Lo ha ribadito il vicesegretario Fnsi al Mmasciata Fest. Regolo: “Torniamo in edicola”

Carlo Parisi: “Il giornalismo non è un hobby”

Luciano Regolo e Carlo Parisi

Luciano Regolo e Carlo Parisi

SAN PIETRO IN GUARANO (Cosenza) – L’aggressione alla libertà di stampa è una nuova emergenza in Calabria. Il tema è stato al centro del dibattito anche in occasione del “Mmasciata Fest” 2014, che si è svolto a San Pietro in Guarano, centro presilano a pochi minuti da Cosenza. A organizzarlo il collettivo “Mmasciata”, un movimento di cultura giovanile nato nel 2002, che per una settimana ha curato iniziative sui tanti temi di stretta attualità in Calabria, a partire dall’ambiente. Nella serata finale spazio al tema, molto sentito negli ultimi tempi, dell’informazione e del rischio dei condizionamenti che l’informazione subisce dalle pressioni delle lobbies politiche-affaristiche-mafiose.
Uno dei momenti più struggenti delle manifestazioni di San Pietro in Guarano è stato il ricordo di Antonino Catera, amato e rispettato redattore de “Il Quotidiano della Calabria”, scomparso nel 2006 mentre stava svolgendo il proprio lavoro.
L’ultimo appuntamento del “Mmasciata Fest 2014” è stato, quindi, un dibattito, moderato da Alfredo Sprovieri, esponente del collettivo, con Carlo Parisi, vicesegretario della Fnsi e segretario del sindacato regionale dei giornalisti, e Luciano Regolo, direttore dell’Ora della Calabria.

La serata finale del Mmasciata Fest a San Pietro in Guarano

La serata finale del Mmasciata Fest a San Pietro in Guarano

«La libertà di stampa – ha detto Parisi – significa anche libertà dal bisogno, perché se un giornalista non è economicamente tutelato diventa meno libero e più ricattabile, per questo in ogni occasione pubblica ribadisco che il giornalista deve dire ‘no’ a proposte lavorative non retribuite. Deve assolutamente passare, una volta per tutte, il concetto che fare il giornalista non è un hobby ma è una professione, un lavoro, che come tale va pagato. Il rispetto della dignità professionale del giornalista è un principio indiscutibile. Il problema che si registra in Calabria è che manca un’editoria “pura”: l’informazione è, spesso, nelle mani di imprese che perseguono ben altri interessi e in genere non si reggono in piedi sul piano economico e finanziario falsando il mercato e la concorrenza».
Parisi ha ricordato, quindi, il caso dell’Ora della Calabria definendolo «l’esempio della brutalità dei potentati di tutti i tipi contro il giornalismo “scomodo” e coraggioso. Nella fase della liquidazione a un certo punto, davanti a molte illegittimità che si stavano consumando ai danni dei giornalisti della testata, ho preteso e ottenuto che si attivasse un tavolo di trattativa presso la prefettura di Cosenza affinché ci fossero tutte le garanzie necessarie sul piano istituzionale». E, infine, Parisi ha rimarcato anche l’impegno della Fnsi e del sindacato dei giornalisti regionale in difesa della libertà di stampa in Calabria, impegno che si è concretizzato in alcune partecipate e forti iniziative a Civita, Polistena, Soverato e Pizzo e nella creazione di sale stampa in territori a rischio come Locride e Piana di Gioia Tauro «perché, in questa fase in cui si chiudono molte redazioni, è importante avere punti di riferimento e luoghi di confronto».
Il direttore dell’Ora della Calabria Luciano Regolo, dopo aver ringraziato il collettivo “Mmasciata”, ha ripercorso le note vicende dell’“Oragate”, iniziate con la famosa telefonata del “cinghiale” per impedire l’uscita della notizia su un’indagine a carico del figlio del senatore Tonino Gentile e culminate con la sospensione unilaterale delle pubblicazioni e con l’oscuramento altrettanto unilaterale del sito: «Senza dimenticare – ha aggiunto Regolo – le tante e gravissime violazioni dei nostri diritti subite nel corso della liquidazione. Basti pensare al fatto che il liquidatore Bilotta non ha mai avvisato i giornalisti dell’Ora di dover compilare i moduli per la richiesta della cassa integrazione. Sono venuto a saperlo soltanto da altri canali».
Regolo ha poi concluso: «Sono stato sul punto di abbandonare, ma cosa avrei raccontato alla mia coscienza? Io sono figlio di questa terra, di due genitori calabresi che mi hanno insegnato l’onestà, la caparbietà e la tenacia. Sono ancora qui anche se molti vorrebbero che andassi via, ma non ho paura: stiamo lavorando con grande sacrificio e presto torneremo in edicola. Perché la Calabria pulita, quella che non vuole più essere condizionata dagli “accorduni” tra perversi e violenti poteri politici, affaristici e criminali e vuole un’informazione senza “bavagli”, non deve restare più in silenzio».

Antonio Cantisani

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