L’esercito iracheno torna in città dopo oltre due anni. Nel mese di ottobre 1792 morti

Isis sconfitto a Mosul, ripreso il controllo della Tv

esercito-irachenoMOSUL (Iraq) – L’esercito iracheno ha annunciato il suo ingresso a Mosul, per la prima volta dal luglio 2014, quando la seconda città irachena fu conquistata dall’Isis. L’esercito iracheno sono entrate nelle aree “sulla riva sinistra” del fiume Tigri, che divide in due la città, ha annunciato il Comando delle operazioni congiunte. Per riva sinistra intende il lato orientale della città.
Nello specifico, i soldati iracheni sono entrati a Judaidat Al-Mufti, area sud-orientale di Mosul. Poco prima l’esercito iracheno aveva ripreso il controllo dell’edificio che ospita la tv ufficiale di Mosul, ai confini del quartiere di Kukyeli, vera e propria porta di ingresso a est nella città. Il colonnello Taleb Shagati, capo delle operazioni militari congiunte, ad alcuni giornalisti nella base militare di Bartala ha assicurato che “prendere la tv significa prendere la città” precisando tuttavia che gli scontri a fuoco con i miliziani jihadisti sono ancora in corso.
Le violenze in Iraq hanno causato nel solo mese di ottobre 1.792 morti, 789 in più di settembre. Lo riferisce l’Onu, aggiungendo che il maggior numero di vittime civili, 566, si registra nel Ninive, provincia nella quale è stata sferrata l’offensiva curdo-irachena per strappare all’Isis la capitale Mosul. In tutto il Paese si registrano 1.120 vittime civili e 672 membri delle forze di sicurezza. I feriti sono stati 1.358, tra cui 1.120 civili.
Intanto, l’esercito turco ha schierato al confine iracheno carri armati e artiglieria pesante. Lo riferiscono fonti militari, senza spiegare i motivi della decisione e spiegando che un convoglio composto da 30 veicoli ha lasciato Ankara per dirigersi a Sipoli. I mezzi stanno per entrare nella provincia meridionale di Antalya. La notizia è stata confermata dal ministro della Difesa Fikri Isik, il quale ha fatto riferimento alla “preoccupante” presenza di guerriglieri del Pkk nella regione irachena dal Sinjar, riferisce il quotidiano Sabah.
Lunedì l’Isis ha tentato di trasferire 25mila civili da un sobborgo a sud di Mosul fino al centro della città per usarli come scudi umani. Lo ha riferito oggi l’Onu. I civili sono stati trasferiti “su migliaia di veicoli”, camion e furgoncini, ha spiegato la portavoce dell’Ufficio Onu per i Diritti Umani, Ravina Shamdasani. Ma la maggioranza dei veicoli non sono riusciti ad arrivare a destinazione perché gli aerei della coalizione militare che appoggia l’Iraq pattugliavano la zona e li hanno obbligati a tornare alla zona di Hamman al-Ali, da dove erano partiti.
Nella fase finale dell’offensiva per riconquistare Mosul, l’esercito iracheno si è detto “molto allarmato per la sorte di costoro e delle decine di migliaia di civili che sono stati spostati dall’Isis negli ultimi giorni”, ha aggiunto Shamdasani.
Secondo il Trattato di Roma, sul quale è stata creata la Corte Penale internazionale, il sequestro di persone in un conflitto armato è un crimine di guerra; e lo è anche costringere civili a spostarsi per ragioni non legate alla loro sicurezza o a imperativi militari. “Osserviamo che per l’Isis sequestrare civili per portarli il più vicino possibile alla città di Mosul, o alle loro strutture o installazioni militari, è diventata una pratica di condotta”.
L’obiettivo degli estremisti è, ovviamente, quello di assicurarsi che le zone dove operano siano fortemente popolate per disinnescare eventuali operazioni militari. La portavoce ha aggiunto che l’Onu è stata informata di un’altra strage di massa compiuta dagli uomini del “califfato” lo scorso sabato: le vittime erano 40 soldati dell’esercito iracheno, i cui cadaveri sono stati gettati nel fiume Tigri (l’Onu applica una metodologia molto rigorosa per verificare questo tipo di informazioni, che devono provenire da più di una fonte affidabile prima di essere comunicate alla stampa).
Secondo la Ong “Save the Children” fino a 600mila bambini sono tra gli 1,5 milioni di civili intrappolati a Mosul. Save The Children ha chiesto la creazione di “corridoi sicuri” per evacuare i civili.
“Non possiamo sederci ad aspettare che si ripeti un’altra situazione come quella vista ad Aleppo (città siriana assediata dove sono intrappolate 250.000 persone e teatro di scontri tra milizie anti-Assad e forze di Damasco e russe, ndr) mentre c’è ancora l’opportunità di evacuare i bambini dalla zona di guerra”, ha dichiarato il direttore per l’Iraq di Save the Children, Maurizio Crivellaro. (Agi)

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