Parisi (Fnsi) al convegno del Consiglio nazionale forense: «Ci vuole l’impegno di tutti»

Libertà: «Facciamo che non sia solo una parola»

Da sinistra: Carlo Parisi, Abdul Fayaz, Andrea Mascherin e Bashir Khan

Da sinistra: Carlo Parisi, Abdul Fayaz, Andrea Mascherin e Bashir Khan ieri al Consiglio Nazionale Forense

ROMA – Un’occasione di confronto e di riflessione importante quella promossa, ieri, dal Consiglio Nazionale Forense nella prestigiosa sede di via del Governo Vecchio, a Roma. Un’occasione che è stata anche di denuncia. Di violenze, crimini e intimidazioni perpetrate a danno di avvocati e giornalisti in Italia e in Paesi caratterizzati da un realtà indiscutibilmente più drammatica, come il Pakistan.
cnfAl convegno “Libertà è…una parola”, introdotto e moderato dal presidente del Cnf, Andrea Mascherin, – che non ha risparmiato stilettate a destra e manca, premier in testa –, era infatti presente una delegazione pakistana composta da Abdul Fayaz, presidente esecutivo del Pakistan Bar Council, e dall’avvocato Bashir Khan dell’Alta Corte di Peshawar e della Corte Federale del Pakistan, per la prima volta in Europa. Prima Fayaz, poi Khan, simbolo di libertà e democrazia nel loro Paese, hanno ripercorso la tragedia dell’8 agosto 2016, a Quetta, quando molti avvocati hanno subito un attentato nell’ospedale della città dove si erano recati per rendere omaggio al collega Bilal Anwar Kasi, presidente dell’Ordine di Balouchistan, assassinato la mattina stessa mentre si stava recando in tribunale a Quetta.
«In quell’attentato sono morte 75 persone – hanno raccontato Abdul Fayaz e Bashir Khan ad una folta e attenta platea – tra avvocati e giornalisti. E quello dello scorso agosto è soltanto uno dei delitti che continuamente vengono commessi in Pakistan contro avvocati e giornalisti: di questi ultimi nel solo 2014 ne sono stati assassinati 14. Non a caso il Pakistan è stato definito il Paese più pericoloso al mondo per i media».
«Avvocati e giornalisti sono un target facile per i terroristi – ha detto, in particolare, Bashir Khan – perché con il loro lavoro creano molto clamore. Rischiano la vita e, nel “migliore” dei casi, l’arresto, ma nel nostro Paese quando una persona viene arrestata non ha diritti. I responsabili di violenze e delitti restano, invece, per la maggior parte impuniti».
FnsiViolenze, soprusi, delitti terribili quelli testimoniati dalla delegazione pakistana nell’incontro al Consiglio Nazionale Forense, che «purtroppo trovano molte analogie nel nostro Paese – ha esordito Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, chiamato a rappresentare i giornalisti nell’occasione – specie nelle regioni del Sud, dove minacce e tentativi di imbavagliare i giornalisti, ma non solo, sono all’ordine del giorno e non è un caso che la principale battaglia che la Fnsi conduce da anni insieme ad Efj ed Ifj, la Federazione europea e quella internazionale dei giornalisti, sia proprio quella contro i bavagli. Sia che provengano dai governi sia che arrivino dalle organizzazioni criminali».
«Il problema, grave e intollerabile, – ha incalzato il segretario generale aggiunto della Fnsi, portando il saluto anche del segretario generale Raffaele Lorusso, componente dell’esecutivo Ifj, a nome della Federazione italiana e di quella internazionale, che ha sempre visto in prima linea l’attuale presidente Philippe Leruth ed il suo predecessore Jim Boumelha – è che in Italia come in Pakistan, dove indubbiamente la realtà è ancor più drammatica, vige in molti, troppi casi l’impunità. Per non parlare di altri Paesi ai confini del mondo per quel che riguarda la libertà, di parola, di stampa e di diritti, come il Nepal, il Brasile, il Messico, l’Afghanistan, in cui l’assassinio di giornalisti è un fatto che si ripete con una frequenza assurda».
pakistan bar council«L’unico modo per arginare questa gravissima situazione – ha concluso Carlo Parisi – in qualsiasi angolo del mondo è l’impegno comune: occorre combattere e impegnarci insieme, non solo all’interno della propria categoria, ma anche trasversalmente, per arginare l’impunità. Il peggiore dei delitti».
Di libertà di parola e diritti hanno, quindi, parlato Jacques Boyssou, segretario dell’Ordine degli avvocati di Parigi, Richard Sedillot (Conseil national des Barreaux), e Maria Eugenia Gay Rosell, del Consiglio nazionale forense spagnolo, questi ultimi componenti – insieme al Cnf italiano – dell’Oiad (Observatoire International des Avocats en Danger), moderati da Andrea Mascherin e da Francesco Caia, responsabile della Commissione Rapporti istituzionali con i Paesi del Mediterrano del Cnf, «a cui va riconosciuto il gran merito di aver organizzato questa giornata caratterizzata da preziose presenze», ha sottolineato in chiusura il presidente del Cnf. (giornalistitalia.it)

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