La delegazione siciliana guidata da Giulio Francese in visita alla mostra-museo di Palermo

Figec Cisal al No mafia Memorial per non dimenticare

PALERMO – I telegiornali dell’epoca delle stragi, trasmessi al buio attraverso una decina di monitor in sequenza, restituiscono il clima di allarme di trent’anni fa, quando la mafia (e i suoi complici ancora senza volto) colpirono il cuore della democrazia  a colpi di tritolo.

Il No Mafia Memorial di Palermo

Poco lontano, in un altro ambiente, le foto dei servitori dello Stato ricordano i nomi e le storie di chi ha pagato con la vita il proprio impegno professionale e civile contro le cosche, così come le foto appese alla parete dei mafiosi arrestati nel corso di una mattanza durata oltre 70 anni, che senza enfasi si può definire una vera e propria guerra civile, come testimonia la Torre delle Vittime, volti e storie dei caduti illuminati da un gioco di luci che consente memoria e riflessione.
Siamo dentro il No Mafia Memorial, mostra-museo stabile nel cuore di Palermo, in palazzo Gulì concesso anni fa dall’amministrazione Orlando al Centro Peppino Impastato, presieduto dal sociologo Umberto Santino, dove una delegazione di giornalisti aderenti alla Figec Cisal si è recata in visita. Una visita  “full immersion’’, fermandosi in particolare di fronte alle immagini dei giornalisti siciliani uccisi da Cosa Nostra e ponendo i presupposti per una collaborazione con la direzione del museo, guidato da Ario Mendolia.

Giulio Francese

«La Figec  Cisal, Federazione  giornalismo, editoria, comunicazione – ha dichiarato il consigliere nazionale Giulio Francese, che ne è il coordinatore in Sicilia – ha inteso riconoscere il prezioso lavoro di custode della memoria del No Mafia Memorial, meta di tanti visitatori provenienti da altre regioni e dall’estero ma ancora poco conosciuto dai palermitani. Il nostro impegno è quello di coinvolgere i nostri iscritti in un percorso di conoscenza e di approfondimento dei valori dell’antimafia e della legalità, tenendo sempre accesa la fiaccola della memoria, per non dimenticare mai il sacrificio di tanti innocenti, a cominciare dagli otto giornalisti caduti on Sicilia per mano mafiosa».
A fare da guida il direttore del Memoriale Ario Mendolia. «La difficile eredità dell’antimafia – ha sottolineato – trova nel progetto del No mafia Memorial, concepito da Umberto Santino nel 2013 e da me realizzato e modestamente diretto dal 2018,  una collocazione culturale e divulgativa. Pensato per i giovani, con attenzione ai nuovi linguaggi, il Memoriale è un museo di narrazione, privo di reperti ma capace di suscitare forti emozioni.

Palazzo Gulì a Palermo sede del “No Mafia Memorial”

Grazie all’uso di tecnologie interattive e ricco di materiali testuali, è stato molto apprezzato dai numerosi turisti e studenti, provenienti da tutto il mondo che lo hanno visitato, per il rigore storico e la mancanza di retorica. Un museo che lungi dall’essere statico, prosegue la sua ricerca e conferma la sua presenza contro ogni forma di criminalità organizzata».
Nel manifestare la disponibilità a  una  proficua collaborazione  con la Figec, Mendolia ha voluto ringraziare i rappresentanti del nuovo sindacato «per l’interesse manifestato nei confronti della nostra attività e per il prezioso compito svolto dalla stampa nella nostra società».
Sulla scia del Giardino della Memoria di Ciaculli, realizzato grazie all’impegno di cronisti e magistrati, il No Mafia Memorial si iscrive tra i luoghi di memoria (e di promozione della cultura di legaità) autenticamente attiva aperto alle scuole e ai visitatori di tutta Europa, che negli ultimi anni hanno affollato numerosi le sale multimediali.
Fotografie, testi, ricerche, filmati d’epoca e atti processuali disegnano un percorso storico didattico che parte dagli inizi del 1500, quando cominciarono a manifestarsi in Sicilia le prime forme organizzate “pre-mafiose’’ di prepotenza, poi sfociate nei secoli nelle prime strutture delinquenziali organizzate anche negli Usa (“la mano nera”) e infine negli orrori delle stragi e dell’attacco allo Stato,  restituite ai visitatori non solo con la sapiente divulgazione delle guide ma attraverso un percorso multimediale che crea quella “connessione emotiva’’ tra archivio e presente, in grado di trasmettere, oltre alla conoscenza, anche il senso, i valori e le radici di quegli anni tragici per la Sicilia e per l’intero Paese. (giornalistitalia.it)

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