Globalizzazione digitale: la distruzione della professione giornalistica è solo un assaggio

Welfare virtuale ed evasione previdenziale

Andrea Camporese, già presidente Inpgi e Adepp

ROMA – Tel Aviv dicembre 2030, domani di fatto. Milano dicembre 2030: un cittadino ha bisogno di verificare la sua condizione di salute, lamenta dolori al petto non gravi e scompensi vari. Si preoccupa, chiama il numero di prenotazione dell’Asl, fissano la visita a 90 giorni. Conosce il famoso ospedale senza letti (tranne la chirurgia) di Israele. Telefona, fissa un consulto a 7 giorni, il tempo necessario a ricevere via corriere i device (dispositivi elettronici) necessari alla visita. Spende 500 euro, tutto compreso, e attende l’incontro via web con il medico. Intanto riceve la merce con le istruzioni, scopre che può fare un elettrocardiogramma a distanza, misurare la qualità del sonno, la saturazione dell’ossigeno nel sangue e una altra lunga serie di parametri sanguigni derivanti da una placca da applicare sul corpo. Il giorno stabilito incontra il medico via web che lo allarma, qualcosa non va. Le decine di riferimenti tecnici inviati via web non lo convincono, consiglia un ricovero, in Italia, o in una struttura israeliana.
Questo, e molto altro, è il futuro della previdenza. Chi traccia la prestazione? Chi paga i contributi obbligatori per legge? Chi decide se è legittima la prestazione medica? L’ospedale “senza letti” esiste oggi ed opera con successo. (Clalit – www.agendadigitale.eu/sanita/come-funziona-bene-un-ospedale-tutto-digitale-leccellenza-e-in-israele/), la previdenza, pubblica e privata, annaspa in una selva di regole e controlli.
La distruzione della professione giornalistica via web (caso Inpgi) è solo un assaggio di ciò che potrebbe accadere nel decennio nel mondo digitale globalizzato. Indiani e cinesi si muovono, e molto bene, studiano le nostre falle, si preparano. Nonostante l’eccellenza del nostro sistema sanitario universale, mondialmente riconosciuta, non ci sarà scampo. E non ci sarà tregua per professioni molto meno complesse in termini tecnici: avvocati, commercialisti e via elencando. Manca il titolo di legge riconosciuto in Italia del soggetto che esercita il servizio? Nessun problema: come hanno fatto ad invaderci le multinazionali odontoiatriche spagnole? Semplicemente assumendo giovani in possesso del titolo. La qualità della prestazione è tutta da provare, ma è una consolazione che, di sicuro, non basta.
Nei prossimi decenni, milioni o miliardi di euro di contributi previdenziali obbligatori potrebbero essere evasi. Manca solo la massiccia campagna di marketing, poi è solo questione di tempo.
Il tema va posto oggi, in termini professionali, istituzionali, legali e previdenziali. Oggi i decisori (Governo, Parlamento, Garanti di Privacy e Antitrust) dovrebbero porre argini precisi. Non è questione semplice, ma visto che la Cina controlla completamente i contenuti veicolati via web, credo che l’Italia possa controllare violazioni di legge palesi. Non si tratta di proteggere una professione, non si tratta di bieco protezionismo, si tratta del vincolo e della garanzia della prestazione che si perfezionano solo a certe condizioni. Si tratta dei cittadini e della cittadinanza. Cosa accadrà nel Paese nei prossimi nove anni, seguendo la simulazione proposta, difficile dirlo. Certo le norme di libero mercato e concorrenza varate fin qui fanno un po’ sorridere.
Tre proposte concrete:
1 – L’apertura di un tavolo europeo, tramite le commissioni parlamentari deputate, sul tema. Se si rileverà la minaccia potranno procedere a proporre al Parlamento una raccomandazione alla Commissione. Molto meglio darebbe se il Commissario deputato accogliesse la minaccia come reale e la promuovesse.
2 – Molti parlamentari italiani dichiarano la loro preoccupazione sul fronte delle professioni e delle partite iva. Possono attivarsi con proposte di legge, ordini del giorno e qualsiasi altra forma di discussione.
3 – Approfondire in modo serio il tema blockchain e altri metodi di tracciamento sicuro e incontestabile delle prestazioni, tema sicuramente presente in Adepp (l’Associazione degli Enti Privati e Privatizzati).
Non c’è tempo da perdere. Disperdere un patrimonio secolare di competenze e garanzie sarebbe grave. Trovare l’asticella tra libera professione, mercato globale e garanzia previdenziale è il punto. È possibile, nel mare delle difficoltà e minacce che circondano una grande rivoluzione del welfare portata avanti dalle Casse Previdenziali tutte. (giornalistitalia.it)

Andrea Camporese
Già Presidente Inpgi e Adepp

 

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