Dopo il presidio Fnsi il Presidente del Consiglio convoca i giornalisti per il 6 dicembre

Giornalisti in piazza e il collega Gentiloni risponde

La manifestazione di oggi davanti a Palazzo di Montecitorio (Foto Giornalisti Italia)

La manifestazione davanti a Montecitorio, da sinistra: il “disturbatore” Mauro Fortini, Antonietta Catanese, Luisa Lombardo, Carlo Parisi, Lorenzo Del Boca, Pippo Mazzarino, Michele Albanese e Giuseppe Di Pietro (Foto Giornalisti Italia)

ROMA – Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, giornalista professionista, incontrerà mercoledì 6 dicembre i vertici degli istituti di categoria dei giornalisti per affrontare i problemi del mondo dell’informazione el’improcrastinabile necessità di salvaguardare il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati. È questo il risultato più importante ottenuto al termine della manifestazione “Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie”, promossa dalla Federazione Nazionale della Stampa in collaborazione con le Associazioni Regionali di Stampa, l’Ordine dei giornalisti, l’Inpgi, la Casagit e il Fondo di Previdenza Complementare.
“Sarà l’occasione – sottolineano Fnsi e Odg – per sottoporre al Presidente del Consiglio le questioni irrisolte che mettono a rischio la libertà di informazione e il diritto dei cittadini di essere informati. Al capo del Governo chiediamo anche l’impegno affinché nell’ultimo scorcio di legislatura si trovi lo spazio per approvare norme che contrastino il ricorso al lavoro irregolare e il dilagare del precariato, senza le quali la recente riforma dell’editoria rappresenterebbe un’occasione perduta”.
“Il motto di questo presidio – ha evidenziato, infatti, il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso – in definitiva significa democrazia precaria. A chi ha espresso solidarietà ai giornalisti minacciati e aggrediti negli ultimi giorni chiediamo di adoperarsi in Parlamento per dare via libera ai provvedimenti a difesa del diritto di cronaca. E al governo facciamo notare che, a fronte degli interventi economici disposti in favore degli editori, nulla è stato fatto per rilanciare l’occupazione regolare e contrastare l’uso improprio del lavoro autonomo nelle redazioni. Giornalisti senza diritti sono giornalisti più deboli e ricattabili. Ne va del diritto dei cittadini ad essere informati”.

le delegazioni dei giornalisti  italiani stamani in piazza di Montecitorio

Le delegazioni dei giornalisti italiani stamani in piazza di Montecitorio

Una manifestazione che, stamani davanti a Palazzo di Montecitorio, ha visto i giornalisti italiani in piazza per denunciare l’inerzia del Governo e del Parlamento rispetto ai problemi della categoria e di tutto il sistema informazione.
In piazza, con il presidente Giuseppe Giulietti, i segretari generali aggiunti Carlo Parisi e Anna Del Freo, il presidente e vicepresidente dell’Inpgi, Marina Macelloni e Giuseppe Gulletta, il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, il presidente della Casagit Daniele Cerrato, il presidente del Fondo Giornalisti Enrico Castelli. Numerose delegazioni da tutte le regioni italiane, con una nutrita presenza di precari e di giornalisti costretti a vivere sotto scorta. A partire dal responsabile Fnsi per la legalità, Michele Albanese, che ha ricordato che “con il nostro lavoro di cronisti tuteliamo il diritto dei cittadini ad essere informati. Lo facciamo con grande sforzo e grandi sacrifici, ma con la consapevolezza di lavorare al servizio della libertà del Paese e dei nostri concittadini”.
“Il diritto di cronaca – ha ricordato, dal canto suo, Giulietti – è sotto attacco da più parti e con esso la libertà di stampa. I temi delle querele bavaglio, del carcere per i giornalisti, delle minacce e delle aggressioni ai cronisti, i pericoli contenuti nel decreto di riforma delle intercettazioni sono gli stessi che sottoponiamo a politica e istituzioni dall’inizio di questa legislatura”.
Il presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni ha ricordato che “nel solo 2017, dopo 5 anni di crisi, sono stati persi 800 posti di lavoro stabile. Lavoro che manca e lavoro senza diritti indeboliscono l’istituto e questo è un danno per tutti i giornalisti”. Il presidente della Casagit, Daniele Cerrato, ha rilevato come un giornalismo senza diritti renda “le vite dei giornalisti sempre più precarie”, mentre il presidente del Fondo di previdenza complementare, Enrico Castelli, ha ribadito “l’unità dei rappresentanti della categoria per la difesa del giornalismo libero e autorevole, pilastro della democrazia”.

L’intervento del segretario generale Fnsi Raffaele Lorusso

L’intervento del segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso

Nella mattinata, una delegazione di giornalisti è stata ricevuta dai presidenti del Senato e della Camera dei deputati, Pietro Grasso e Laura Boldrini, ai quali sono state illustrate le iniziative di mobilitazione promosse dagli organismi di rappresentanza dei giornalisti per richiamare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sulla necessità di salvaguardare il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati, ma soprattutto sono state sollecitate tempestive iniziative legislative contro le querele temerarie, per l’abolizione del carcere per i giornalisti, contro il precariato giornalistico, per un’informazione di qualità nel contrasto alle fake news.
“Gli editori – ha ricordato la Boldrini – sono affetti da una malattia, la miopia. Se non ci sarà nei giornali il «lavoro buono» per i giovani, anziché il precariato, avremo un assottigliamento dell’attività giornalistica. Non si può chiedere l’approfondimento e il riscontro dei fatti a un giovane se lo paghi 10 euro a pezzo. Questa miopia degli editori, che precarizzano il lavoro giornalistico, è nemica di quella qualità dell’informazione necessaria a contrastare le fake news, che sono un acido che corrode anche l’informazione «mainstream», ma gli editori non sembrano esserne consapevoli. Occorre difendere il diritto dei cittadini ad essere informati, il che richiede un lavoro che non può essere gratis, richiede formazione e investimenti”.
Infine, l’appello del presidente della Camera al mondo del giornalismo “perché metta in campo più rigore contro i discorsi d’odio e gli insulti che compaiono sui quotidiani e contro quei giornalisti che scrivono su siti che diffondono face news”. (giornalistitalia.it)

 

 

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