Giusto tra le nazioni, morì a soli 37 anni in un lager nazista dopo aver salvato 105 ebrei

Odoardo Focherini, il nostro santo giornalista

Odoardo Focherini (Carpi, 6 giugno 1907 – Hersbruck, 27 dicembre 1944)

ROMA – L’emiliano, ma di origine trentina, Odoardo Focherini (1907-1944), è stato nove anni fa il primo giornalista italiano ad essere elevato agli onori degli altari.

Papa Francesco

Sposato con sette figli, marito affettuoso e padre premuroso, in ogni condizione e stato di vita fu sempre un cristiano esemplare. Era un collaboratore de l’Osservatore Romano e del quotidiano bolognese L’Avvenire d’Italia. Morì a soli 37 anni in un lager tedesco dopo aver salvato ben 105 ebrei.
Il riconoscimento del suo martirio “in odium fidei”, avendo vissuto la sua fede a 360 gradi senza separazione tra vita spirituale e vita quotidiana, firmato da Papa Benedetto XVI il 10 maggio 2012, gli ha aperto la strada alla beatificazione, avvenuta a Carpi il 15 giugno 2013 sotto il pontificato di Papa Francesco. Il Beato Focherini è stato così riconosciuto “Martire della fede”. La sua festa si celebra il 6 giugno di ogni anno (data della sua nascita).
In precedenza ha ottenuto alla memoria altri importanti riconoscimenti italiani ed internazionali. Nel 1955 l’Unione delle Comunità ebraiche gli ha conferito una medaglia d’oro, mentre nell’agosto 1969 l’Istituto commemorativo dei martiri e degli eroi Yad Vashem di Gerusalemme (museo-monumento dedicato alla Shoah, che era stato incaricato nel 1953 dal Parlamento israeliano), gli ha assegnato la “Medaglia dei Giusti” e lo ha iscritto nell’Albo dei Giusti tra le Nazioni (termine accordato agli uomini che rischiarono le loro vite per salvare gli ebrei, come gesto di riconoscimento e ringraziamento a nome di tutto il popolo ebraico), per la sua opera a favore degli ebrei durante la Shoah, assieme al suo impegno per il quotidiano cattolico L’Avvenire d’Italia. Ed una lapide con il suo nome è stata posta nel viale dei Giusti.

La Stele posta all’ingresso del Giardino dei Giusti Yad Vashem a Gerusalemme

Questo viale è stato inaugurato nel 1962 presso lo Yad Vashem e vi vengono piantati alberi in loro onore e memoria. Dal 1963 al 2001 sono stati proclamati circa 20.000 Giusti (un comitato di personalità pubbliche, presieduto da un giudice della Corte Suprema, assicura che i nominati abbiano agito interamente a loro discrezione, in territori controllati dalle truppe tedesche o da loro alleati e collaboratori, e mettendo a rischio la propria libertà e la propria vita, senza ricevere remunerazioni o compensi di sorta). Fino al 2002, gli italiani erano 295 (734 nel 2020 tra cui anche Gino Bartali). Tra questi figura una lapide con il nome di Odoardo Focherini.

Odoardo Focherini

Il 16 aprile 2007 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito alla memoria di Odoardo Focherini la Medaglia d’oro al merito civile con questa motivazione: «Di elevatissime qualità umane e civili, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, con eroico coraggio e preclara virtù civica, promosse la costruzione di una struttura clandestina che diede ospitalità ed assistenza ad un gran numero di ebrei italiani e stranieri, riuscendo a salvarli dalla persecuzione nazista. Arrestato, veniva internato nel campo di concentramento di Fossoli e successivamente deportato nel campo di Hersbruck, dove moriva di stenti e di setticemia. Fulgido esempio di coerenza, di senso di abnegazione e di rigore morale fondato sui più alti valori cristiani e di umana solidarietà. 1942 – 1944 / Carpi (Modena)». L’onorificenza fu poi consegnata dall’allora Capo dello Stato ai suoi familiari il 25 aprile 2007 nel corso di una solenne cerimonia all’Altare della Patria.
Il Beato Odoardo Focherini era nato il 6 giugno 1907 nella cittadina emiliana di Carpi, ma la sua famiglia era trentina, originaria di Celentino in Val di Peio (Val di Sole). Sin da ragazzo fu attivo nell’Azione Cattolica Italiana e appena conseguito il diploma di ragioniere fu assunto dalla Società Cattolica di Assicurazioni. Nel 1923 fu segretario del Circolo interparrocchiale di Carpi e l’anno seguente della Federazione Giovanile diocesana.

Il matrimonio di Odoardo Focherini con Maria Marchesi celebrato il 9 luglio 1930

Nel 1926 fondò lo scoutismo a Carpi e ne divenne responsabile a livello diocesano. Il 9 luglio 1930 sposò Maria Marchesi, anch’essa trentina di Rumo, da cui ebbe sette figli. All’interno dell’Azione Cattolica assunse anche la carica di presidente diocesano nel 1934.
Parallelamente collaborò con varie testate d’ispirazione cattolica, come l’Osservatore Romano e il quotidiano bolognese L’Avvenire d’Italia, uno dei due gloriosi giornali di ispirazione cattolica di cui fu anche segretario amministrativo (l’altro è “L’Italia” di Milano), che nel 1968 si sono fusi dando vita ad Avvenire.
Con l’ingresso dell’Italia nella Seconda guerra mondiale organizzò prima un ufficio di contatto con i soldati al fronte, ma in seguito formò una rete per l’espatrio di ebrei verso la Svizzera. Dal 1942 era, infatti, entrato nella Delasem, la Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei: rete di sostegno agli ebrei che forniva documenti falsi, soldi e collegamenti in Svizzera, aiutandoli a sfuggire alla persecuzione e a mettersi in salvo espatriando.

Odoardo Focherini a Bologna nel 1942

Peraltro Focherini non accettò mai di far uscire il giornale in edicola piuttosto che pubblicare notizie che urtavano con la propria coscienza cristiana, se questo, cioè, avesse significato chinare testa e schiena, sino a pubblicare notizie e commenti “politicamente corretti”, secondo i potenti del momento, ma contrari alla verità e al bene. Il “pezzo” più bello della sua vita è stato quello che non ha potuto mettere in pagina: lo ha “scritto” nei suoi stessi giorni e in quelli delle persone di un’altra fede, di un’altra origine e della stessa umanità che contribuì a salvare dalle follie di una discriminazione assassina.
Riuscì a salvare dall’Olocausto ben 105 ebrei, ma poco dopo fu scoperto e arrestato dalla polizia fascista l’11 marzo 1944 in ospedale a Carpi proprio al capezzale di un ebreo. Fu portato prima in Questura a Modena, poi rinchiuso nelle carceri di San Giovanni in Monte a Bologna dove rimase fino al 5 luglio quando venne trasferito a Fossoli: non era più prigioniero, ma deportato. Il 5 agosto 1944 fu internato nel campo di Bolzano-Gries. Di qui, il 5 settembre del ’44, fu trasferito nel lager di Flossenbürg dove gli fu assegnata la matricola n. 21518.

Il campo di concentramento Hersbruck

Successivamente finì nel sottocampo di Hersbruck non lontano da Norimberga dove morì a soli 37 anni il 27 dicembre 1944 nell’infermeria del lager.
Dei suoi resti mortali si è, purtroppo, persa ogni traccia. L’unico oggetto che può essere considerato una sua reliquia, ovvero la sua fede nuziale, è esposto alla venerazione dei fedeli nella cattedrale di Carpi. La sua memoria liturgica cade il 6 giugno, giorno del suo compleanno, per le regioni ecclesiastiche dell’Emilia-Romagna (dove visse) e del Trentino (cui era legato tramite i genitori e la moglie).
Sulla casa di Carpi, dove visse da giovane, è visibile una lapide posta in suo ricordo. Ma qual era il “segreto” della santità di Focherini? Lo si può capire leggendo la testimonianza di un prete che lo conobbe da vicino, don Giuseppe Tassi. Odoardo non mancava mai l’Eucaristia quotidiana.

La lapide sulla facciata della casa di Odoardo Focherini a Carpi

«Ne aveva bisogno – raccontava don Tassi – quella comunione quotidiana, quell’ostinata comunione quotidiana, non era solo la molla della sua dedizione appassionata alla causa del Regno. Era anche il tramite della sua comunione con i ragazzi, i giovani dell’Azione Cattolica che lì, Gesù e lui uniti, se li portavano in cuore perché potessero imparare a crescere liberi da tutto e da tutti, persino da sé stessi per vivere totalmente la gioia dell’amore a Dio e ai fratelli». In quel «Gesù e lui uniti» c’è tutto il “segreto” della santità di Focherini. Di ogni santità.
«Quella di Focherini – dichiarò nel 2013 durante la cerimonia di beatificazione l’allora vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina – è stata una vita breve, ma intensissima, che colpisce in special modo per tre aspetti: la carità quotidiana, esercitata poi in modo eroico nel salvare la vita di ebrei e perseguitati dal regime nazifascista; la passione giornalistica vissuta nel religioso rispetto della verità; la vita familiare benedetta da tanti figli». A sua volta il prefetto della Congregazione per le cause dei santi lo definì «Testimone generoso e fedele».

Odoardo Focherini

La sua vicenda è oggi ben documentata da un fondo archivistico riconosciuto «d’interesse storico particolarmente importante» dalla Soprintendenza Regionale dell’Emilia-Romagna per i beni culturali, e che costituisce sia una testimonianza preziosa per lo studio della Shoah, sia un materiale utile per comprendere l’itinerario di Odoardo. L’archivio della Memoria di Odoardo Focherini è conservato nell’Archivio Storico Comunale di Carpi (Modena).
Di particolare importanza sono la sua biografia opera dello storico Giorgio Vecchio (“Un giusto tra le nazioni. Odoardo Focherini”) e l’epistolario “Lettere dalla prigionia e dai campi di concentramento. 1944”, che è stato curato da Ulderico Parente, Maria Peri e da suo nipote Odoardo Semellini, volumi tutti e due editi dalle Dehoniane di Bologna.
Nel sito dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna si dà notizia del libro a più voci in memoria di Odoardo Focherini intitolato “La gioia della normalità”. È un volume a cura di Brunetto Salvarani con un contributo di monsignor Erio Castellucci (pagine 80, euro 10). Nel sito dell’Ordine nazionale dei giornalisti si richiama, invece, un altro volume: “Mio fratello Odoardo”, una biografia di Focherini, opera di Giacomo Lampronti che fu pubblicata la prima volta nel 1948 dalla tipografia del quotidiano “L’Avvenire d’Italia”. Il libro racconta in prima persona la vicenda di Giacomo Lampronti (1903-1955), giornalista al quotidiano L’Avvenire d’Italia e, dopo la guerra, all’Arena e al Corriere del Mattino. Di origine ebraica, spontaneamente convertito al cattolicesimo, fu licenziato a causa delle leggi razziali, ma trovò lavoro nel giornale cattolico che allora aveva sede a Bologna. Qui incontrò Odoardo Focherini, che l’ospitò di nascosto nella sua casa a Carpi assieme alla famiglia e ne organizzò la fuga in Svizzera. È un racconto appassionato dei dolorosi anni del fascismo e delle discriminazioni razziali: pagine che sono anche la testimonianza di una profonda amicizia tra due uomini negli anni più bui del Novecento.
Olga Focherini, figlia primogenita del Beato, ha invece presentato in un libro postumo la figura del padre dopo aver trascorso gran parte della sua vita, unitamente ad altri familiari, a ricostruirne l’avventura umana e spirituale.
Della figlia primogenita Olga Focherini (mancata nel 2008) è il libro titolato “Questo ascensore è vietato agli ebrei”, curato da suo figlio Odoardo Semellini che ne ha raccolto le testimonianze orali e scritte fedelmente registrate nell’archivio di famiglia. Il libro riprende una frase apparsa ai tempi delle leggi razziali in Italia, nel 1938, in cui emerge in tutta la sua luce la figura di Odoardo Focherini «sinceramente cattolico, ma non bacchettone» e «capace di ascoltare i bisogni degli altri, di provare una grande solidarietà nei confronti di tutti».

La lapide dedicata ad Odoardo Focherini a Yad Vashem, Gerusalemme, 1995

Ecco l’uomo «con il pallino della stampa» considerata importantissima per la Chiesa; ecco il padre affettuoso, pieno di rispetto per la moglie Maria, sempre pronto a raccontare fiabe, sorridere, giocare e cantare con i sette figli; ecco il padre che, nei ricordi di Olga ad un certo punto della sua vita cominciò a «frequentare delle persone… mai viste prima» ed un giorno prese il solito «treno alle 8.30 per andare a Carpi a lavorare, ma la sera non tornò».

Odoardo Focherini parla alla radio

Sarebbe, quindi, opportuno che l’Ordine nazionale dei giornalisti provveda a ricordare degnamente anche nel suo sito la figura di Odoardo Focherini, primo Beato tra i giornalisti italiani, nonché nella prossima pubblicazione di Enrico Serventi Longhi nell’ambito del progetto “L’antisemitismo di carta. Per una storia dei giornalisti ebrei radiati dall’Albo professionale dal Fascismo”, approvato dalla Commissione Cultura del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dallo stesso Cnog il 30 marzo scorso.
Personaggi come Odoardo Focherini meritano assolutamente non solo di essere conosciuti a fondo dalla categoria, ma la loro memoria va tramandata ai giovani e alle future generazioni. (giornalistitalia.it)

Pierluigi Roesler Franz

La cerimonia di beatificazione di Odoardo Focherini a Carpi il 15 giugno 2013

LEGGI ANCHE:
Odoardo Focherini, Giusto e Beato
Pietre della memoria, il segno della storia
Archivio della memoria di Odoardo Focherini
“La gioia della normalità”, un libro in memoria di Odoardo Focherini
I Giusti italiani

I commenti sono chiusi.