Angelo Caroli aveva vinto con la Juventus prima di diventare un inviato speciale

Torino piange “il giornalista con lo scudetto”

Angelo Caroli

TORINO – Si è spento all’età di 83 anni il giornalista Angelo Caroli, calciatore della Juventus (prima) e (poi) inviato per “Tuttosport” e “Stampa Sera”.Firma per i quotidiani e eccellente romanziere di racconti “gialli”, cui si è dedicato una volta in pensione, da qualche tempo era ospite di una casa di riposo, vittima di una malattia degenerativa. Si era sottoposto a cure sempre più faticose, ma alla fine si è arreso. Lascia la figlia Clara, pure giornalista, che dopo una dozzina d’anni nella redazione di “Repubblica”, si è dimessa dal quotidiano per lavorare come freelance.

Angelo Caroli con Giampiero Boniperti

Di Angelo Caroli, i colleghi – un po’ per burla – dicevano che era “il giornalista con lo scudetto” perché all’inizio degli anni Sessanta – compagno di Boniperti, Sivori e Charles – aveva conquistato il tricolore.
Alla Juventus (per la quale tifava fin da bambino) era arrivato passando dalla squadra de L’Aquila.
Gli osservatori di Torino lo hanno notato e, alla fine di quella stagione, l’hanno portato in Piemonte, sotto la mole Antonelliana.
Giocava in difesa, nel ruolo di stopper. Al suo debutto con la maglia bianconera, andò subito in gol. A Bologna, il 29 gennaio 1956, a conclusione di un’azione in contropiede ha, infatti, infilato il pallone nel sacco avversario. Per le statistiche, la Juve non vinceva in trasferta da 18 mesi.
Le stesse statistiche ricordano che quello fu l’unico gol di Angelo Caroli in serie A. La sua carriera di calciatore lo ha portato, in seguito, a Catania (in prestito) poi a Lucca e, infine, al Pordenone.
Appesi gli scarpini al chiodo, è entrato nelle redazioni sportive dove la sua esperienza e la sua conoscenza del mondo del pallone sono state determinanti.
Nei suoi articoli raccontava un mondo – il suo mondo – e lo faceva senza fronzoli, badando all’essenziale, senza lasciarsi condizionare dalle simpatie e senza rinunciare a commenti talvolta spigolosi. Il suo lavoro era un condensato di passione, talento e sensibilità.
Nel 1974 è stato la prima firma per i campionati mondiali che sono stati disputati in Germania Ovest e, da quel momento, gli eventi sportivi di maggior rilievo hanno potuto contare su di lui.
Innumerevoli i campioni intervistati e memorabili alcuni “ritratti” costruiti in punta di penna sui personaggi sportivi di maggior richiamo.
Non ha smesso di scrivere nemmeno con la pensione. Ha pubblicato libri di discreto successo editoriale. Due titoli per ricordare il calcio: “fischia il Trap” dove il protagonista era l’indimenticabile allenatore (pure della Nazionale) Giovanni Trapattoni e “ho conosciuto la Signora” per descrivere la sua squadra del cuore vedendola dal di dentro.
Per gli altri suoi lavori, si è indirizzato ai racconti “gialli” con ambientazioni nel Piemonte più autentico: la sacra di San Michele, la collina, i murazzi e la cremagliera che porta a Superga. (giornalistitalia.it)

Riccardo Del Boca

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