La Fnsi: “Soddisfatti della decisione di stralciarla dalla legge”. Il 24 marcia a Polistena

Diffamazione: via l’offesa ai politici “sotto tiro”

Raffaele Lorusso

Raffaele Lorusso

Carlo Parisi

Carlo Parisi

ROMA – «Non possiamo che prendere atto con soddisfazione della decisione, annunciata in aula dal relatore senatore Cucca, di stralciare dalla legge a tutela degli amministratori “sotto tiro” la parte relativa all’inasprimento ulteriore delle sanzioni penali, leggi carcere, relative alla diffamazione».
È quanto affermano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.
«Per altro – spiegano Lorusso e Giulietti – la decisione sarebbe stata in contrasto con un’altra legge, giunta alla quarta lettura, che prevede l’abrogazione del carcere, come richiesto dalle medesime istituzioni comunitarie. La Fnsi ringrazia quanti, dentro e fuori il Parlamento, hanno condiviso l’impegno e le iniziative di questi giorni e si augura che finalmente possa essere approvata la nuova normativa sulla diffamazione che, oltre alla abrogazione della pena del carcere, possa finalmente prevedere norme che scoraggino l’uso e l’abuso delle cosiddette “querele temerarie”, divenute un vero e proprio strumento di intimidazione nei confronti dei cronisti. La Fnsi, infine, ha deciso di aderire alla marcia, promossa dall’associazione Avviso pubblico e che si svolgerà il prossimo 24 giugno a Polistena, Reggio Calabria. Ci auguriamo che tutti i media, a partire dal servizio pubblico, vogliano seguire e dare voce a quanti, a partire dagli amministratori e dai cronisti “sotto tiro”, hanno scelto di contrastare, ogni giorno, mafie, corruzione, malaffare».
Un appello alla partecipazione rilanciato anche da Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria: “Se vogliamo davvero difendere il nostro lavoro, la nostra dignità e la qualità dell’informazione, dobbiamo essere uniti. Le battaglie non si vincono da soli, specie in realtà difficili come la Calabria dove ogni volta che si manifesta contro il malaffare occorre partecipare in massa”.
La norma, a (super) tutela dei politici, degli amministratori pubblici e dei magistrati, prevedeva la possibilità per i giornalisti di essere condannati fino a 9 anni di carcere se accusati, appunto, di aver diffamato un politico, un amministratore pubblico o un magistrato. Per questo nei giorni scorsi aveva sollevato molte polemiche e innescato la decisa reazione, in primis, della Federazione della stampa e dell’Ordine dei giornalisti.
«Per evitare altre strumentalizzazioni e polemiche infondate – ha spiegato stamane il Aula il senatore Giuseppe Cucca – abbiamo deciso di levare dal testo dell’articolo 3 anche il riferimento all’articolo 595 del codice penale e non vi sarà più alcun legame con il reato della diffamazione».

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