Quasi 7 stipendi non pagati. La Fnsi denuncia il mancato rispetto delle procedure

Reggio Tv licenzia 16 dipendenti su 19

Lo stabilimento dell’emittente “Reggio TV” a Campo Calabro

Lo stabilimento dell’emittente “Reggio TV” nella zona industriale Campo Calabro di Villa San Giovanni

VILLA SAN GIOVANNI (Reggio Calabria) – Reggio TV, l’emittente televisiva fondata dall’editore Eduardo Lamberti Castronuovo, già assessore alla legalità della Provincia di Reggio Calabria, ha notificato a 16 dei 19 dipendenti (6 su 7 giornalisti) il “preavviso scritto di licenziamento” con invito a presentarsi davanti alla Commissione provinciale di Conciliazione della Direzione territoriale del Lavoro di Reggio Calabria.
Tentativo di “conciliazione” finalizzato, ovviamente, ad evitare probabili contenziosi derivanti dalla discutibile procedura condotta silenziosamente dall’azienda che non avrebbe ancora corrisposto ben sei mensilità (da gennaio a giugno 2017) e la tredicesima 2016 e non ha espletato alcuna procedura di consultazione sindacale.
Quanto sia avvenuto all’interno dell’Alfa Gi Produzioni Editoriali integrate srl di Campo Calabro, lo si legge nella “raccomandata a mano”, datata 3 luglio 2017 e firmata dall’amministratore unico Antonino Albanese, inviata ai 16 dipendenti ed alla Commissione provinciale di Conciliazione “quale – sostiene l’azienda – procedura facoltativa prevista dalle aziende datrici di lavoro ancorché non in possesso dei requisiti dimensionali di cui all’art. 18 comma 8 della legge n. 300/1970”, ovvero lo Statuto dei lavoratori, “ai fini del licenziamento di personale in esubero per giustificato motivo oggettivo”.
La stessa società Alfa Gi srl, che sostiene di aver trasferito la propria sede legale da Villa San Giovanni a Roma, sebbene continui ad utilizzare la carta intestata recante l’indirizzo di Villa San Giovanni, afferma che il 14 novembre 2016 “ha ceduto alla società Canale 14 srl l’attività aziendale della messa in onda di servizi di media audiovisivi destinati alla diffusione in tecnica digitale su frequenze terrestri relativi al marchio/palinsesto Reggio Tv, compresi i beni strumentali facenti parte del ramo aziendale, ed a seguito della cessione e con essa l’autorizzazione ministeriale di sua pertinenza”.
“Con successivo atto del 5 giugno 2017 – scrive ancora l’amministratore unico Antonino Albanese – veniva perfezionata e più specificatamente puntualizzata la portata di tale cessione del ramo aziendale, in ottemperanza alle espresse richieste formulate dal Ministero dello Sviluppo Economico”.  Ed ancora: “con successivo atto del 14 giugno 2017 il Mise comunicava l’avvenuta voltura in capo a Canale 14 srl delle autorizzazioni relative ai marchi/palinsesti Reggio Tv, Reggio Tv Sport, Reggio Tv Cultura, Reggio Tv Economia, Reggio Tv Formazione e Reggio Tv Medicina, rendendo definitivamente esecutivo l’atto di cessione” nel quale “venivano trasferiti nell’ambito del ramo aziendale ceduto anche tre dipendenti della cedente Alfa Gi srl”, ovvero un giornalista e due tecnici.
Reggio TV“In ragione di ciò – afferma Albanese – la Alfa Gi è deprivata, in sostanza, della ceduta attività operativa della messa in onda via etere dei servizi, per cui il restante personale alle dipendenze risulterebbe in capo ad un’azienda che deve limitare la sua capacità produttiva di beni e servizi al ridotto settore della realizzazione di programmi da cedere a terzi, non potendo più divulgarli appunto per difetto strutturale in ragione della cessione della titolarità dell’autorizzazione ministeriale, e non è possibile accedere neanche alle ulteriori attività di cui all’oggetto sociale, perché giammai avviate o introdotte e quindi non espletabili neanche in via sperimentale”.
Pertanto, Alfa Gi sostiene che la situazione descritta “rientra nell’ipotesi legale del recesso del datore di lavoro per giustificato motivo oggettivo, trattandosi anzitutto di scelta necessitata in ragione dell’antieconomicità della gestione”.
“In realtà – afferma il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, che, nella qualità di segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, ha denunciato il caso alla Direzione Territoriale del Lavoro di Reggio Calabria – non sono state rispettate le procedure previste dall’art. 47 della legge n. 428/90 che, nel caso di cessione di ramo d’azienda, prevede l’esame congiunto con le organizzazioni sindacali. Nessuna comunicazione è stata mai inviata al Sindacato Giornalisti della Calabria, fatta eccezione di quella ricevuta il 14 luglio scorso in risposta alla richiesta di attivazione delle procedure previste dal Contratto nazionale di lavoro giornalistico Fnsi-Fieg applicato in azienda ai sette giornalisti. Nella risposta, inverosimilmente datata 29 giugno 2017, l’amministratore unico contesta ‘gli assunti in fatto e in diritto’ sostenendo di ‘aver adottato’ tutte le procedute di legge. Tant’è che, ieri, il Sindacato Giornalisti della Calabria ha avanzato all’azienda cedente ed a quella subentrante una richiesta di incontro, ai sensi dell’art. 30 del Contratto nazionale di lavoro giornalistico Fnsi-Fieg, ed alla Direzione Territoriale del Lavoro di intervenire ‘per quanto di ragione’”.
“Certo – evidenzia Carlo Parisi – è quantomeno singolare che, in un’azienda che ha ceduto il ramo d’azienda il 14 giugno, a distanza di oltre un mese tutti i dipendenti, della società cedente e della società ceduta, continuino regolarmente a lavorare come prima per confezionare lo stesso prodotto. Fnsi e Sindacato Giornalisti della Calabria – sottolinea Parisi – esprimendo totale solidarietà ai lavoratori che dovrebbero ancora percepire quasi sette mensilità di stipendio, oltre alla tredicesima e l’indennità redazionale, assicura che sarà sempre al fianco di quanti si vedono, così, ripagare gli anni di sacrifici dedicati ad un’azienda che si è sempre vantata di essere rispettosa delle leggi e paladina della legalità. È certo – conclude Parisi – che nulla sarà lasciato al caso”. (giornalistitalia.it)

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Un commento

  1. Ma come si fa in regime di monopolio, di fatto, a non essere capaci di tenere in vita una TV, in una città ed in una provincia come quella di Reggio Calabria? O si tratta di una incapacità imprenditoriale pura e nuda, ed in questo caso bisognerebbe analizzare il perché di questa situazione, o sotto questa decisione di liberarsi di una azienda che avrebbe dovuto essere leader del settore in Calabria, ci sono ordinarie convenienze commerciali a spese dei lavoratori che hanno reso possibile nel tempo la crescita di questa TV, di cui si ricorda un dato importante, la costante ossessiva presenza sugli schermi del suo proprietario, offerto in tutte le salse.
    E, forse, questa sarà stata la causa che ha portato il proprietario stesso a disfarsi della sua azienda. Che ne dite?

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