Presentato a Palermo il docufilm sul glorioso quotidiano palermitano

È sempre L’Ora di sfidare ogni potere

La corsa de L’OraPALERMO – L’Ora è per sempre. Anche se non è più nelle edicole, resta scolpita nelle teste e nei cuori, non solo degli addetti ai lavori, forse anche nell’immaginario delle generazioni che non hanno conosciuto questo glorioso quotidiano.
È probabilmente l’obiettivo del docufilm “La corsa de L’Ora”, presentato in anteprima a Palermo, rendere omaggio e ragione di una passione mai spenta, non solo per un giornale, ma per le sfide dell’informazione sempre attuali.
A testimoniarne il valore anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, ex procuratore di Palermo, che quindi ben conosce le dinamiche antiche e nuove di questa città raccontate per decenni da schiere di fieri giornalisti. L’Ora, piccolo e grande quotidiano palermitano, fucina di firme prestigiose, sempre in prima linea nel denunciare la mafia, le illegalità, i cambiamenti sociali.
Il film racconta la storia del giornale palermitano negli anni della direzione di Vittorio Nisticò, tra il 1954 e il 1975. Le vicende del quotidiano, che chiuse i battenti nel 1992, si intrecciano con quelle della città di Palermo e con l’impegno di tanti intellettuali, giornalisti, scrittori che frequentarono la redazione e che fecero del L’Ora qualcosa di più di un semplice quotidiane d’opposizione.
“La cosa che mi ha più stupito studiando e cercando tra gli archivi degli articoli pubblicati su L’Ora – afferma il regista Antonio Bellia – è lo spessore culturale di questo giornale. Le pagine della cultura sono straordinarie, vi erano i contributi di Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, Gesualdo Bufalino, Renato Guttuso, Bruno Caruso, Michele Perriera, Danilo Dolci, e tanti altri intellettuali siciliani e non, che bazzicavano in quella redazione.

Leonardo Sciascia

Leonardo Sciascia

A volte, leggendo gli articoli di Leonardo Sciascia, mi sono chiesto come fosse possibile che un quotidiano letto da una piuttosto scarna ed eterogenea popolazione, potesse avere un livello così alto di analisi politica, sociale e culturale”.
Il film conta sulla testimonianza di alcuni dei giornalisti protagonisti di quella stagione, formatisi nella redazione di Piazzetta Napoli e oggi firme autorevoli nelle redazioni dei principali quotidiani italiani. Tra loro, Marcello Sorgi, Francesco La Licata, Franco Nicastro, Piero Violante, Antonio Calabrò, Letizia Battaglia e tanti altri. E conta sulla interpretazione carismatica di Pippo Delbono nei panni di Vittorio Nisticò. Daniele Ciprì è direttore della fotografia, al montaggio Marzia Mete, le scenografie sono di Fabrizio Lupo, i costumi di Dora Argento, fonico Danilo Romancino.
“La corsa de L’Ora”, prodotto da Demetra e Marvin Film, è stato realizzato con il contributo della Regione Siciliana – Assessorato allo Spettacolo, Ufficio Speciale per il Cinema e l’Audiovisivo/Sicilia Film Commission, del ministero dei Beni culturali. (agi)

Grasso: “Attuale lezione di un giornalismo di denuncia e rigoroso”

PALERMO – “Da palermitano e da cittadino dico grazie a L’Ora di cui resta attuale la lezione di un giornalismo di denuncia e rigoroso”. Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, al cinema “Rouge e noir” di Palermo per l’anteprima del docufilm “La corsa de L’Ora”. “Le inchieste sulla mafia – ha aggiunto – avevano portato all’attentato dinamitardo contro il giornale che subito dopo era pronto a continuare a fare il suo importante lavoro. Tre giornalisti di questo quotidiano sono stati uccisi dalla mafia. C’erano giornalisti capaci di insegnare e giornalisti capaci di imparare: una bella squadra, una bella lezione”.

Pietro Grasso

Pietro Grasso

La chiusura del quotidiano del pomeriggio 25 anni fa, ha proseguito Grasso, “è stata una grande perdita. È stato per tanti anni l’avanguardia dell’informazione. Quelle grandi «forbici» con cui il direttore Nisticò ritagliava la foto per la prima pagina, erano la metafora di quel taglio giusto con cui il giornale sapeva trovare e descrivere le vicende palermitane”.
La foto in prima pagina, “che coglieva il fatto più eclatante che accadeva, era una grande innovazione”. Poi la vignetta “che era la caratterizzazione emblematica di certi fatti. Ne ricordo una che raffigurava Falcone su una piovra, e accanto un corvo, la testa di un serpente, una talpa: un tratto di matita rappresentava tutto quello che era successo nel corso di un anno”.
Una innovazione era pure l’ironia “con cui si dissacrava la mafia, quel «Calogero Lupara» che veniva colpito con l’arma dell’ironia”. E Grasso ricorda quel rosso nella prima pagina del giornale, insieme al nero, “di grande impatto soprattutto nelle notizie più drammatiche”. E poi l’idea di un giornale “che riusciva a mettere insieme il racconto delle periferie e la cultura, un giornale popolare e culturale che dava spazio a Sciascia, Danilo Dolci, Letizia Battaglia con le sue foto.
E oggi come fotografare la mafia? “Forse come un palazzo elegante, con un centinaio di impiegati che lavorano in collegamento con tanti Paesi, dentro canali internazionali”. La mafia “è diventata invisibile ma resta ben visibile in certe realtà. L’Ora era un giornale che riusciva a raccontare il groviglio di interessi tra mafia e politica, che rompeva gli schemi di certi quotidiani che sembravano asserviti al potere”.
Una delle verità espresse dal giornale era che “il potere è silenzio, il silenzio è potere”: “La missione che il giornale assumeva – ha concluso Grasso – era sfidare e rompere l’arroganza del potere, di ogni potere, che vuole il silenzio”. (agi)

 

 

 

 

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