“Due stipendi, contributi, tfr e rimborsi per la rinuncia all’indennità di licenziamento”

Tempi chiude con una proposta indecente

TempiMILANO – “Tempi chiude. Oggi il liquidatore della società editrice ha annunciato alla redazione e agli altri dipendenti il licenziamento immediato”. Così il settimanale diretto da Alessandro Giuli, con Emanuele Boffi, Rodolfo Casadei, Caterina Giojelli, Leone Grotti e Pietro Piccinini in redazione, ha annunciato ieri la cessazione delle pubblicazioni della testata edita da Etd Digital srl.
“Così – è scritto nell’editoriale di addio – nonostante 23 anni di pubblicazione ininterrotta, dopo appena undici mesi la nuova proprietà ha deciso che la nostra avventura è finita. Malgrado le ripetute richieste di incontro da parte della redazione per trovare una soluzione, e malgrado solo un mese fa il direttore abbia comunicato in un editoriale che le pubblicazioni sarebbero proseguite online dopo la cessazione dell’edizione cartacea, l’azienda ha deciso unilateralmente di chiudere”.
La redazione ricorda di non aver “mai smesso di lavorare e ha ricevuto con grave ritardo lo stipendio di settembre. Oggi si è sentita avanzare in via informale questa proposta irricevibile: gli stipendi di ottobre e novembre, i contributi previdenziali non versati, il tfr, oltre a rimborsi spese vari, saranno pagati se e solo se i dipendenti rinunceranno alle indennità di licenziamento previste dal Contratto di lavoro. Indennità che oggi l’azienda ha definitivamente dichiarato di non voler pagare”.
Eppure a fine giugno l’azienda, alla presenza dei sindacati, aveva comunicato la volontà di aprire una procedura di solidarietà per tutti i dipendenti a causa della difficile situazione economica e finanziaria. L’iniziativa era prevista nell’ottica di un rilancio del giornale nel 2018. La redazione aveva dato la sua disponibilità a dialogare, ma dopo quell’incontro non ha più ricevuto alcuna comunicazione fino all’interruzione improvvisa della pubblicazione del settimanale.
“Non solo i dipendenti, ma anche gli abbonati – denunciano i lavoratori – sono stati spiazzati dalle scelte della proprietà. Ad agosto, dopo aver deciso un aumento del prezzo di copertina e dell’abbonamento del 50 per cento, l’azienda ha lanciato una campagna sottoscrizioni al Meeting di Rimini, incassando in quell’occasione, come da tradizione, centinaia di rinnovi (molti dei quali biennali). Nemmeno due mesi dopo gli abbonati si sono visti sospendere il recapito della rivista. Infatti, con sorpresa della redazione, due numeri sono stati stampati e mai spediti, mentre un terzo è stato spedito con ritardo di settimane. A quanto risulta alla redazione, l’editore non ha mai dato alcuna spiegazione ai lettori e agli abbonati circa queste inadempienze. Ad eccezione dell’editoriale del direttore, l’azienda non ha mai fatto comunicazioni pubbliche né sull’interruzione delle pubblicazioni né sulla liquidazione della società”.
In un ultimo recente incontro, nella sede dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, col sindacato, il liquidatore si era detto disponibile a fare delle verifiche per una cassa integrazione a zero ore o comunque per un accordo economico con i giornalisti dopo la cessazione dell’attività. Invece, dopo pochi giorni, ecco l’annuncio del licenziamento e la notizia che le competenze non saranno corrisposte.
“Una storia più che ventennale, sostenuta dall’impegno e dai sacrifici dei lavoratori e dalla fedeltà dei lettori, finisce – concludono amaramente i giornalisti – nel peggiore dei modi”. (giornalistitalia.it)

 

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