Per l’informazione libera e pluralista con giornalisti professionisti regolarmente abilitati

Alto Adige: contributi alle imprese giornalistiche

TrentinoBOLZANO – Il Sindacato Giornalisti Trentino Alto Adige, in riferimento ai criteri per l’assegnazione dei fondi per tv, radio e portali internet, che a breve saranno trattati dalla Giunta Provinciale di Bolzano, auspica un intervento più deciso per garantire al meglio un’informazione libera e pluralista, fatta da giornalisti professionisti regolarmente abilitati.
La distinzione tra costi per l’acquisto da terzi, costi di personale non giornalistico e costi di giornalisti è apprezzabile, ma la forbice tra i coefficienti (0,20, 0,25 e 0,30) è troppo stretta per dare una vera spinta all’occupazione giornalistica. Purtroppo il fenomeno delle false partite Iva e Co.co.co. è molto diffuso nel settore giornalistico e rappresenta una piaga per i diritti e le tutele previdenziali dei giornalisti che ogni giorno lavorano in una redazione, per lo più in via esclusiva.
Oltre ad “ampliare” questa forbice, il sindacato giornalisti chiede di introdurre un quarto coefficiente ancora più vantaggioso per il datore di lavoro così da premiare le assunzioni di giornalisti nell’anno di assunzione, per poi passare l’anno seguente a quello standard per i contratti a tempo indeterminato. Secondo il Sindacato, la quota fissa per le emittenti televisive, quattro volte quella per i portali informativi online, è piuttosto elevata e rende meno decisivo per questa tipologia di aziende il contributo legato all’assunzione o alla presenza di giornalisti in redazione. Va, inoltre, ribadito che i giornalisti devono essere assunti con contratti nazionali di lavoro giornalistico, sottoscritti dalle rappresentanze datoriali e dalla Fnsi.
Il Sindacato Giornalisti Trentino Alto Adige sottolinea che la regolarizzazione occupazionale dei giornalisti non risponde al sogno del posto fisso, da molti considerato superato, ma all’esigenza di garantire l’autonomia professionale e, quindi, un’informazione veramente libera, pluralista e di qualità. Poiché, inoltre, si discute di soldi pubblici, cioè di tutti, da destinare ad imprese private, parrebbe quanto mai opportuno impiegare tali fondi anche per sostenere l’occupazione in un settore, quello giornalistico, che dall’inizio della crisi ha perso posti di lavoro sei volte più di tutto il mercato del lavoro nazionale.

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