In Marocco per aver offeso un magistrato. Polemiche sui confini della libertà di stampa

A settembre il processo al giornalista Omar Radi

Omar Radi

CASABLANCA (Marocco) – La Corte d’appello di Casablanca ha fissato al 23 settembre la prima udienza del secondo grado di giudizio nei confronti del giornalista marocchino Omar Radi. La sua vicenda ha inizio il 6 aprile 2019 quando ha pubblicato un tweet offensivo nei confronti del giudice Lahcen Tolfi, impegnato in un processo contro i responsabili delle violenze avvenute tre anni fa ad al Hoceima. Questi commenti, sprezzanti nei confronti del magistrato, costituiscono un reato ai sensi dell’articolo 263 del codice penale marocchino.
Proceduto il 26 dicembre 2019 agli arresti, Radi è stato concesso il rilascio il 31 dicembre 2019. Durante tutte le fasi del processo, ha goduto di tutti i suoi diritti come previsto dalla legge. Beneficiando delle circostanze attenuanti, è stato condannato il 17 marzo 2020 a una pena sospesa di quattro mesi e una multa di 500 dirham (49 euro).
Il giornalista ha fatto, quindi, fatto appello al verdetto. Dal 24 giugno 2020, Radi è stato interrogato, in stato di libertà, otto volte dalla polizia giudiziaria di Casablanca nell’ambito di un’indagine preliminare ordinata dalla Procura della Repubblica. Durante questa fase, ha sempre pubblicato su internet le convocazioni che gli sono state inviate dalla polizia giudiziaria e ha anche pubblicato 28 post sui social network per presentare la sua versione dei fatti giudicata distorta dalle autorità locali. Gli stessi post sono stati usati in una campagna di pressioni sulle autorità giudiziarie marocchine costrette al silenzio per rispetto della segretezza delle indagini avviate da varie Ong.
Il 15 luglio 2020 ha organizzato una conferenza stampa nella sede dell’Unione Nazionale della Stampa Marocchina a Rabat, alla presenza del suo avvocato per presentare la sua versione dei fatti violando il segreto sulle indagini. L’accusa di arresto formulata riguarda diversi reati: violenza e allo stupro (a seguito di una denuncia di stupro presentata dal suo collega di lavoro del sito elettronico Le Desk.ma: Ricezione di fondi esteri allo scopo di minare la sicurezza interna dello Stato e di stabilire contatti con agenti di uno stato straniero per danneggiare la situazione diplomatica del Marocco.
Evasione fiscale: dall’indagine è emerso che ha deliberatamente omesso di dichiarare il proprio reddito, pari a migliaia di dollari, ricevuti dall’estero. Per quanto riguarda le accuse rivolte da alcune Ong a Rabat di violazione della libertà di stampa relativamente a questo caso, nell’anno 2019, su 252 pubblicazioni e giornali che hanno presentato domanda di deposito amministrativo, nessuna pubblicazione è stata censurata, vietata o ritirata.
Le autorità hanno ricevuto 892 richieste per la creazione di siti elettronici. Nessun video è stato censurato, vietato o interrotto. Su 10 canali televisivi di cui quattro nazionali, cinque tematici, uno regionale e uno privato, nonché quattro stazioni nazionali, una radio tematica, undici stazioni radio regionali e diciannove stazioni radio private; non è stato registrato alcun caso di censura o divieto.
Ad oggi 2740 tesserini stampa sono stati rilasciati dal National Press Council ai giornalisti, che esercitano le loro funzioni senza alcuna interferenza da parte delle autorità. Sono 91 i corrispondenti e cameraman di diverse nazionalità e continenti sono stati accreditati, in rappresentanza di 50 media stranieri. (agenzia nova)

I commenti sono chiusi.