Gli incentivi del Fondo per l’editoria della Presidenza del Consiglio producono effetti

200 nuovi contratti di lavoro giornalistico

Andrea Camporese

Andrea Camporese

ROMA – La crisi non concede tregua, eppure qualche elemento positivo, in campo giornalistico, c’è: “Gli incentivi messi in campo con il Fondo per l’editoria della Presidenza del Consiglio stanno producendo effetti”, poiché “tra la fine dell’anno scorso e l’inizio di quest’anno sono stati oltre 200 i nuovi contratti di lavoro, quasi tutti a tempo indeterminato”. Parola di Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi, Istituto nazionale di previdenza ed assistenza della professione giornalistica, che festeggia i 100 anni, e dell’Adepp, l’associazione che raggruppa le casse pensionistiche private.
In un’intervista pubblicata sull’ultimo numero della newsletter Adepp, si dichiara ottimista con cautela: “La – dice – è che l’unione tra un ciclo economico che ricomincia a crescere seppur non in modo enorme, gli sgravi contributivi messi in campo e la possibilità da parte delle aziende di riprendere un ragionamento su un prodotto incentrato sull’innovazione, porti ad una stimolazione del mercato. Io sono cautamente positivo. Certamente, però, non credo che torneremo ad avere il lavoro dipendente come elemento sostanziale e modello unico del lavoro giornalistico”.
Se, spiega ancora il presidente, già negli anni ’20 l’ente “rappresentava il fiore all’occhiello in termini di sistema e di attenzione sociale omnicomprensivo ed autofinanziato, oggi l’Inpgi ha una protezione che si sviluppa a 360 gradi con gli ammortizzatori sociali classici, cassa integrazione, disoccupazione, copertura infortuni professionali ed  extra professionali, la malattia ovviamente”, nonché “una serie di altre funzioni che sostanzialmente sommano quelle di Inps ed Inail”.
Proiettando, poi, lo sguardo al mercato globale, Camporese afferma che “l’Europa va verso gli studi professionali, ne finanzia l’apertura, la fusione, l’ampliamento” (e nei bandi delle regioni, che gestiscono fondi comunitari sono sempre più presenti iniziative in favore delle categorie professionali, oltre che degli imprenditori, ndr), pertanto ritiene che anche i giornalisti italiani “dovrebbero ragionare sul fatto che l’unità fa la forza, che uno studio professionale può avere più capacità di stare sul mercato, di competere, di rafforzarsi”, sebbene, conclude, si tratta proprio della categoria “che ha percorso meno il tema degli studi professionali”. (Ansa)

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