è quello del debito Ex Fissa, che ad oggi ammonta a ben 150 milioni di euro, venga ancora una volta nascosto sotto il tappeto o schivato con pratiche di scaricabarile, come le numerose e infelici esperienze del passato ci fanno temere.
Non permetteremo che questo accada, e certamente non accadrà con il nostro silenzio. Come a gran voce ci viene chiesto dalla nostra base, siamo intenzionati a una mobilitazione generale della platea dei giornalisti creditori, qualora non sia fatta chiarezza e non venga avviato rapidamente un percorso verso la risoluzione del debito.

La sede Inpgi in via Nizza 35 a Roma

Pertanto, chiediamo che nella riunione del Cda, in calendario per l’11 nbovembre 2021, il problema venga affrontato in modo esaustivo. L’Ingi non può pensare che la sua funzione di “mero amministratore” e di “cassiere pagatore” la esoneri da ogni responsabilità, quando è chiaro che vi sono state numerose e lampanti inadempienze (ed usiamo qui un eufemismo) da parte dell’Istituto stesso. Per esempio, i bilanci relativi all’Ex Fissa sono stati approvati dal Cda fino al 2007 anno in cui se n’è persa traccia. Chi li ha approvati da quella data in poi? Come? In base a quali criteri e disposizioni? Dove si trovano tali bilanci? Perché sono stati secretati e non sono più pubblici?
Altre domande sorgono spontanee, una su tutte: perché i soldi incamerati dal fondo, provenienti dagli editori, sono stati utilizzati dall’Inpgi arbitrariamente col criterio della ripartizione, anziché essere trattati per quello che erano realmente, ovvero accantonamenti nominativi individuali, come è scritto chiaro e netto negli accordi sindacali che hanno creato l’istituto dell’Ex Fissa?
Questo ha significato che l’Inpgi, di fatto, ha abusivamente deciso di saldare il giornalista X con soldi prelevati dalla busta paga del giornalista Y. Com’è stato possibile uno scempio di questo genere?
E non è l’unico, dal momento che oggi assistiamo a una sperequazione eclatante e inammissibile, in virtù della quale:
· Taluni giornalisti hanno incassato l‘intera Ex Fissa;
· Taluni giornalisti hanno aderito a un “compromesso” e hanno potuto incassare una parte del credito, rinunciando in parallelo a rivalersi sulla parte non saldata;
· Taluni giornalisti, segnatamente quelli dipendenti della Rai, incassano ancora oggi il dovuto in maniera completa, direttamente dal proprio editore;
· Taluni giornalisti (e sono ben 2.400) non hanno visto un soldo del loro credito, fatta eccezione per i 3.000 euro lordi pagati annualmente da due o tre anni a questa parte, sebbene molti siano in attesa da oltre dieci anni (e per diversi di loro, con rate di 3.000 euro lordi, il debito sarà saldato solo tra circa mezzo secolo).

La Corte di Cassazione al “Palazzaccio” di piazza Cavour a Roma (Foto Giornalisti Italia)

È chiaramente una situazione paradossale e caotica, che crea un palese danno economico ad oltre duemila giornalisti pensionati e alle loro famiglie. E in questa incredibile sperequazione l’Inpgi porta chiarissime responsabilità.
Ed è appena il caso di ricordare – ma la cosa Vi è ben nota – che l’istituto dell’Ex Fissa è un istituto a carattere previdenziale: non è una retribuzione differita, e ciò è precisato negli accordi del 1985 e poi del giugno 1994, istitutivi dell’Ex Fissa, oltre ad essere stato chiarito in maniera definitiva, tra l’altro, da una sentenza della Cassazione del 2017.
E infine facciamo presente, perché non sfugga alla Vostra attenzione, che il mancato pagamento del debito di 150 milioni ai giornalisti si traduce in un mancato introito fiscale di oltre 50 milioni per le casse dello Stato. Un tema, anche questo, spesso sottaciuto, ma che non può certo essere di secondaria importanza in sede di incontri della dirigenza Inpgi con la controparte Inps e ministeriale nel cosiddetto Comitato di integrazione, nel momento in cui gli organi dello Stato vorranno senza dubbio avere un panorama completo e veritiero della situazione finanziaria e debitoria dell’Istituto.
In conclusione, chiediamo che il Cda dell’Inpgi compia un atto di responsabilità, in nome della trasparenza se non anche in nome dei suoi doveri giuridici.
Non si tratta qui, ovviamente, di mere dichiarazioni astratte da parte dell’Inpgi, alle quali non siamo interessati, bensì di individuare una via fattuale da intraprendere con rapidità. Ci permettiamo di avanzare una proposta, già sottoposta in passato da componenti del Consiglio Generale Inpgi, ma liquidata dalla dirigenza Inpgi senza alcun approfondimento.
La proposta consiste nell’accordare, tramite l’Inpgi 2, il prestito tempo fa richiesto dalla Fieg (che per altro sarebbe ripagato con interessi di tutto riguardo), affinché la Fieg stessa, la quale di fatto si propone quale debitore effettivo, possa sanare una buona parte delle posizioni, a partire dalle più “antiche”.
In alternativa, non sentendoci pienamente garantiti dalla Fnsi, che invece di difendere i diritti dei suoi iscritti, come sarebbe suo obbligo statutario, è per molti versi divenuta controparte in questa vicenda, perfino in sede legale, chiederemo a stretto giro alle Autorità competenti di essere ammessi ai lavori del “Comitato di integrazione”, limitatamente – s’intende – al tema del debito Ex Fissa.
Qualunque sia la soluzione che si vorrà adottare, essa andrà individuata e intrapresa assolutamente entro la fine di dicembre. I tempi sono stretti.
In sintesi:
· Chiediamo la pubblicazione dei bilanci dal 2007 a oggi della Ex Fissa;
· Chiediamo che venga individuato senza più giochi delle tre carte l’effettivo debitore;
· Chiediamo che il problema Ex Fissa venga presentato con la dovuta evidenza al tavolo del Comitato di integrazione che prevede incontri della dirigenza Inpgi con le controparti Inps e ministeriale;
· Chiediamo che venga avviato un serio, concreto, fattuale percorso finalizzato a un rapido saldo del debito Ex Fissa, possibilmente secondo le linee qui sopra suggerite, ossia nella forma di un prestito da Inpgi 2 a Fieg, come da Fieg stessa richiesto tempo fa.
In mancanza, come detto, non vi sarà altra opzione che la mobilitazione generale della categoria. Ci rimane la speranza di non dover giungere a tanto.

Il Direttivo del Comitato Difesa Ex Fissa
Massimo Benedetti
Paolo Di Mizio
Giovanni Dragoni
Andrea Garibaldi
Silvia Mauro
Barbara Pavarotti
Antonello Sette
Stefania Tamburello

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