Proclamati 17 giorni di sciopero. L’editore: “L’accordo è stato firmato in sede nazionale”

Giornale di Sicilia dimezza giornalisti e stipendi

Lino Morgante e Antonio Ardizzone

PALERMO –  Tutti i nodi vengono al pettine. Chi, lo scorso anno, ha commesso il grave errore di ipotizzare che il licenziamento dei 15 giornalisti assunti con contratto art. 2 e 12 avrebbe messo al sicuro il posto dei redattori, oltre a dare uno schiaffo alla solidarietà verso i meno tutelati, adesso dovrà solo prendere atto che quello non era altro che il primo passo verso la decimazione della redazione. Altro che progetti di sviluppo e di rilancio strombazzati a tamburo battente dagli editori.
La società Giornale di Sicilia Editoriale Poligrafica spa è controllata dal 2017 dalla holding della Ses, la società editrice della Gazzetta del Sud di Messina, guidata dal presidente e amministratore delegato Lino Morgante, con una quota di minoranza in mano al direttore responsabile Antonio Ardizzone – ha infatti comunicato al Comitato di redazione l’intenzione di dimezzare sia l’organico dei giornalisti che, dal novembre prossimo, passerebbero dagli attuali 24 a 12, che le retribuzioni. Intenzione alla quale l’assemblea dei giornalisti ha immediatamente risposto affidando al Cdr un pacchetto di 17 giorni di sciopero, «tanti quanti sono gli esuberi di personale annunciati dall’azienda», ricordando anche che «la decisione cade proprio mentre il governo nazionale e quello regionale annunciano misure e piani di sostegno alle imprese».
«Il piano – replicano gli editori – risponde all’esigenza di dover affrontare una situazione di grave e prolungata difficoltà, comune all’intero comparto editoriale, di cui il comitato di redazione è stato pienamente messo a conoscenza».
Il Cdr ricorda che «dal 2016 a oggi i redattori di questa testata – che giusto a giugno ha compiuto 160 anni – hanno progressivamente subito il taglio delle retribuzioni e assistito a un inevitabile impoverimento del quotidiano. Ora arriva una mazzata che probabilmente non ha precedenti, sicuramente non in Sicilia. Gli editori avviano un progetto con cui da novembre vorrebbero dimezzare sia le retribuzioni che l’organico, portando a 12 i giornalisti in servizio ogni giorno: appena 15 mesi fa eravamo in 24. Ci sono misure che potrebbero alleviare la situazione, come il ricorso a prepensionamenti e a esodi incentivati: il sindacato ne stava discutendo con la proprietà, ma poi gli editori hanno improvvisamente stoppato il confronto».
«Lo spirito di sacrificio dei giornalisti – è la tesi degli editori – è parallelo a quello dell’azienda e di tutte le sue componenti, a cominciare dai poligrafici, da tempo sottoposti a misure normative di contenimento dei costi ben più consistenti di quelle finora applicate alla redazione. Nei pochi mesi di crisi sanitaria sono state peraltro bruciate enormi liquidità finanziarie, a causa della forte erosione dei ricavi, cui non si è voluto far corrispondere un taglio all’impegno quotidiano nel rapporto privilegiato con i lettori».

La sede del Giornale di Sicilia a Palermo

Gli editori, infine, chiamano in causa il sindacato con una grave affermazione: «Ricordiamo infine al Cdr – con il quale l’azienda non ha mai mancato di incontrarsi e confrontarsi – che l’accordo in itinere, di cui si chiede la revisione, è stato firmato in sede nazionale. Dunque si sta semplicemente seguendo la procedura corretta prevista dalle norme».
Al fianco dei giornalisti si è subito schierato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ha immediatamente scritto a Lino Morgante esprimendo «grande preoccupazione per le ultime vicende che riguardano il Giornale di Sicilia e il paventato ulteriore ridimensionamento della sua redazione».

Leoluca Orlando

«Emerge – denuncia il sindaco di Palermo – un quadro allarmante sul futuro della testata. Un quadro allarmante per l’impatto occupazionale in un settore che come altri sta subendo una crisi gravissima, ma anche per le conseguenze inevitabili sulla presenza e la qualità dell’informazione nella città di Palermo, di cui il Giornale di Sicilia è in ogni caso protagonista».
«Per questo motivo – conclude Orlando – le manifesto l’interesse e la volontà dell’amministrazione comunale di essere parte attiva di un necessario confronto che, ritengo, deve coinvolgere anche i Governi nazionale e regionale proprio in considerazione delle summenzionate conseguenze delle scelte prospettate. Auspico che in attesa dell’avvio di tale interlocuzione istituzionale, la società voglia soprassedere dall’avvio dell’annunciato piano».
Il Comitato di redazione del quotidiano La Sicilia, dal canto suo, esprime la propria «vicinanza ai colleghi del Giornale di Sicilia, sui quali rischia di abbattersi la scure della riduzione dell’organico a causa dei problemi legati alla crisi dell’editoria».
I colleghi del quotidiano di Catania ricordano, infatti, che «anche in questa occasione, quindi, c’è chi pensa di ridurre i costi solo ed esclusivamente ai danni della forza lavoro. E ciò in un momento in cui la buona informazione va piuttosto difesa, rilanciata e rinvigorita. I tagli determinano solo l’impoverimento del prodotto e l’impoverimento può solo portare alla chiusura. È davvero questo ciò che vuole la proprietà del Giornale di Sicilia?».
«Solidarietà ai colleghi del Giornale di Sicilia, impegnati a tutelare i posti di lavoro» viene, infine, espressa dal Comitato di redazione della Gazzetta del Sud, il quotidiano gemello controllato dalla stessa holding guidata da Lino Morgante.
«Siamo convinti – afferma il Cdr della Gazzetta del Sud – che ci siano le condizioni per coniugare contenimento dei costi e garanzie occupazionali, riprendendo con fiducia un dialogo con il Cdr, sempre pronto a sostenere soluzioni ragionevoli, per evitare che il peso della pur difficile crisi dell’editoria ricada sui giornalisti, già gravati da grossi sacrifici, intaccando anche progetti ambiziosi e investimenti che l’azienda vuole pianificare in un’ottica di rilancio sinergico». (giornalistitalia.it)

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