Sistema produzione e informazione indipendente, plurale, trasparente e responsabile

Franco Siddi: “Tv, solo insieme si cresce”

Franco Siddi

ROMA – Crescita sostenibile per scongiurare la marginalizzazione italiana nel contesto globale. «Solo con una strategia condivisa tra produzione indipendente italiana e operatori televisivi potrà esserci una crescita di valore dei nostri contenuti identitari in un contesto sempre più sovranazionale. Gli operatori televisivi sono pronti a fare squadra con l’orgoglio di chi ha investito 10 miliardi negli ultimi 10 anni nella produzione europea e indipendente e vuole continuare a farlo». Lo ha dichiarato Franco Siddi in occasione del convegno “La fabbrica delle immagini non si ferma” organizzato dall’Anica al Teatro Argentina di Roma. L’intervento si è concentrato sui punti comuni su cui fare squadra: avviare un bilancio condiviso e migliorare la legge cinema e audiovisivo, normare i profili di responsabilità delle piattaforme online nel Dsa, promuovere salienza, sostenibilità, crescita e pluralismo dell’industria.
Legge cinema e audiovisivo: tavolo per lo sviluppo dell’intero settore
Siddi si è detto d’accordo con quanto dichiarato dal ministro Dario Franceschini, il quale ha indicato che dopo 5 anni di applicazione è opportuno fare una valutazione con tutti i soggetti coinvolti su quanto è necessario migliorare della legge, ad esempio in tema di tax credit affluito a produttori che non sono più italiani o europei.

Dario Franceschini

«Dobbiamo tutti fare uno sforzo – ha sottolineato – per trasformare quei tavoli di compromesso che ci hanno visto contrapposti su diverse tematiche (quote di programmazione e di investimento, definizioni contrattuali e limitazioni temporali di diritti) in un tavolo propositivo in cui analizzare e affrontare un piano di sviluppo dell’intera produzione audiovisiva italiana».
Il presidente di Confindustria Radio Tv ha, quindi, ribadito il valore culturale, informativo e sociale dell’offerta televisiva free, che rimane incentrata sulla piattaforma digitale terrestre (92% del tempo di minutaggio della visione televisiva) rilevando che «gli editori televisivi rappresentano la principale industria culturale del nostro Paese: unico mezzo di comunicazione di massa gratuito, universale e non discriminatorio rispetto a reddito e livello socio culturale; unica fonte di informazione e visione di contenuti audiovisivi per decine di milioni di cittadini ad oggi ancora esclusi dall’accesso alle piattaforme a pagamento o online; in grado di generare valore, occupazione e ricchezza, anche fiscale, al nostro territorio, cui sono strettamente legati e connessi».
OTT: arginare la pressione competitiva sull’industria dei contenuti
La produzione indipendente, ormai, è sempre più aggregata in gruppi sovranazionali, se non globali, che per dimensioni e forza superano quella dei committenti nazionali. «Nel tutelare la produzione indipendente locale dai player globali – evidenzia Franco Siddi – si dimenticano gli effetti sul rapporto tra produttori (globali) e broadcaster (nazionali). Per questi ultimi, che già stanno facendo i conti con la concorrenza dei player digitali nel mercato della pubblicità, è difficile competere con le piattaforme globali, che determinano lo stato dell’arte della produzione, in termini di linguaggio, costo orario (arrivano ad investimenti orari cinque volte superiori a quelli dei broadcaster tradizionali), promozione e modalità di fruizione. La realtà del mercato con le sue modalità di finanziamento, anche pubblico, rischia di far perdere centralità al principale finanziatore della produzione cinematografica e audiovisiva italiana e contribuisce al mantenimento di una riconosciuta eccezione culturale a livello europeo».
Il mercato vive oggi una fase di profonda trasformazione, con l’ingresso di nuove piattaforme in grado di sostenere con grandi capitali la produzione audiovisiva di molti paesi: la loro presenza non deve però marginalizzare un sistema che, grazie alla produzione indipendente e ai broadcaster, pubblici e privati, negli ultimi 40 anni in Italia ha garantito un cospicuo flusso di contenuti, serialità di grande successo internazionale e film premiati con gli Oscar.
«Si deve prendere atto come sistema di questo rischio di marginalità e lavorare – afferma Siddi – per creare un processo qualitativo e selettivo in grado di sostenere un mix variato di prodotti e garantire crescita alla produzione di cinema e fiction nazionale. È fondamentale, in particolare, che l’ingresso dei nuovi protagonisti consenta di mantenere l’equilibrio economico dei media tradizionali che devono poter crescere ed essere economicamente sani per continuare a garantire il loro ruolo più esclusivo che è quello di alimentare un sistema di produzione e di informazione indipendente, plurale, trasparente e responsabile».
DSA, ciò che è illegale offline deve esserlo anche online
Fra gli altri terreni comuni su cui collaborare, Siddi individua il DSA, che entra nella fase finale della negoziazione nel Trilogo (Consiglio, Commissione Parlamento UE), evidenziando che «è fondamentale mantenere il principio che ciò che è illegale offline deve esserlo anche online, e pretendere profili di responsabilità per le piattaforme sui contenuti e le controparti business (Kybc), in coerenza con quanto previsto nella direttiva sul copyright online».
Prominence, un ulteriore problema per le televisioni
Un ulteriore problema per le televisioni, oggi minacciate dalla difficoltà di far individuare e far accedere gli utenti alla propria offerta sui telecomandi dei nuovi televisori, sovrabbondanti di tasti e di sistemi di indicizzazione che indirizzano prioritariamente verso le nuove piattaforme è rappresentato dal nuovo Testo Unico. In esso sono, infatti, previste misure per garantire la preminenza nell’accessibilità e nella visibilità dei contenuti e Confindustria Radio Televisioni ha sensibilizzato l’Agcom, che ha la potestà regolamentare in materia, ad intervenire tempestivamente. Siddi ritiene, infatti, che «quello della “prominence” è un tema fondamentale per la continuità delle aziende televisive, già previsto nella nuova direttiva sui servizi media e all’attenzione del Parlamento francese e dell’Ofcom nel Regno Unito. Un tema che non può non interessare anche chi produce contenuti destinati al pubblico televisivo». (giornalistitalia.it)

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