Fuggita dallo Yemen che vuole ucciderla non può ritirare un premio negli Stati Uniti

Ottusità Usa con la giornalista Afrah Nasser

Afrah Nasser

Afrah Nasser

STOCCOLMA (Svezia) – Donald Trump proprio non li ama i giornalisti. Questa volta, però, non si tratta di un attacco diretto del presidente statunitense alla stampa americana. Questa volta il rischio è che una giornalista yemenita non possa ricevere un premio assegnatole dai suoi colleghi a “stelle&strisce” a causa delle sanzioni Usa contro il suo Paese d’origine.
La protagonista di questa vicenda è la giornalista Afrah Nasser che ha ricevuto il Premio internazionale per la libertà di stampa dal Committee to protect journalists che ha sede a New York. Nasser, ormai da diversi anni, vive in esilio in Svezia, dove ha acquisito la cittadinanza, ma le è stato negato, per ben due volte, il visto d’ingresso negli Stati Uniti d’America perché nata nello Yemen.
Le motivazioni di questo rifiuto sono da ricercare nel divieto di viaggio e nelle restrizioni che il presidente Usa Donald Trump ha previsto per lo Stato arabo. «Mentre ci sono buone ragioni per cui dovrei viaggiare negli Stati Uniti e prendere parte alla cerimonia del Committee to protect journalists, le mie due richieste di visto per gli Stati Uniti ad oggi sono state respinte dall’ambasciata americana a Stoccolma, in Svezia. Attualmente ho inoltrato la richiesta per la terza volta ma non sono ottimista», ha scritto Nasser sul suo popolarissimo blog venerdì scorso.
Afrah Nasser spera di poter ritirare premio dalla cerimonia che il Comitato ha organizzato a New York per il 15 novembre prossimo. Ha chiesto asilo in Svezia nel 2011 dopo aver ricevuto minacce di morte in relazione agli articoli apparsi sul suo blog e le critiche rivolte al regime dello Yemen.
«Nonostante si sia trasferita a Stoccoma da sei anni – è scritto nella motivazione del premio di Cpj – ha continuato a raccontare la guerra nel suo Paese natio». Tutto questo, però, non basta. Il governo di Trump, infatti, ha rifiutato due volte l’ingresso della giornalista perché considerata yemenita a tutti gli effetti e, quindi, potenziale nemico degli Stati Uniti d’America ignorando il suo impegno per la libertà di stampa e le critiche al governo della sua terra natale da quale è dovuta scappare per rifugiarsi in Europa. (giornalistitalia.it)

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