Berlusconi: “Non molleremo”. Il ministro Calenda: “Scalata ostile”. Aperta un’indagine

Le mani francesi di Vincent Bollorè su Mediaset

Vincent Bollorè

Vincent Bollorè

mediasetROMA – Quello che si delinea è uno scontro totale. Vivendi sta provando a scalare Mediaset per diventarne il secondo azionista. Fininvest, la finanziaria della famiglia Berlusconi che possiede la maggioranza del Biscione, sta alzando un muro rastrellando azioni per impedirglielo e lamentando una manipolazione del mercato alla Procura di Milano. Una partita complessa, fatta di operazioni corsare in borsa, giochi politici. E tribunali. A capo della media company francese c’è un imprenditore che sentiremo spesso nominare nei prossimi mesi: Vincent Bolloré, 64 anni, bretone. Che ha approfittato del caos politico italiano e degli impegni di Silvio Berlusconi nella campagna referendaria, per sferrare un attacco alla principale televisione privata italiana. La sua storia imprenditoriale ci dice che non è uomo da operazioni ostili su altre società. Ma anche che ha una grandissima capacità di sfruttare il caos per fare ottimi affari. Ma chi è Bolloré? Quali sono i suoi interessi in Italia? E che vuole fare di Mediaset?

Cosa sappiamo finora

In due giorni Vivendi è salita fino al 20% del capitale di Mediaset. Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi che possiede la maggioranza del Biscione, non ci sta e per difendersi ha acquistato 27,6 milioni di azioni ordinarie di Mediaset salendo al 40%. Un muro contro Bolloré. L’obiettivo è evitare che la media company francese, con una simile partecipazione, diventi uno scomodo secondo azionista, con un grosso peso nel board. Infatti molti si attendono la prossima mossa di Bolloré: chiede di convocare un’assemblea di Mediaset e chiede un ingresso in consiglio di amministrazione (gli organi societari si rinnoveranno nel 2018). Fininvest però ha intenzione di vendere cara la pelle: la finanziaria di Berlusconi ha denunciato alla Procura di Milano e alla Consob presunte manipolazioni di mercato da parte di Bolloré prima della scalata.

Cosa è una scalata e quando diventa ostile

Il blitz del bretone negli ambienti finanziari si definisce “scalata”: l’acquisto di azioni di una società da parte di un’altra per assumerne il controllo. Mediaset ha definito invece l’operazione una “scalata ostile”. In entrambi i casi l’obiettivo è il controllo della società. Ma una scalata diventa ostile quando chi detenie la maggioranza delle azioni si oppone all’operazione. Vivendi ad ogni modo può comprare azioni fino al 29,9%. Superata questa soglia deve lanciare una offerta pubblica d’acquisto (Opa), chiedendo agli altri azionisti di vendere le proprie quote. Il motivo è che con una quota superiore al 30% di fatto si ottiene il controllo della società. Tuttavia chi conosce gli ambienti finanziari, scrive il Financial Times, sa che Bolloré non è un manager da scalata ostile. Piuttosto trae vantaggio dalla confusione, politica o dei suoi avversari. È già successo. Nel 1998 con l’acquisto della concorrente francese Havas. O quest’anno con i videogame francesi di Ubisoft, che a lungo il suo amministratore delegato ha cercato di difendere dall’assalto di Vivendi. Il copione è sempre lo stesso: braccio di ferro a oltranza, prima della conquista. Ma senza scalate ostili.

Vincent Bolloré e i suoi affari in Italia

vivendiClasse 1952, nato a Boulogne-sur-Seine, in Bretagna, Vincent Bolloré è il primo azionista di Vivendi, media company proprietaria tra gli altri di Canal+ Universal Music. L’imprenditore vanta un patrimonio stimato da Forbes 4,7 miliardi di dollari, tanto da garantirgli il 248° posto nella classifica degli uomini più ricchi al mondo. Ma d’altronde Bolloré non è nuovo negli ambienti della finanza vantando un naturale fiuto per gli affari che accompagna la sua famiglia da sei generazioni. Nel 1981 il bretone si pone alla guida di un impero di famiglia che dal 1822 è “sopravvissuto con profitto a tre guerre e 35 governi francesi e sta saggiando le residue capacità di difesa tricolori”, si legge su Il Foglio.

Il momento in cui la finanza italiana diventa obiettivo del francese

Bolloré entra nella finanza italiana attraverso Mediobanca di cui è socio dal 2002 e secondo azionista con in tasca l’8% del capitale, vincolato. Da un anno, nel board dell’istituto di credito siede anche la più giovane dei suoi 4 figli: la 28enne Marie. Nel giugno 2015, tenta l’operazione più ambiziosa e attraverso Vivendi, compie la scalata su Telecom Italia acquisendone in tempo record il 24,9% delle quote. Si accaparra un posto di rilievo anche in Generali, occupando il posto di vicepresidente fino al 2013. Oggi l’imprenditore detiene lo 0,13% della compagnia assicurativa.

Perché il caos politico e familiare di Berlusconi lo avvantaggia?

Come si è detto, Bolloré cerca di approfittare dei momenti di crisi per chiudere buoni affari. A dieci giorni dal Referendum che ha bocciato la riforma costituzionale e nelle stesse ore in cui il neopremier Paolo Gentiloni presentava la sua squadra di governo, il francese ha annunciato la sua scalata su Mediaset. Per gli osservatori più attenti, non si tratta di un caso. Bolloré che, come scrive Il Foglio, ha tifato per il No al referendum costituzionale , adesso può muoversi in uno scenario di grande confusione sul piano politico in Italia. Approfittando anche della situazione in casa Berlusconi, dove l’ex premier è stato impegnato proprio sul fronte del no in chiave anti Renzi. Nella partita si è inserito anche Gentiloni, che è stato ministro delle Comunicazioni nel governo Prodi (2006-2008): “L’Italia è un’economia forte. Non è aperta a scorribande” ha detto il premier nel discorso per la fiducia alla Camera, frase che molti hanno interpretato come un commento alla scalata Vivendi.

Cosa può succedere se Bolloré mette le mani su Mediaset?

Il Tribunale di Milano

Il Tribunale di Milano

Chiudere una causa supercostosa con Mediaset oppure dare vita a un gigante della tv europea: questi i due scenari possibili dietro la scalata di Bolloré disegnati oggi dai quotidiani. Per comprendere il primo bisogna fare un passo indietro: l’8 aprile del 2016 Vivendi e Mediaset si accordano per la cessione della pay-tv Premium al gruppo francese e per uno scambio azionario del 3,5%.
A luglio Vivendi fa saltare l’accordo ritenendolo “irrealistico”. Mediaset gli fa causa ad agosto, chiedendo 50 milioni per ogni mese di ritardo del contratto. L’ipotesi avanzata oggi dal Corriere della Sera è che Bolloré potrebbe mettere sul piatto le azioni acquistate in questi giorni per chiudere per sempre la partita.
La seconda invece vedrebbe nella scalata di Vivendi un tentativo del gruppo francese di creare un polo media e telecomunicazioni sull’asse Roma-Parigi-Madrid. Bolloré, scrive M-F Milano Finanza con il 24% di Telecom potrebbe “provare a dare vita a una triangolazione con Vivendi”, coinvolgendo la spagnola Telefonica. Per farlo deve salire al 15-20% di Mediaset provando a convincere la famiglia Berlusconi.
Se la scalata avesse successo Vivendi si troverebbe di fatto con il 25% del “polo”, tra azioni in Telecom, Mediaset, e Telefonica. Con un business sul settore televisivo in ripresa. Nel 2016 il business delle tv in Italia è cresciuto del 6%, verso quota 8 miliardi. E fa gola.

Il Pm di Milano apre indagine per aggiotaggio su Vivendi

La Procura di Milano ha avviato un’indagine a carico di ignoti per manipolazione del mercato dopo l’esposto presentato ieri da Fininvest contro il gruppo francese Vivendi. Il procuratore capo, Francesco Greco, ha affidato l’inchiesta al capo del pool reati economici, Fabio De Pasquale e ai due sostituti Giordano Baggio e Stefano Civardi. Ieri Niccolò Ghedini aveva depositato la denuncia in seguito a un comunicato diffuso il giorno prima in cui Vivendi annunciava di detenere oltre il 3% di Mediaset e avere intenzione di “salire” fino al 20% della società fondata da Silvio Berlusconi.

Fedele Confalonieri ai dipendenti: “Ci difenderemo dalla scalata”

“Non sarà facile… Ma ci difenderemo”. Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri ha replicato, così, alla scalata tentata da Vivendi all’azienda televisiva. Lo ha detto, viene riferito da chi era presente, incontrando le redazioni del gruppo per gli auguri di Natale.

Silvio Berlusconi: “Operazione ostile da Vivendi”

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

“L’acquisto di azioni Mediaset da parte di Vivendi, non concordato preventivamente con Fininvest, non può essere considerato altro che un’operazione ostile”. È quanto dichiara Silvio Berlusconi. “Quanto a noi, c’è la compattezza più assoluta della mia famiglia su un punto molto preciso: non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori”, sottolinea Berlusconi. “Per questo abbiamo aumentato la nostra partecipazione e continueremo a farlo nei limiti consentiti dalle leggi. Vivendi ha avuto l’opportunità, con l’accordo strategico firmato nello scorso aprile, di avviare con Mediaset una collaborazione che si preannunciava proficua per entrambi i gruppi. Purtroppo, questo accordo è stato disconosciuto da Vivendi nei modi e con le conseguenze anche giudiziarie che sono note. Non e’ certo questo il miglior biglietto da visita che Vivendi possa esibire nel riproporsi come azionista industriale della società”, conclude la nota di Silvio Berlusconi. “Abbiamo aumentato la nostra partecipazione” in Mediaset “e continueremo a farlo nei limiti consentiti dalle leggi”, ha concluso Silvio Berlusconi aggiungendo: “Non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori”. (agi)

Mediaset: cosa sono “Scalata” e “Scalata ostile”

MILANO – Nel commentare il massiccio acquisto da parte di Vivendi di azioni Mediaset, media e commentatori parlano di “scalata” dei francesi al gruppo televisivo italiano. Vivendi, che oggi detiene il 13% della quota azionaria di Mediaset, in realtà ha sostenuto di voler arrivare a diventare il secondo azionista del gruppo dopo Fininvest che ne detiene quasi il 40% mentre il restante 46% è di piccoli azionisti. Quindi nega che sia in atto una “scalata”.
A parlare invece di “scalata ostile” è stata espressamente Mediaset, la società oggetto della contesa. Ma cose si intende esattamente per scalata? Formalmente una “scalata” è l’acquisto, o secondo altre versioni addirittura “l’accaparramento” di una quota di azioni di una società da parte di un’altra tale da assumerne il controllo. Può essere realizzata attraverso un’offerta pubblica d’acquisto (Opa), la negoziazione diretta con gli azionisti di riferimento, o direttamente sul mercato come in questa occasione.
Si parla invece di “scalata ostile” quando ci si riferisce a un’operazione di acquisizione della maggioranza assoluta o relativa dei diritti di voto, con lo scopo di sottrarre il controllo della società all’azionista di maggioranza contro la sua volontà.
Più tecnicamente, nel mondo della finanza la “scalata” o “take over” è  un’operazione in cui un soggetto economico (un’impresa industriale o una società finanziaria), identificato come “predatore” ottiene il controllo di una società quotata (la “preda”), acquistandone sul mercato un quantitativo di sufficiente di azioni. L’oggetto della scalata deve essere una società a proprietà diffusa: infatti, se il controllo è nelle mani di un proprietario singolo o di un gruppo di azionisti legati da un patto di sindacato, non si realizza una scalata ma un semplice trasferimento di proprietà.
Come nei due casi che hanno visto protagonista Vivendi di Vincent Bollorè in Italia, ovvero l’acquisto di azioni Telecom e Mediaset, si distinguono scalate amichevoli e ostili. Le prime (fu il caso di Telecom a fine giugno 2015) si realizzano con l’accordo del management della società “preda”; nelle seconde (vedi Mediaset) tale accordo manca, spesso a causa del fallimento di una precedente trattativa per la realizzazione di un take over amichevole. In questo ultimo caso, la scalata di Vivendi è successiva alla rottura della trattativa per l’acquisizione di Mediaset Premium.
Nella storia della finanza mondiale, le scalate ostili ebbero larga diffusione nei decenni Ottanta e Novanta, rendendo ricchi e famosi, ma anche criticati come spregiudicati speculatori, i finanzieri che le praticarono su vasta scala, sullo stile del protagonista di “Wall Street” di Oliver Stone, Gordon Gekko. (agi)

Il ministro Calenda: “Scalata ostile inappropriata

Carlo Calenda

Carlo Calenda

“Gli investimenti stranieri sono sempre benvenuti, quando portano capitale di crescita e competenze e contribuiscono allo sviluppo del tessuto industriale italiano. Quando però si tratta di un’azienda che opera in un campo strategico come quello dei media, il modo in cui si procede non è irrilevante. Mi pare che questo principio sia in Francia ampiamente riconosciuto e assertivamente difeso”.
È quanto afferma il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, in merito alla vicenda Mediaset-Vivendi. “Premesso dunque l’assoluto rispetto del Governo italiano per le regole di mercato”, prosegue il ministro, “non sembra davvero che quello che potrebbe apparire come un tentativo, del tutto inaspettato, di scalata ostile a uno dei più grandi gruppi media italiani, sia il modo più appropriato di procedere per rafforzare la propria presenza in Italia. Il Governo monitorerà con attenzione l’evolversi della situazione”.

Chi è Vincent Bollorè, abile “raider” di Vivendi

MILANO – “Telecom è un’eccellente società” e “un titolo da comprare, forse ne acquisterò anch’io”: si esprimeva così Vincent Bollorè nel marzo del 2008, quando era “solo” un consigliere di amministrazione Mediobanca. A oltre otto anni di distanza, tramite Vivendi, il finanziere è diventato primo azionista del gruppo di telecomunicazioni e ora tenta la scalata su Mediaset, dove è salito al 12,32% del capitale sociale.
Classe 1952, nato a Boulogne-Billancourt, per Forbes vanta un patrimonio di 4,7 miliardi di dollari ed e’ al 248mo posto nella classifica degli uomini piu’ ricchi del mondo.

L’IMPERO DI FAMIGLIA

Vincent Bollorè, che ha preso la guida dell’impero di famiglia nel 1981, rappresenta la sesta generazione di una dinastia di imprenditori di origini bretoni la cui fortuna partì nel 1822 grazie alle cartiere. Negli anni il finanziere francese è passato per il business del tabacco, l’energia, i trasporti, le telecomunicazioni, i media, guadagnandosi la fama di abile “raider” e il nomignolo di “petit prince du cash flou” (piccolo principe dei flussi di cassa).
Oggi, con il suo gruppo, è il primo azionista di Vivendi (ha il 14% del capitale) e ne presiede il consiglio di sorveglianza: si tratta di una “media company”, proprietaria tra gli altri di Canal+ e della Universal music. In Francia ha lanciato anche il servizio di car sharing elettrico Autolib, per il quale aveva studiato con Pininfarina la Bluecar (oggi realizzata con Renault), ed e’ principale socio del colosso delle pubbliche relazioni Havas.

GLI AFFARI IN ITALIA

Salvatore Ligresti

Salvatore Ligresti

Bollorè è entrato nel mondo della finanza in Italia attraverso il “salotto buono” di Mediobanca, di cui è ufficialmente socio dal 2002 ed è oggi secondo azionista (nonché unico socio estero) con quasi l’8% del capitale vincolato al patto di sindacato; è stato membro del cda dell’istituto, da cui si è dimesso nel 2012 per evitare il cumulo degli incarichi.
Fino a ottobre 2013 è stato anche vicepresidente di Generali, ultimo incarico ricoperto in Italia (del Leone ha una piccola quota di azioni dirette, oltre quelle controllate attraverso Mediobanca, primo azionista di Generali).
Nel curriculum ha anche un’alleanza con Salvatore Ligresti, quando acquistò nel 2010 il 5% della holding Premafin; l’operazione gli fruttò una multa da 3 milioni di euro da parte della Consob e 18 mesi di interdizione per avere, a detta della commissione, “gonfiato” il prezzo delle azioni in vista del passaggio di controllo, poi naufragato, a Groupama.
A lungo si è parlato inoltre di un suo interesse per Pininfarina, ma la partnership si è poi limitata alla costruzione dell’auto elettrica “Bluecar”. Risale a fine giugno del 2015, infine, la scalata su Telecom Italia, di cui è diventato, tramite Vivendi, azionista di riferimento con il 14,9% delle azioni ordinarie; per poi salire al 24,9% a marzo di quest’anno.

FAMIGLIA E POLITICA

Prima della rottura del contratto su Mediaset Premium e della “scalata ostile” su Mediaset – come l’ha definita il Biscione –, Bollorè è stato considerato per anni vicino a Silvio Berlusconi grazie alla mediazione dell’amico comune Tarak Ben Ammar (che siede nei cda di Telecom e Mediobanca e Vivendi). Il finanziere vanta amicizie di peso anche in Francia.
Celebri, con corollario di polemiche, furono nel 2007 le vacanze dell’allora presidente francese Nicolas Sarkozy su “Paloma”, lo yacht da 60 metri del finanziere. Quanto alla vita privata, Bolloré si è sposato due volte e ha quattro figli; il più grande, il 36enne Yannik, è alla guida di Havas mentre la più giovane, la 28enne Marie, è sbarcata in Italia e da meno di un anno è membro nel cda di Mediobanca.
Del resto, Vincent Bollorè ha più volte ripetuto che lascerà gli affari al compimento del settantesimo anno di età. “Ma fino al 17 febbraio 2022 saremo qua”, ha promesso in passato. (agi)

La Fnsi: “Urgente colmare l’attuale vuoto normativo”

ROMA – “Nessun dubbio che il tentativo di Vivendi di scalare Mediaset rappresenti un’operazione chiaramente ostile. Sono per questo condivisibili, e da sostenere, tutte le azioni volte a tutelare un gruppo strategico per il sistema industriale italiano e salvaguardare i posti di lavoro”.
Lo affermano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, sottolineando che “questa vicenda ripropone, però, l’urgenza di definire un assetto legislativo che, colmando l’attuale vuoto normativo, regoli in modo chiaro e inequivocabili i processi di fusione, acquisizione e controllo di aziende editoriali e del settore delle comunicazioni, a tutela del pluralismo dell’informazione e dell’autonomia professionale delle redazioni”.  (giornalistitalia.it)

 

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