La somma dichiarata dal liquidatore probabilmente non basta per evitare il fallimento

L’Ora della Calabria: spuntano 223mila euro

Giuseppe Bilotta, liquidatore del Gruppo Editoriale G&C

COSENZA – La tormentata vicenda legata alla chiusura del quotidiano L’Ora della Calabria potrebbe avviarsi alla conclusione. Nell’udienza fallimentare che si è tenuta, questa mattina, al Tribunale di Cosenza, il liquidatore del Gruppo editoriale C&C (la società guidata da Alfredo Citrigno che editava il giornale fino alla sua chiusura), Giuseppe Bilotta, ha consegnato, al giudice Ianni, il bilancio 2017 e la situazione economica ad oggi. Un bilancio che vede nelle casse della società in liquidazione 223mila euro.

Alfredo Citrigno

Già, proprio così. Una cifra che, come ha spiegato ieri Bilotta ad alcuni degli ex giornalisti dell’Ora presenti all’udienza, è composta da 160mila euro, versati proprio ieri, come rimborsi che lo Stato doveva alla Gruppo editoriale C&C; 38mila euro derivati da pignoramenti che si sono aggiunti ai 15mila che giacevano sul conto corrente. Questa cifra, però, non basterà a saldare i debiti che l’azienda ha nei confronti dei giornalisti e degli altri creditori ed è, quindi, molto probabile che il collegio giudicante dichiari il fallimento, fra pochi giorni, facendo calare il sipario su una vicenda che si trascina da quattro anni.
Era, il 18 aprile 2014 il giorno in cui il liquidatore scelto dalla famiglia Citrigno, Giuseppe Bilotta, comunicò al direttore Luciano Regolo e a tutta la redazione di sospendere le pubblicazioni e di chiudere il sito internet del quotidiano calabrese. Decisione che arrivava a due mesi di distanza dalla famosa telefonata fra lo stampatore Umberto De Rose e Alfredo Citrigno (figlio di Pietro, già editore di “Calabria Ora”, nome sostituito da “L’Ora della Calabria” nell’agosto 2013).

Luciano Regolo

Telefonata registrata dal direttore Luciano Regolo, in cui De Rose diceva al giovane editore di non fare uscire la notizia relativa ad un’indagine a carico di Andrea Gentile (le accuse nei suoi confronti sono poi tutte cadute), figlio del senatore Tonino. La famosa telefonata in cui de De Rose parlava del «cinghiale ferito che ammazza tutti» e delle ripercussioni, per la famiglia Citrigno, se la notizia fosse uscita. Il giornale non arrivò mai in edicola e una perizia disposta dalla Procura di Cosenza ha accertato che quella notte non ci fu alcun guasto alla rotativa, come De Rose, indagato per tentata violenza privata dopo quella vicenda, aveva affermato.
Proprio nelle udienze del processo conosciuto come “Oragate, perito di parte di De Rose, è emerso che un tecnico falsificò il documento che accertava la rottura della rotativa. Processo che non si è ancora concluso dopo diversi rinvii prima del suo inizio per errori di notifiche.
Ad aprile del 2014 Bilotta, nominato intanto liquidatore fallimentare dal Gruppo C&C, decideva di stoppare le stampe per via del debito con la tipografia di De Rose. La redazione venne occupata dal direttore Regolo e dai giornalisti per tre mesi. (giornalistitalia.it)

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