Chiude il cartaceo, parla di rilancio, ma si sottrae al confronto con la redazione

Pagina99, collaboratori non pagati da mesi

Pagina99MILANO – Venerdì scorso, dopo lunghi mesi in cui è stato chiesto invano all’azienda di fare chiarezza sul futuro del giornale, è stato comunicato alla redazione di pagina99 che il numero del 10 novembre 2017 sarebbe stato l’ultimo distribuito nelle edicole. Il settimanale, da adesso in poi, sarà disponibile solamente in digitale attraverso il pdf e lo sfogliatore. Sarà, inoltre, possibile acquistare singoli articoli attraverso l’app Tinaba. “A parte questo, – denuncia la redazione di Pagina99 – null’altro ci è stato comunicato riguardo a nuovi piani editoriali e di business, piani che non sappiamo se esistano o meno”.
La redazione, che già ha subito forti tagli negli ultimi mesi, ribadisce tutto il suo impegno per la sopravvivenza del giornale e la tutela delle professionalità che ci lavorano. “Comprendiamo le difficoltà a mantenere un conto economico sostenibile con l’attuale modello di business basato sul prodotto cartaceo – affermano i dieci giornalisti della redazione milanese – e non siamo pregiudizialmente contrari alla trasmigrazione online, tutt’altro. Al momento, però, non c’è nessuna visibilità sulla direzione che l’azienda intende prendere e da mesi mancano i presupposti per il mantenimento di un corretto rapporto con tutte le professionalità che contribuiscono alla creazione del giornale. In assenza di questi, – ammonisce la redazione – è nostra responsabilità avvisare l’editore e i lettori che è molto difficile garantire la realizzazione del prodotto e, soprattutto, il mantenimento degli attuali standard di qualità. Un ringraziamento ai lettori che ci hanno seguito fino a qui e che ci auguriamo continuino a farlo”.
Dal canto suo, la società editrice News 3.0, controllata dal finanziere Matteo Arpe, comunica che “nell’ambito del nuovo piano editoriale del gruppo in via di definizione il giornale, che rimane diretto da Paolo Madron, uscirà a partire dal numero del 17 novembre 2017 esclusivamente in formato digitale. Tale scelta si poggia sulla volontà di coniugare il giornalismo di alta qualità con il mondo dell’innovazione”.
“L’ambizione – sottolinea l’editore di Pagina99 – è di diventare il punto di riferimento per un lettorato di alto profilo che necessita di una informazione libera, di contenuti esclusivi e di modalità di accesso social e digital. Inoltre, tenendo anche conto che in News 3.0 sono già presenti due piattaforme digitali innovative, nel piano si prevede la costituzione di un laboratorio che si occuperà di sviluppare, insieme ai team di Tinaba Media e Freejourn, un modello in grado di coniugare l’informazione di approfondimento con i nuovi modelli di distribuzione e consumo dei media”.
I giornalisti, però, non ci stanno. Con un comunicato sindacale denunciano, infatti, che “a poco più di un mese dall’improvviso annuncio dell’azienda che edita il giornale, News 3.0, della scelta di cancellare l’edizione cartacea per passare completamente al digitale, la redazione deve constatare con rammarico come sia totalmente mancato sino ad ora qualsiasi confronto su piani editoriali e di business per il rilancio. In effetti non sappiamo nemmeno se esistano. Nell’assenza di questi, il giornale è condannato a perdere i suoi lettori”.
Inoltre, come già denunciato un mese fa, “mancano i presupposti per il mantenimento di un corretto rapporto con tutte le professionalità che contribuiscono alla realizzazione di questo settimanale. Lo vogliamo dire ancora più chiaramente: da tempo i collaboratori non vengono pagati e tutte le promesse di rientro che ci sono state fatte finora sono state puntualmente disattese”.
“L’editore – tuona la rappresentanza sindacale – dice di considerare la testata Pagina99 un patrimonio da tutelare: nei fatti l’assenza di iniziative aziendali che perdura da mesi ne sta compromettendo il futuro. Come redazione stiamo provando in tutti i modi a evitarlo, anche a tutela delle professionalità interne e, in particolare, dei molti contratti in scadenza. Ma è impossibile farlo senza un’azienda che ci sostenga”. (giornalistitalia.it)

 

 

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