Condannati a 2 anni ciascuno il presidente, il segretario generale e un dirigente

Egitto: carcere per il Sindacato dei giornalisti

Yahiya Kallash, Gamal Abd el-Rahim e Khaled el-Balshy

Yahiya Kallash, Gamal Abd el-Rahim e Khaled el-Balshy

IL CAIRO (Egitto) – Due anni di carcere ciascuno sono stati inflitti al presidente, al segretario generale e al responsabile della commissione interna per le libertà del Sindacato egiziano dei giornalisti. I tre, rispettivamente Yahiya Kallash, Gamal Abd el-Rahim e Khaled el-Balshy, sono stati riconosciuti colpevoli di diffusione di false notizie e di favoreggiamento personale per aver cercato di aiutare a sottrarsi all’arresto i colleghi Amr Badr e Mahmoud al-Saqqa. Questi ultimi, noti oppositori, a loro volta ricercati dalle forze di sicurezza per istigazione contro l’ordine pubblico.
Catturati il 1° maggio scorso proprio nel quartier generale del sindacato, avevano organizzato proteste di piazza contro la cessione all’Arabia Saudita di Tiran e Sanafir, due isolotti nel Mar Rosso, decisa in aprile dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi in cambio di un ricco programma di investimenti promesso da Riad, cessione peraltro poi bloccata dalla magistratura due mesi più tardi.
Secondo l’edizione on-line del quotidiano “al-Ahram” il Tribunale Penale di Qasr el-Nil, nel cuore del Cairo, ha comunque concesso ai tre imputati la libertà provvisoria, in attesa delle preannunciate impugnazioni, dietro pagamento di una cauzione individuale da 10.000 lire locali, pari a circa 580 euro.
La sentenza di primo grado è, comunque, considerata un duro colpo alla libertà di stampa in Egitto, anche perché mai era successo prima che al capo del sindacato dei giornalisti fosse inflitta una pena detentiva.
Nel frattempo Badr è stato rilasciato dopo quattro mesi di custodia preventiva ed è tuttora in attesa di giudizio, mentre Saqqa, le cui condizioni di salute in prigione sono precipitate, si trova in isolamento dalla fine di agosto. Vani finora tutti gli appelli affinché gli sia riservato un trattamento più umano.
La loro vicenda a suo tempo suscitò le veementi reazioni non soltanto delle organizzazioni per i diritti umani, ma altresì della stessa Unione Europea, e Kallash denunciò l’accaduto come arte di un piano governativo per muovere “guerra al giornalismo” e instaurare nel Paese arabo uno “stato di terrore”. (agi/afp/nova)

 

 

 

I commenti sono chiusi.