È in edicola il libro del giornalista dopo le minacce fasciste. Lunedì la presentazione

Federico Gervasoni e il cuore nero di Brescia

Federico Gervasoni e la copertina del suo primo libro “Il cuore nero della città”

BRESCIA – È in libreria “Il cuore nero della città: viaggio nel neofascismo bresciano” (Liberedizioni, pagine 100, euro 14), il libro del giornalista Federico Gervasoni, al suo debutto da scrittore dopo le minacce fasciste.Il volume, frutto di quattro anni di lavoro nell’estrema destra, raccoglie le inchieste giornalistiche di Federico Gervasoni che hanno disvelato l’esistenza a Brescia di un mondo attivo e vivo di gruppi e gruppuscoli, più o meno numerosi, che rivendicano e richiamano principi e valori fondanti del fascismo, anche attraverso l’utilizzo di simboli e nomi evocativi del passato.
Un panorama che non rappresenta una novità nella realtà bresciana e non solo, ma che trova nel monitoraggio continuo di giornalisti come Gervasoni uno spaccato per alcuni versi inedito, perché testimonia del tentativo di riemersione di un mondo opaco e nascosto, e che mal tollera di essere osservato e denunciato, come dimostrano le minacce di cui è stato ed è tuttora bersaglio il giovane autore.
Con la premessa di Paolo Corsini, il volume si articola in tre capitoli: ”Avanguardia Nazionale rinasce in nero”, “Nuovi fascismi, vuoti di memoria e cinghiate” e “Stadio, la piega nera del tifo fascista”, seguiti dalle appendici di Alfredo Bazoli e Andrea Vigani.
Federico Gervasoni, nato a Brescia nel 1991, laureato in Filosofia. Giornalista, collabora con “La Stampa” e il “Giornale di Brescia”. Ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui il premio “Lo Scrittoio” (2018) e il premio “Briganti del Librino” (2019).
Il libro sarà presentato lunedì 10 giugno, nell’auditorium del Giornale di Brescia, alla presenza di cinque naziskin con Daspo, fogli di via e diversi precedenti per episodi di violenza e aggressioni; quattro neofascisti legati a CasaPound, Forza Nuova e Avanguardia Nazionale e un soggetto interessato da un foglio di via da Brescia della durata di tre anni per rissa aggravata. A denunciarlo alla Digos è stato lo stesso Gervasoni chiamando a raccolta i colleghi: «Sarebbe bello che venissimo davvero tutti noi giornalisti per una concreta scorta mediatica. Sarebbe bello poter dare una massiccia risposta a chi ogni giorno sui social auspica la mia morte». A rispondere immediatamente all’appello è stato il presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, Paolo Perucchini, che ha così assicurato la sua presenza e quella del sindacato dei giornalisti. (giornalistitalia.it)

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