Carlo Parisi (Fnsi): “Inaccettabile bavaglio al Gruppo Koza alla vigilia delle elezioni”

Turchia: la scure di Erdogan su giornali e Tv

La polizia turca in assetto antisommossa davanti alla sede di Koza ad Ankara (Foto Cihan)

La polizia turca in assetto antisommossa davanti alla sede di Koza ad Ankara (Foto Cihan)

ISTANBUL (Turchia) – A soli 5 giorni dalle cruciali elezioni politiche anticipate, in Turchia cala una nuova scure sui media critici verso il presidente Recep Tayyip Erdogan. Dopo che la scorsa settimana era stato annunciato lo stop alle trasmissioni di 7 canali di opposizione dall’operatore satellitare di Stato, Turksat, adesso a finire nel mirino è la holding Koza Ipek, che controlla il gruppo editoriale di cui fanno parte i quotidiani Bugun e Millet e i canali Bugun Tv e Kanalturk.
Ieri la polizia è piombata nella sede della compagnia per notificare il provvedimento del tribunale di Ankara che ne affida la gestione a un’amministrazione controllata. Un passo che ha scatenato le barricate dell’Associazione dei giornalisti turchi e delle opposizioni.
Dopo la decisione, pur senza citarla esplicitamente, anche l’ambasciata Usa ad Ankara ha lanciato l’allarme sui rischi per la Turchia alla vigilia del voto: “Gli Stati Uniti credono fortemente che la libertà di stampa e di espressione siano diritti universali. Sono essenziali – ha scritto sul suo account Twitter –per sane società democratiche. Quando c’è una riduzione nello spettro dei punti di vista disponibili per i cittadini, specialmente prima di un’elezione, è un elemento di preoccupazione”.

Il premier turco Erdogan

Recep Tayyip Erdogan

La sanzione decisa contro il gruppo Ipek è una conseguenza dei suoi presunti legami con la rete del magnate e imam Fethullah Gulen, ex alleato poi diventato nemico numero uno di Erdogan, che lo accusa di aver creato uno “stato parallelo” con l’intenzione di rovesciarlo. Per le opposizioni si tratta, però, di una decisione tutta politica per silenziare i media critici in vista delle elezioni di domenica.
Tra i tanti giornalisti giunti ieri nella sede del gruppo in segno di solidarietà c’era anche Can Dundar, direttore del quotidiano di opposizione laica Cumhuriyet, per cui Erdogan invocò l’ergastolo prima del voto del 7 giugno scorso per alcuni scoop su una sospetta collaborazione dei servizi segreti turchi con l’Isis. Centinaia di persone, compresi alcuni deputati di opposizione, sono state disperse dalla polizia mentre protestavano contro la decisione.
Una condanna è giunta anche dal presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, che si è detto “molto preoccupato” di questo passo “proprio prima delle elezioni”.
Di certo, questa campagna elettorale vissuta sottotono dopo la strage di Ankara ha visto ancora una volta i riflettori tutti puntati su Erdogan. Negli ultimi 25 giorni il 90% delle trasmissioni dal vivo della tv di Stato Trt sono state dedicate al presidente o al suo partito Akp (59 ore su 66), lasciando le briciole all’opposizione e appena 18 minuti al partito filo-curdo Hdp, che anche domenica prossima sarà l’ago della bilancia. Superando ancora la soglia record di sbarramento al 10% dopo lo storico successo di giugno, quasi certamente impedirebbe all’Akp di recuperare la maggioranza parlamentare che Erdogan vuole a tutti i costi. (Ansa)

Cristoforo Spinella

Al fianco dei colleghi turchi che rischiano il carcere al minimo dissenso
Koza IpekROMA – “Il bavaglio imposto ai giornali ed ai canali Tv del Gruppo Koza non è altro che l’ultimo, inaccettabile, atto di compressione della libertà di stampa in Turchia”. Lo ha dichiarato Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Fnsi e direttore di Giornalisti Italia all’agenzia di stampa turca Cihan News Agency sottolineando che “il provvedimento restrittivo adottato dal Governo di Recep Tayyip Erdogan non fa altro che mortificare il lavoro dei giornalisti turchi impegnati ad informare correttamente i cittadini alla vigilia dell’importante appuntamento elettorale di domenica prossima”.
“La limitazione della libertà di stampa nei confronti dei giornalisti turchi, costretti a lavorare sotto la scure delle minacce di Erdogan, rischiando il carcere al minimo dissenso, preoccupa sempre più – ha dichiarato Parisi all’agenzia Cihan – il sindacato dei giornalisti italiani che, assieme all’Ifj, è da sempre al fianco dei colleghi continuamente mortificati nella loro dignità umana e professionale perché «colpevoli» di svolgere bene e onestamente il loro mestiere di cronisti”. (giornalistitalia.it)

 

 

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