Il social bloccato per 2 ore finchè non ha rimosso foto e video della strage di Suruc

La Turchia censura di nuovo Twitter

TwitterANKARA (Turchia) – La scure della censura turca si abbatte di nuovo su Twitter. Il social network è stato bloccato oggi per oltre due ore finché non ha rimosso, come richiesto dalle autorità di Ankara, foto e video dei momenti successivi alla strage di Suruc, dove lunedì un kamikaze dell’Isis ha ucciso 32 volontari che volevano portare aiuti a Kobane.
Il divieto, emesso questa mattina da un giudice di Suruc, riguardava “la pubblicazione di materiale visuale legato all’attacco terroristico”. Un bavaglio che riguarda tutti i media.
Non è escluso, quindi, che nuove sanzioni possano colpire giornali e tv. Ma sul web, come la Turchia ha dimostrato più volte, la censura arriva immediata. Anche perché è lì che sono nate molte delle proteste dopo la strage, portando a diversi scontri e all’arresto ieri di 49 manifestanti. Il blocco è stato tolto solo dopo che il gigante dei social network ha rimosso tutti i 107 contenuti richiesti da Ankara.
Le autorità avevano stabilito un termine massimo di quattro ore, ma Twitter ne avrebbe cancellati in tempo solo 50. Così, intorno alle 11 di stamane (le 10 in Italia), è arrivato il blocco che, come già in passato, è stato aggirato dalla maggior parte degli utenti.
L’hashtag #TwitterBlockinTurkey è entrato subito in testa alle tendenze mondiali del social network, mostrando ancora una volta le difficoltà nell’applicazione della censura sul web. Secondo i media locali, Facebook e Youtube sarebbero invece riusciti ad evitarla cancellando in tempo i contenuti “sgraditi”.
Per Twitter si tratta dell’ennesimo scontro con Ankara, che lo scorso anno decise di censurarlo proprio alla vigilia di delicate elezioni amministrative. Del resto l’ostilità del presidente Recep Tayyip Erdogan ai social network, strumento fondamentale delle proteste di Gezi Park di due anni fa, non è una novità. Da allora il presidente li ha attaccati più volte, definendoli “la peggiore minaccia per la società”.
Lo scorso anno la Turchia è risultato il Paese al mondo che ha presentato più richieste di rimozione di tweet sgraditi, per un totale di 663. (Ansa)

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