Il Cda approva all’unanimità il percorso previsto dal Governo col decreto Crescita

Inpgi: allo Stato non conviene accorparlo all’Inps

Da sinistra: Giuseppe Gulletta, Marina Macelloni, Raffaele Lorusso e Mimma Iorio

ROMA – «L’unica strada veramente utile a garantire la tenuta dei conti dell’Inpgi è l’allargamento della base contributiva ai comunicatori. Una soluzione che consentirebbe, peraltro, di continuare a difendere il sistema degli ammortizzatori sociali, che l’Inpgi si paga da solo. Siamo, infatti, l’unico soggetto che ha investito denari propri sull’editoria». Il presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, ha ribadito oggi, nel corso di una conferenza stampa in via Nizza, l’impegno dell’istituto a fronteggiare una crisi pesantemente aggravata – ricordiamo – dal massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali che, nel caso delle aziende editoriali – sono stati finanziati esclusivamente con i soldi dei giornalisti, quindi non gravando affatto sulla finanza pubblica.
Impegno che il Cda dell’Inpgi ha assunto approvando oggi, all’unanimità, una delibera che traccia il percorso che l’ente affronterà nei prossimi mesi con l’obiettivo di dare attuazione a quanto previsto dalla legge di conversione del decreto Crescita. «La strada – ha spiegato, infatti, la Macelloni al termine del Consiglio di amministrazione – è contenuta anche nella norma del Decreto crescita che ci dà 12 mesi di tempo per mettere a punto soluzioni per la sostenibilità dell’Istituto. E noi questo faremo, oltre a cercare di individuare anche altre misure che non saranno punitive».
Al fianco di Marina Macelloni, il vicepresidente vicario Giuseppe Gulletta, il direttore Mimma Iorio e il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, componente del Cda in rappresentanza del sindacato. Con loro i consiglieri d’amministrazione Ezio Ercole, Maria Pia Farinella, Massimo Zennaro, Edmondo Rho e Carlo Chianura.
Marina Macelloni ha escluso qualsiasi ipotesi di commissariamento o di trasferimento all’Inps annunciando «un percorso che prevede un ruolino di marcia stringente: dal 31 luglio, infatti, partiranno una serie di riunioni operative con l’obiettivo di consegnare in tempi brevi una road map su quali misure siano percorribili e con quale impatto per assicurare “un futuro all’Istituto” nel medio-lungo periodo». Del resto il legislatore, varando la norma che fissa il 31 ottobre come data entro la quale il commissariamento dell’Inpgi resterà “congelato” ha, infatti, «messo nero su bianco l’ipotesi dell’allargamento, riconoscendo che non c’è un problema di cattiva amministrazione dell’istituto, ma di platea».

Claudio Durigon

«Il modello professionale e il mercato del lavoro sono, infatti, cambiati e l’Inpgi deve adattarsi al cambiamento. L’ampliamento della platea dei contribuenti è l’unico modo per garantire l’autonomia dell’ente e al contempo tutele e diritti agli iscritti. Per questi motivi, prevedendo una dotazione finanziaria, il Governo ha confermato la volontà di non commissariare l’Inpgi, né di farlo confluire nell’Inps. Passaggio – quest’ultimo – che comporterebbe un aggravio per la finanza pubblica di circa 600 milioni l’anno, l’equivalente della spesa in prestazioni affrontata dall’istituto.
In parallelo, inoltre, dovrebbe riprendere con il sottosegretario Claudio Durigon – che Marina Macelloni ha ringraziato “per la sensibilità e l’attenzione dimostrate” – il tavolo al ministero del Lavoro. «Non sarà un lavoro semplice, – ha ammesso – abbiamo 12 mesi di tempo per farlo. E sarà un lavoro urgente, serio, tecnico, non basato su opinioni, ma su un’analisi puntuale. Per questi motivi «il Cda è alla ricerca di soluzioni efficaci e non punitive perché abbiamo bisogno di rassicurare gli iscritti visto che sappiamo che c’è molto allarme nella categoria».
In buona sostanza, il Cda ha ritenuto doveroso convocare la conferenza stampa di oggi per ribadire di non essere impegnata a «punire o varare misure di privilegio per i giornalisti, ma per garantire il futuro dell’istituto», ricordando sia il contributo di solidarietà sulle pensioni, «ben più ampio di quello introdotto dal Governo», sia il divieto di cumulo pensioni-reddito, «che invece lo Stato ha abolito dal 2007».
Dal canto suo, il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha dato atto al governo «di aver portato a casa una norma di buon senso, nonostante ci fosse chi, anche all’interno della categoria, continuava a chiedere il commissariamento dell’Inpgi e l’azzeramento dei suoi vertici» e puntato poi il dito contro «campagne di disinformazione sui social, il cui unico risultato è stato creare allarmismo nei colleghi. Esternazioni fatte in malafede.

Andrea Camporese

È lo stesso film di alcuni anni fa, quando l’allora presidente Andrea Camporese e i vertici dell’istituto furono oggetto di una campagna mediatica vergognosa. Furono emesse sentenze di condanna prima del pronunciamento del tribunale, poi abbiamo visto com’è finita. Ora come allora il fine è lo stesso: togliere di mezzo gli organismi dirigenti democraticamente eletti. Adesso servono serietà e responsabilità, serve rassicurare gli iscritti».
Anche per questo la Fnsi ha chiesto al sottosegretario Durigon «l’avvio di un confronto serio e concreto sui temi del lavoro e della previdenza, confronto che si aprirà nei prossimi giorni. Perché l’allargamento della base contributiva è una operazione necessaria, ma sarà una operazione con effetto limitato nel tempo se non si affronta il tema del lavoro». La Fnsi ritiene, infatti, che «il lavoro debba tornare al cento dell’agenda politica, in quanto principale fattore di coesione sociale. Occorre ripartire dal lavoro, mentre al contrario tutti gli interventi degli ultimi anni nel settore dell’editoria sono andati a cancellare posti di lavoro, con denaro pubblico elargito per pensionamenti anticipati senza che a questo esborso si accompagnassero politiche di contrasto al precariato e al lavoro irregolare».
Lorusso ha, quindi, annunciato l’iniziativa organizzata per il prossimo 12 settembre nella sede della Fnsi per discutere di lavoro e previdenza nel settore dell’informazione, alla quale parteciperanno anche il sottosegretario Durigon e il presidente dell’Inpgi, ricordando che «sulla pelle dell’Inpgi si sta giocando anche una più ampia partita che riguarda tutta la categoria. Dal Governo arrivano attacchi alla categoria e all’informazione professionale: si vogliono colpire gli istituti della categoria per colpire l’informazione perché questa consente ai cittadini di sviluppare un pensiero critico».

Vito Crimi

Lorusso ritiene, inoltre, «paradossale che il sottosegretario con delega all’Editoria, Vito Crimi, addebiti all’Inpgi la presenza nel Cda dell’Istituto di due esponenti di nomina governativa, espressione del precedente esecutivo. Se non si stesse parlando di questioni drammaticamente serie, sarebbe un passaggio esilarante, degno di una gag o di un numero di cabaret. Appare poi alquanto inverosimile che ci sia stato qualcuno all’interno degli enti della categoria dei giornalisti che possa aver promesso al sottosegretario di risolvere la questione. In questo caso, infatti, si sarebbe di fronte ad uno spettacolo folcloristico».
«Se il sottosegretario Crimi vuole sostituire i due consiglieri di amministrazione dell’Inpgi di nomina governativa – ha ricordato il segretario della Fnsi – può farlo liberamente perché rientra nelle prerogative del Governo. Se l’operazione non gli riesce, farebbe bene a prendersela con se stesso, senza tirare in ballo l’Inpgi che, al contrario di quanto afferma il
sottosegretario, nulla ha mai chiesto a lui che invece, come dimostrano atti e dichiarazioni ripetute, ha messo da tempo nel mirino l’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani, insieme con tutta la professione, perché si illude di colpire l’informazione e di cancellare il pluralismo». (giornalistitalia.it)

 

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