Il vescovo Savino al Giubileo della Calabria: “Metteteci la faccia e niente sconti”

Diffidate dei giornalisti privi di silenzio e di stupore

Da sinistra: don Scarpino, Giuseppe Soluri, mons. Savino, Carlo Parisi e don Enzo Gabrieli

Da sinistra: don Giovanni Scarpino, Giuseppe Soluri, mons. Francesco Savino, Carlo Parisi e don Enzo Gabrieli

PAOLA (Cosenza) – Un’occasione per riflettere sul ruolo e sulle condizioni dei giornalisti oggi. Anche questo è emerso, domenica scorsa, nella giornata dedicata al “Giubileo dei giornalisti calabresi” celebrato, a Paola, nel giorno in cui la Chiesa ricorda San Francesco di Sales patrono dei giornalisti, degli scrittori, degli operatori della comunicazione sociale e del Terz’Ordine dei Minimi di San Francesco da Paola.
La giornata è stata promossa dalla Commissione regionale per la cultura e le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale calabra, in collaborazione con la sezione regionale “Natuzza Evolo” dell’Ucsi, l’Unione cattolica stampa italiana (che nell’occasione ha celebrato la Giornata regionale dei giornalisti cattolici), l’Ordine, il Sindacato Giornalisti della Calabria e la sezione regionale della Fisc, la Federazione italiana settimanali cattolici.
Prima della processione che ha portato i giornalisti calabresi a varcare la Porta Santa della Misericordia del Santuario di San Francesco di Paola e della celebrazione eucaristica, si è tenuto l’incontro “Comunicare la misericordia” al quale hanno partecipato mons. Francesco Savino (vescovo di Cassano), Carlo Parisi (segretario generale aggiunto della Fnsi e presidente dell’Ucsi Calabria), Giuseppe Soluri (presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria), don Giovanni Scarpino (direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale calabra), don Enzo Gabrieli (delegato regionale della Fisc).
Sono stati, in particolare, Parisi e Savino ad “immergere” il convegno nella più stretta attualità richiamando ai propri doveri i giornalisti. Il convegno si è aperto con i saluti di don Giovanni Scarpino, il quale ha ceduto la parola a don Enzo Gabrieli che ha ricordato come San Francesco di Sales chiedeva agli uomini di lettere di “intingere la penna nel cuore”.

Il Santuario di San Francesco di Paola gremito in occasione del Giubileo dei giornalisti

Il Santuario di San Francesco di Paola gremito in occasione del Giubileo dei giornalisti

Il connubio misericordia e giornalismo è stato affrontato dal presidente dell’Ordine calabrese, Giuseppe Soluri. “Molti dicono che la misericordia nel nostro mestiere non esista – ha detto Soluri – alcuni ci percepiscono come persone «senza cuore», ma in realtà non è e non deve essere così”. Il giornalista, ha ricordato il presidente dell’Odg, deve “sempre ricercare la verità e allontanarsi da ogni legame; essere consapevole che in questi tempi l’informazione non racconta soltanto i fatti, ma li determina anche”.
A sottolineare che il buon cristiano la misericordia deve tradurla concretamente, è stato il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi. “La misericordia – ha spiegato – deve coinvolgerci in tutti i momenti della nostra professione. Tutti siamo bravi a partecipare ad eventi del genere però, poi, sentimenti e valori come la misericordia, la dignità, la carità e la solidarietà rimangono sterili citazioni magari in bocca a direttori di testata che non difendono i loro giornalisti da editori pirata, piuttosto che fare emergere le situazioni di vergogna. O ancora colleghi che prestano il fianco ad abusi di ogni tipo o, magari, chiudono gli occhi davanti alle vessazioni ed soprusi dei loro vicini di scrivania”.
“Dignità – sottolinea Carlo Parisi – è potersi guardare allo specchio e guardare in faccia il proprio congiunto o i propri figli senza doversi vergognare; misericordia è “guardare in faccia i nostri colleghi in difficoltà” con la compassione per la miseria che colpisce molti di essi perché non è un mistero che “esistono redazioni dove il collega al nostro fianco lavora più di tutti ma guadagna 10 volte in meno. Misericordia è solidarietà fra colleghi”.
Tra i numerosi giornalisti presenti, giunti da tutta la regione, i consiglieri nazionali Fnsi, Michele Albanese e Anna Russo, la componente della Giunta Esecutiva Sgc, Raffaella Salamina, il consigliere regionale Ugo Manco, i consiglieri nazionali dell’Odg, Andrea Musmeci e Cosimo Bruno, il segretario regionale dell’Odg, Maurizio Putrone, il consigliere nazionale dell’Ucsi, Filippo Praticò, e una delegazione siciliana formata dai consiglieri nazionali Giuseppe Gulletta e Orazio Raffa.
Carlo Parisi, nel salutare gli intervenuti, ne ha citato però “uno solo per tutti”: Michele Albanese, da due anni sotto scorta solo per aver fatto il proprio mestiere. “Tutti – ha denunciato Parisi – dovremmo pronunciare la parola ’ndrangheta e, invece, spesso ci rifiutiamo di farlo dimenticando che quello che va rifiutato sono, invece, illegalità e malaffare”.

L’apertura della Porta Santa, al santuario di Paola, ad opera di mons. Francesco Savino

L’apertura della Porta Santa, al santuario di Paola, ad opera di mons. Francesco Savino

Il discorso del segretario generale aggiunto della Fnsi si è, quindi, spostato sulla previdenza. “Tutte le aziende italiane – ha ricordato – sono ormai in crisi e ricorrono agli ammortizzatori italiani finanziati con i soldi dei giornalisti. Sbagliano i colleghi che aiutano le aziende che funzionano come scatole cinesi sottraendo soldi all’Inpgi e quindi ai giornalisti”. L’istituto di previdenza dei giornalisti italiani, infatti, “rischia di sparire oltre che per la crisi che, a causa della cancellazione dei posti di lavoro, ha ridotto le entrate contributive rispetto alle uscite,  e per l’abuso degli ammortizzatori sociali, anche a causa della litigiosità tra gli istituti di categoria che, invece, dovrebbero fare fronte (e magari cassa) comune per difendere la professione”.
Dopo una bella e appassionata illustrazione del Giubileo della misericordia, da parte di don Enzo Gabrieli, anche monsignor Francesco Savino ha “richiamato” i giornalisti a riscoprire la “propria impronta etica”.
“Non c’è Giubileo – ha detto il vescovo di Cassano – senza cambiamento (termine laico che uso volutamente al posto di conversione) e restituzione. Non c’è misericordia senza restituzione. Per non scadere nel ritualismo ipocrita bisogna, infatti, tenere bene a mente che misericordia e giustizia sono due facce della stessa medaglia”.
“Oggi – ha aggiunto mons. Savino – tutti invochiamo la parola «etica». Mai come adesso la professione giornalistica ha bisogno di recuperare l’etica. Siamo inflazionati dalle notizie, ma può un giornalista esimersi da una scelta di campo a favore dell’interesse economico di qualcuno? Bisogna metterci la faccia, non fare sconti a nessuno e rispettare tre condizioni essenziali: stupore, silenzio e profezia. Bisogna diffidare dai giornalisti che non rispettano il silenzio, perché il silenzio è l’utero dei grandi pensieri e, come diceva Einstein, «quando l’uomo non si stupirà più vuol dire che siamo alla fine della storia». Nel contempo, oggi non si può essere da tutte le parti, ma neppure neutrali. «Non si possono fare parti uguali tra diseguali», sosteneva don Lorenzo Milani. I pensieri deboli, insomma, mi hanno scocciato!”.
“Può un giornalista – ha detto ancora mons. Savino – esimersi da una scelta di campo? Da che parte state voi giornalisti calabresi? Il giornalismo deve essere dalla parte della legalità, non fare sconti a nessuno. I giornalisti, insomma, devono essere sentinelle della libertà e bisogna aver paura dei giornalisti silenziosi che non hanno la capacità di stupirsi”.
“Declinate sempre verità e misericordia – ha raccomandato il vescovo – perché senza verità un giornalista non può essere tale”. (giornalistitalia.it)

Francesco Cangemi

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