Dai narcos che hanno suicidato padre Juan Viroche, il prete al fianco dei più poveri

Minacce di morte al giornalista Luis Cordoba

Una delle manifestazioni per chiedere verità e giustizia per l’assassinio di padre Juan Viroche

Una delle manifestazioni per chiedere verità e giustizia per l’assassinio di padre Juan Viroche

CITTA’ DEL VATICANO – Minacce via Whatsapp ai parrocchiani di padre Juan Viroche, il prete anti narcos trovato impiccato lo scorso 5 ottobre nella sua chiesa a La Florida, nello stato di Tucuman in Argentina. L’episodio inquietante è denunciato dal quotidiano della Cei, Avvenire, che torna per la terza volta in poche settimane sul caso del sacerdote che si batteva per salvare i suoi ragazzi dalla droga e dalla prostituzione, fenomeni criminali che si intrecciano nella realtà degradata di quei villaggi.
Nel messaggio compare in primo piano il volto di Luis Cordoba, responsabile di una radio locale, immortalato con il microfono in mano mentre sta ricordando padre Juan Viroche durante la marcia organizzata a Tucuman, il 5 dicembre, a due mesi dalla misteriosa morte del sacerdote. “Padre Viroche è stato impiccato nella sua chiesa da quanti volevano tappargli la bocca e impedirgli di continuare a denunciare il giro di droga e tratta diffuso nella comuna (frazione)”, stava dicendo Luis Cordoba quando anonimi l’hanno ritratto.
Sulla foto, inviata a pioggia, le stesse persone hanno aggiunto un messaggio minatorio. Per proteggere il giornalista è stata presentata formale denuncia alle autorità federali. Queste ultime, infatti, si incaricano dei delitti informatici. “Il che – spiegano gli organizzatori della marcia – ci consente di bypassare la giustizia locale”, orientata a chiudere il caso Viroche con la tesi di comodo del suicidio. Tanto più che i mandanti di questo delitto, scrive di nuovo Avvenire che fa nomi e cognomi, si annidano nell’amministrazione locale. (agi)

 

 

 

I commenti sono chiusi.