L’appello rilanciato in apertura della sessione statutaria oggi a Roma e da Il Tirreno

Congresso Fnsi: “Liberate Gabriele Del Grande”

I delegati al Congresso straordinario della Fnsi rilanciano l’appello per la liberazione di Gabriele Del Grande

ROMA – Si è aperta con l’invito alla mobilitazione, lanciato già nei giorni scorsi dalla Federazione nazionale della stampa italiana, per chiedere la liberazione di Gabriele Del Grande, il giornalista rinchiuso in un carcere della Turchia e da ieri sera in sciopero della fame per difendere i propri diritti, la sessione statutaria del XXVII Congresso della Fnsi, in corso da stamane all’Hotel Ergife di Roma.
Insieme ai 312 giornalisti delegati a partecipare al Congresso straordinario della Fnsi, anche i colleghi delle agenzie, delle televisioni e dei giornali, che hanno ripreso e rilanciato l’appello. Come ha fatto Il Tirreno, che ha dedicato a Gabriele Del Grande la prima pagina di oggi, mercoledì 19 aprile.

La prima pagina de Il Tirreno di oggi

La prima pagina de Il Tirreno di oggi

Nell’articolo di fondo, il direttore Luigi Vicinanza spiega le ragioni di questa scelta: «Noi stiamo con Gabriele – scrive –. Stiamo dalla parte di un cittadino europeo, italiano, toscano di Lucca, trattenuto in Turchia dal 9 aprile senza un fondato motivo dalle autorità di quel Paese».
Come ricorda il direttore Vicinanza, «costa fatica e coraggio» raccontare, come fa Gabriele Del Grande, quello che accade in posti come la Turchia o la Siria, correndo il rischio di «urtare la suscettibilità di apparati a scarso contenuto di democrazia».
Oggi Gabriele è bloccato in Turchia, nazione che con Erdogan sta imboccando la via del regime autocratico. Un Paese membro della Nato sempre più lontano dai valori occidentali.
«La prima pagina del Tirreno di oggi – spiega Vicinanza – è un invito alla mobilitazione, sempre più ampia, affinché un cittadino italiano, nostro conterraneo, sia subito liberato. Contro la violazione dei diritti umani e la sopraffazione poliziesca, siamo per la libertà di pensiero e di espressione. È la nostra cultura, la nostra civiltà: #freeGabriele».

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