Il pluripregiudicato Gionbattista Ventura scrisse al giornalista: “Ti scipperò la testa”

Minacciava Paolo Borrometi, arrestato a Ragusa

Paolo Borrometi

Paolo Borrometi

ROMA – Minacciava di morte e diffamava il collaboratore dell’Agi e direttore de “La Spia.it”, Paolo Borrometi: la squadra mobile di Ragusa e gli uomini del commissariato di Vittoria hanno arrestato, ancora una volta, il pluripregiudicato Gionbattista Ventura.
L’uomo, fratello di Filippo Ventura (considerato dalla Direzione Nazionale Antimafia come il capomafia di Vittoria), è stato in passato già condannato per omicidio, associazione per delinquere, traffico di droga, rapina, porto illegali di armi, deve scontare una pena in carcere e, considerata la spiccata potenzialità criminale, al termine della pena andrà in una colonia agricola.
La Mobile di Ragusa ha raccolto a suo carico decine di elementi di riscontro della sua pericolosità, tra gli altri non avrebbe mai cambiato condotta minacciando e diffamando il giornalista Borrometi, che vive sotto scorta da oltre un anno e mezzo, “colpevole – scrive la polizia – di fare il proprio lavoro esercitando il diritto di cronaca”.
Fra le altre minacce pubbliche, il Ventura nel mese di agosto scorso aveva scritto al giornalista: “Ti scipperò la testa anche all’interno del Commissariato di Vittoria. Da ora in poi sarò il tuo incubo”. (Agi)

Dalla Fnsi solidarietà e vicinanza a Paolo Borometi
ROMA – “Siamo vicini al collega Paolo Borrometi, giornalista dell’Agi e direttore del sito internet LaSpia.it nel giorno in cui la Polizia di Ragusa ha arrestato Gionbattista Ventura, fratello di Filippo, capomafia di Vittoria (Ragusa)”. Lo affermano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.
“Paolo – ricordano Lorusso e Giulietti – è costretto a vivere sotto scorta da quasi due anni per le continue gravissime minacce di morte subite. Ventura, considerato il reggente del clan vittoriese, ha infatti più volte minacciato Borrometi, anche pubblicamente, usando espressioni del tipo: «Ti scippo la testa anche dentro il Commissariato, non ti salva nessuno, neanche l’esercito». La colpa del collega è di aver fatto il proprio dovere raccontando le trame della criminalità in una provincia da sempre considerata immune dalla mafia e nella quale invece il malaffare è presente in maniera violenta e pervasiva. A Paolo Borrometi la solidarietà della Federazione nazionale della stampa. Nel ringraziare la Polizia e la Magistratura è auspicabile che le istituzioni, anche alla luce del recente arresto, assicurino e rafforzino la protezione a Borrometi e a tutti i giornalisti minacciati”.

 

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