Libertà di espressione: amministrazione Trump decisa a calpestare il I emendamento

Wikileaks: Usa pronti ad incriminare Assange

Julian Assange

Julian Assange

HOUSTON (Usa) – Le autorità americane stanno preparando le accuse per incriminare il fondatore di Wikileaks, Julian Assange. Lo riporta la Cnn, citando fonti vicine al dossier. L’avvio dell’indagine del dipartimento di Giustizia Usa su Assange risale ad almeno il 2010, quando Wikileaks pubblicò decine di migliaia di documenti militari americani sulla guerra in Iraq, che gli erano stati consegnati dall’ex analista d’intelligence transgender Chelsea Manning (allora Bradley Manning).
Tra questi file, anche quelli che hanno rivelato gli abusi dell’esercito americano, soprattutto durante gli interrogatori di detenuti iracheni, e sul tentativo di coprire l’uccisione di civili durante un attacco a Baghdad.
Quando alla presidenza c’era Barack Obama, il dipartimento di Giustizia statunitense aveva ritenuto difficile l’incriminazione di Assange, sia in virtù del Primo emendamento della Costituzione americana che garantisce la libertà di espressione e sia perché i documenti trafugati dalla Manning erano stati pubblicati anche da alcuni quotidiani come il New York Times.
“L’indagine andò avanti ma le accuse vennero state tenute in stand by”, spiega la Cnn, ora però i pubblici ministeri “ritengono di aver trovato il modo per procedere”. Dall’indagine sarebbero emerse “prove” sul fatto che Wikileaks avrebbe giocato “un ruolo attivo nell’aiutare Edward Snowden”, l’informatico che aveva rivelato il programma di spionaggio della National Security Agency (Nsa), dando il via al “Datagate”.

L’ATTACCO FRONTALE DEL CAPO DELLA CIA

Chelsea Manning

Chelsea Manning

Assange resta, intanto, confinato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove è rifugiato dal 2012, a causa di indagini su presunti abusi sessuali in Svezia. L’Ecuador lo ha aiutato ad evitare l’estradizione concedendogli l’asilo.
La scorsa settimana il capo della Cia, Mike Pompeo, nel suo primo discorso pubblico da quando è al timone dell’agenzia d’intelligence, ha sferrato un attacco frontale contro Wikileaks, definendo l’organizzazione di Assange “un servizio segreto ostile”, “un nemico, non riconducibile ad uno Stato ma che è spesso supportato da attori nazionali come la Russia”. Pompeo ha dunque accusato Assange di aver “istruito Chelsea Manning affinché copiasse informazioni segrete specifiche, incentrate in modo preponderante sugli Stati Uniti”.
Sempre stando alle informazioni riportate da Cnn, i servizi americani ritengono che gli 007 di Mosca abbiano utilizzato Wikileaks per rendere pubbliche email rubate al partito democratico volte a minare la campagna elettorale della candidata Hillary Clinton durante le presidenziali Usa.

L’ARRESTO DI ASSANGE «UNA PRIORITA’» USA

Edward Snowden

Edward Snowden

L’attuale ministro della Giustizia americano, Jeff Sessions, ha definito l’arresto di Assange “una priorità”, denunciando una fuga di notizie senza precedenti e molto seria. “Siamo determinati ad accelerare gli sforzi contro tutte le fughe di notizie e non appena potrà essere costruito il caso cercheremo di mandare in carcere un po’ di gente”, è stato il monito del procuratore generale Sessions.
“È una cosa che è andata ben oltre qualsiasi cosa che io abbia visto. Abbiamo professionisti che per anni hanno lavorato per la sicurezza degli Stati Uniti e che sono scossi dalla quantità di fughe di notizie, alcune delle quali veramente gravi”, ha aggiunto Sessions, che ha assicurato: “Ogni volta che sarà possibile istruire un processo, cercheremo di mettere qualcuno in galera”. Assange, 45 anni, vive nell’ambasciata dell’Ecuadoran a Londra dal 2012, per sfuggire all’estradizione in Svezia dov’è accusato di violenza sessuale.
In un editoriale sul Washington Post, Assange sostiene che le motivazioni di Wikileaks sono identiche a quelle del Post o dal New York Times, cioè “pubblicare materiale vero, in modo dimostrabile, indipendentemente dalla fonte”, nell’interesse del pubblico anche se fondato informazioni classificate. “Assange non può avvalersi delle libertà garantite dal Primo emendamento – ha argomentato Pompeo – perché sta in un’ambasciata a Londra e non è un cittadino americano”.
Il fondatore di Wikileaks è australiano, e la sua organizzazione è nata nel 2006 su iniziativa di un gruppo di giornalisti, dissidenti cinesi e hacker: non ha una sede fissa ma server sparsi per il mondo anche se quello centrale si trova in Svezia, Paese scelto per la legislazione particolarmente protettiva nei confronti dalla libertà di stampa. (agi)

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