Shawkan, Premio Unesco e Cpj per la libertà di stampa, vittima di un processo farsa

Egitto: libero dopo 5 anni il fotografo delle stragi

Shawkan abbraccia i suoi familiari dopo il rilascio (foto Cpj)

ROMA – È tornato a casa dopo oltre 5 anni di prigione il fotoreporter egiziano Mahmoud Abou Zeid, conosciuto come Shawkan, arrestato nel 2013 per le sue foto nella piazza di Rabaa, teatro quell’estate della strage di sostenitori del presidente Mohammed Morsi – all’epoca destituito manu militari – da parte delle forze di sicurezza egiziane. Centinaia i morti solo a Rabaa, con un bilancio mai chiarito dalle autorità.
Il fotografo, 32 anni, era stato condannato insieme ad altre 700 persone con l’accusa di omicidio e tentato omicidio, aggressione alla polizia, vandalismo e distruzione di proprietà pubblica e privata. Assieme a lui sono stati rilasciati altri 213 detenuti condannati con le stesse motivazioni.
«Ero uscito di casa per scattare delle foto, sono rientrato 5 anni dopo», ha commentato Shawkan – che nel 2018 è stato insignito del Premio Unesco per la libertà di stampa – ritornando nella propria abitazione, accolto da familiari e amici.
Nel corso della sua detenzione molte organizzazioni per i diritti umani hanno criticato il processo farsa e la condanna.
Il fotoreporter «è stato arrestato e imprigionato solo per aver fatto il suo lavoro di giornalista. La sua condanna basata su accuse inventate durante un processo di massa scorretto è stata una beffa per la giustizia», ha commentato oggi il direttore per il Nord Africa di Amnesty International, Najia Bounaim, sottolineando che «è stato la vittima di una giustizia terrificante e le autorità devono offrirgli un risarcimento pieno per l’oltraggiosa violazione dei suoi diritti umani».
«Dall’arresto nel 2013, l’Egitto è sceso ulteriormente  nell’oscurità e nella soppressione della stampa libera, mentre il fatto che festeggiamo con gioia il suo rilascio è anche un promemoria di quanto sia caduto in basso l’Egitto dal 2011», ha detto a sua volta Sarah Leah Whitson, direttore esecutivo di Human Rights Watch per il Medio Oriente e il NOrd Africa. (ansa)

NEL 2016 IL PREMIO CPJ PER LA LIBERTA’ DI STAMPA, NEL 2018 QUELLO UNESCO

Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) ricorda, inoltre, come Shawkan abbia trascorso più di 2.000 giorni in carcere, ovvero più di cinque anni. Il fotoreporter egiziano Mohamed El Raai ha pubblicato su Twitter immagini che ritraggono il giovane Shawkan sorridente “al suo arrivo nella sua casa a Giza”.
Shawkan era stato arrestato il 14 agosto del 2013 mentre documentava per l’agenzia londinese Demotix scontri tra forze di sicurezza egiziane e sostenitori del deposto presidente Mohammed Morsi all’epoca dello sgombero del sit-in dei Fratelli Musulmani a Rabaa al-Adawiya, al Cairo. Accusato di adesione a un’organizzazione criminale, omicidio, “partecipazione a un raduno a scopo di intimidazione, per creare terrore e mettere a rischio vite umane” e resistenza a pubblico ufficiale, lo scorso settembre era stato condannato a cinque anni di carcere.
Nel 2016 Shawkan ha ricevuto l’International Press Freedom Award del Cpj. Due anni dopo l’Unesco gli ha conferito un premio per la libertà di stampa. (adnkronos)

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