Omicidi in calo, ma è necessaria una Convenzione internazionale contro l’impunità

Rapporto Ifj: 81 giornalisti uccisi nel 2017

Ifj 2017 Killed ListBRUXELLES (Belgio) – Sono almeno 81 i giornalisti uccisi nel 2017 nel mondo. Un numero in calo rispetto al 2016 (93) e al 2015 (112), per il quale la Federazione Internazionale dei Giornalisti (Ifj) sottolinea che non c’è, comunque, da rallegrarsi considerato che 81 persone sono state strappate alla vita per garantire il diritto di cronaca.

Philippe Leruth

Philippe Leruth

Nel suo 27° Rapporto Annuale, la Ifj evidenzia, inoltre, che il 2017 ha registrato un numero senza precedenti di giornalisti incarcerati, costretti all’esilio, all’auto-censura e, soprattutto, ha dilagato l’impunità per le gli omicidi, le vessazioni, gli attacchi e le minacce contro il giornalismo indipendente, tanto da raggiungere livelli epidemici.
La lista degli omicidi pubblicati oggi dall’Ifj, che comprende 81 tra giornalisti e operatori dei media vittime di omicidi mirati, autobombe e incidenti registrati in tutto il mondo, fa sì che il 2017 per i giornalisti risulti l’anno meno mortale dell’ultimo decennio.
La Federazione internazionale dei giornalisti attribuisce il calo del numero di uccisioni di giornalisti e operatori dei media, in parte alla diminuzione delle zone di conflitto, ovvero nei luoghi dove la violenza è generalmente più elevata, e in parte alla perdita di terreno di alcuni gruppi armati che hanno ridotto la vicinanza dei giornalisti nelle zone di combattimento. Nello Yemen, lo stallo nei combattimenti tra le forze dell’ex presidente Saleh e i ribelli Houthi ha ridotto i rischi nelle zone di guerra, così come è avvenuto nel cosiddetto Stato Islamico (IS) che, costretto a stare sulla difensiva in Siria e in Iraq, ha visto ridursi ulteriormente il contatto con i professionisti dei media nelle aree precedentemente controllate.

Anthony Bellanger

Anthony Bellanger

Non c’è, dunque, da stare tranquilli, sottolinea il segretario generale dell’Ifj, Anthony Bellanger, accogliendo con favore il fatto che “quest’anno è calato il numero dei giornalisti uccisi nell’ultimo decennio, ma non c’è spazio per l’autocompiacimento in Siria, Messico e Indi, dove le uccisioni continuano a livelli allarmanti, soprattutto tra le giornaliste, dove l’impunità rimane oltre il 90%, l’auto-censura resta diffusa e ci sono più giornalisti in prigione”.
In questo contesto, l’Ifj è impegnata a rafforzare il suo lavoro con i sindacati di tutto il mondo per fornire maggiore formazione sulla sicurezza, l’assicurazione a prezzi accessibili per i giornalisti locali maggiormente a rischio di attacchi e, soprattutto, a promuovere attivamente una campagna affinché quanti attaccano i giornalisti – siano essi organizzazioni statali, paramilitari o corporazioni – vengano assicurati alla giustizia”.
Ad accogliere positivamente la riduzione, per il terzo anno consecutivo, della perdita di vite umane subite dai giornalisti e dal personale dei media di tutto il mondo, è anche il presidente dell’Ifj, Philippe Leruth, secondo il quale “se ciò rappresenta una tendenza al ribasso, i livelli di violenza nel giornalismo rimangono inaccettabilmente alti”. “Riteniamo estremamente inquietante – sottolinea, infatti, Leruth – che questa diminuzione non possa essere collegata a nessuna misura da parte dei governi per affrontare l’impunità di questi crimini contro i giornalisti. Al contrario, i datori di lavoro non cambiano nei paesi più violenti come il Messico e l’India”.

Daphne Caruana Galizia

Daphne Caruana Galizia

I media sono, infatti, costretti a fare i conti con l’estrema violenza degli insorti in Afghanistan e il regno inarrestabile dei gruppi criminali organizzati in Messico. Cresce anche la preoccupazione per gli attacchi ai giornalisti motivati ​​dal violento populismo in India, la più grande democrazia del mondo. Questa intolleranza ha portato alla morte eccellente di Gauri Lankesh, un famoso giornalista noto per le sue relazioni indipendenti.
Nel 2017, insomma, nessuna regione è stata risparmiata dal flagello della violenza nel giornalismo, neppure nelle democrazie occidentali, dove  i criminali hanno dimostrato fino a che punto sono disposti ad andare al fine di garantire che le loro imprese sfuggano all’osservazione dei media. Due giornaliste, la danese Kim Wall e la maltese Daphne Caruana Galizia (impegnata in inchieste sui paradisi offshore), hanno pagato con la vita la ricerca della verità. Insieme a Gauri Lankesh, sono tra le otto donne giornaliste uccise nel 2017.

Kim Wall

Kim Wall

Di fronte a questa triste realtà, l’Ifj rinnova il proprio impegno per l’eliminazione dell’ombra della violenza sul giornalismo e per affrontare il problema dell’impunità attraverso una nuova convenzione internazionale sulla sicurezza e l’indipendenza dei giornalisti e degli altri professionisti dei media. La Convenzione punta a creare una rete internazionale per contestare e contrastare l’inattività dei governi per assicurare alla giustizia gli assassini dei lavoratori dei media.
“La crisi della sicurezza nel giornalismo – osserva l’Ifj – non consente lo status quo e c’è un disperato bisogno di un nuovo strumento che consentirà finalmente l’attuazione di numerose risoluzioni esistenti sulla protezione dei media. Esortiamo l’adozione di questa nuova convenzione per sostenere altri sforzi in corso per promuovere ulteriormente la sicurezza dei giornalisti”.
Secondo i le statistiche Ifj, l’area Asia Pacifico registra il più alto numero di morti (26), seguita dal mondo arabo e dal Medio Oriente con 23 omicidi, le Americhe 17, l’Africa 8 e l’Europa con 5 omicidi. Inoltre: 250 sono in carcere, di cui 160 nella sola Turchia.
Alla bozza del “Kill Report”, aggiornata al 29 dicembre, che indicava il numero di 80 giornalisti uccisi, mancava la conferma sull’81°, un giornalista afghano rimasto vittima, giovedì scorso, di un attacco terroristico a Kabul. (giornalistitalia.it)

I GIORNALISTI UCCISI NEL 2017

Attacchi diretti, con bombe e massacri di fuoco incrociato 81
Decessi legati a incidenti e calamità naturali 0
Numero totale di morti 81 (73 uomini e 8 donne)

I PAESI CON IL MAGGIOR NUMERO DI OMICIDI

Messico 13
Afghanistan 12
Iraq 11
Siria 9
India 6
Filippine 4
Pakistan 4
Nigeria 3
Somalia 3
Honduras 3

 

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