L’Inpgi non può pensare di risolvere i suoi problemi sulle spalle dei pensionati

“Pensioni: altro che equità, il fisco ci divora”

Romano Bartoloni

Romano Bartoloni

ROMA – L’Inpgi naviga in cattive acque ed è alla ricerca di vie d’uscita. Peraltro, non facili da trovare con un disavanzo di bilancio di 100 milioni. Crollate retribuzioni e, quindi, contribuzioni previdenziali, pensioni ed ammortizzatori sociali (il costo salito alle stelle con i contratti di solidarietà diffusi a raffica) si sono salvati, finora, grazie alla rete di sicurezza del patrimonio immobiliare. Ma sono in vista altre mazzate per l’Istituto.
Bussano alle porte una sfilza di altri prepensionamenti, ma il contributo pubblico si è esaurito. E dopo dove si va a parare? Se il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha in mente di chiedere “un contributo di equità” per le pensioni superiori alle 2mila euro, all’Inpgi, in sintonia sotto sotto, si comincia ad entrare nell’ordine delle idee di una sforbiciata ai tetti degli assegni previdenziali dei giornalisti.
Peraltro, il segretario della Fnsi, Lorusso, sembra condividere questa linea almeno a leggere le sue dichiarazioni all’Ansa (Ancona, 18 aprile), secondo le quali “bisogna aprire un circuito contrattuale, portandoci dentro più gente possibile. Grazie a un patto intergenerazionale tra chi è in pensione, chi lavora e chi spera di entrare a lavorare”.
Secondo Franco Abruzzo, presidente dell’Unione pensionati italiani “alcuni impreparati e stravaganti consiglieri Inpgi hanno proposto questi tagli a titolo di ipotesi: 1% sulle pensioni fino a 30mila euro annui; 2% da 31 a 60mila; 4% da 61 a 91mila; oltre prelievi in atto da 6,12, 18% ex legge 147/2013”.
Allo stato dei fatti, però, il cda dell’Istituto ha le mani legate da sentenze della Consulta e della Cassazione. E poi incontrerebbe l’altolà del Governo che ha detto chiaro e tondo, con il presidente Renzi e con il ministro del lavoro Poletti, che le pensioni non si toccano. Vedremo se le bugie hanno le gambe corte.
Comunque, l’Italia è l’unico Paese al mondo che non offre ai pensionati né sconti sulle tasse, né altri benefici di carattere sociale. Se il caro vita è un fisco cinico ed esoso ammazzano le pensioni, non resta che andare a vivere all’estero (complessivamente per 6 mesi all’anno) in un dei Paesi che non ti spellano vivo e dove puoi campare bene con il tuo assegno previdenziale.
L’Inps sborsa oltre 470 mila pensioni ai capelli bianchi fuggiti nei paradisi fiscali legali. Nel web “mollo tutto” l’elenco dei Paesi che offrono una migliore e più sicura ospitalità. Per ora, sono solo 256 i giornalisti pensionati Inpgi che hanno lasciato l’Italia in cerca del benessere che hanno perso in casa loro. Però, di questi tempi, bisogna stare in guardia dai rischi terrorismo e dintorni che stanno sconvolgendo tanti parti del mondo. Rapida marcia indietro di alcuni colleghi che si stavano per trasferire a Tunisi, fino a ieri una delle mete più ambite.

Romano Bartoloni
Presidente Sindacato Cronisti Romani

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