Respinta l’istanza di scarcerazione del direttore dell’emittente radio tunisina Mosaique Fm

Il giornalista Noureddine Boutar resta in carcere

Noureddine Boutar

TUNISI (Tunisia) – La Camera d’accusa specializzata nei procedimenti per corruzione finanziaria presso la Corte di appello di Tunisi ha confermato la decisione del giudice istruttore del Polo giudiziario finanziario di respingere l’istanza di scarcerazione di Noureddine Boutar, giornalista e direttore dell’emittente radiofonica “Mosaique Fm”, la radio indipendente più ascoltata nel Paese. Lo ha riferito la stessa emittente, secondo la quale l’istanza era stata presentata per insufficienza di prove a suo carico.
Il 17 marzo, inoltre, il Parlamento europeo, con una risoluzione approvata con larga maggioranza, aveva chiesto alla Tunisia di liberare immediatamente il giornalista, assieme alle “altre persone detenute in modo arbitrario”, esprimendo “profonda preoccupazione per la deriva autoritaria del presidente tunisino, Kais Saied, e per la sua strumentalizzazione della disastrosa situazione socio-economica del Paese”.
Boutar era stato arrestato il 13 febbraio scorso, mentre il 20 febbraio, come ricorda il suo avvocato, Ayoub al Ghadamsi, il giudice istruttore aveva emesso nei suoi confronti un mandato di custodia cautelare.
Da settimane, del resto, Saied ha avviato una vasta campagna di arresti di politici, uomini d’affari e giornalisti, in gran parte accusati di aver “cospirato contro la sicurezza dello Stato” dall’interno e dall’esterno del Paese.
Tra le personalità di spicco finite in manette figurano leader politici islamisti come Khayam Turki, Abelhamid Jlassi, Faouzi Kammoun e Noureddine Bhiri, tutti vicini o membri del movimento islamico Ennahda, principale partito di opposizione che si ispira ai principi della Fratellanza musulmana.
La campagna di arresti ha suscitato le preoccupazioni dell’Onu, della Germania e soprattutto degli Stati Uniti, il Paese che più di tutti ha influenza sul Fondo monetario internazionale (Fmi). Da parte sua, il presidente Saied afferma che “la libertà di espressione è garantita e non c’è alcun legame con questi arresti, che piuttosto sono legati al complotto e alla corruzione”, mentre chi afferma che la libertà di espressione è minacciata in Tunisia “o non conosce la verità o la usa per offendere il suo Paese”. (agenzia nova)

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