Rousselot lascia dopo gli scontri tra la redazione e il nuovo top manager

Liberation: è guerra, si dimette il direttore

Fabrice Rousselot

Fabrice Rousselot

LiberationPARIGI (Francia) . E’ guerra aperta, nello storico quotidiano francese Liberation, tra la redazione e il nuovo “direttore operativo” Pierre Fraidenraich, accusato di non essere né all’altezza del posto assegnatogli né in linea con le tradizionali posizioni della testata.
La situazione è talmente tesa che, riporta il sito di Le Monde, il direttore Fabrice Rousselot, in carica da meno di un anno, ha presentato le dimissioni, scegliendo di ritornare a fare il corrispondente dagli Stati Uniti. In un’assemblea dai toni surriscaldati, secondo il resoconto che ne dà il sito del magazine Telerama, i redattori, che già avevano pubblicato sul sito del giornale un ritratto al vetriolo del nuovo top manager, hanno bombardato Fraidenraich di domande, per mostrare, spiega uno dei presenti, la sua mancanza di preparazione.
“Se davvero ama Liberation, rifiuti il posto”, è arrivato a dirgli un redattore, ma le risposte del neo-patron sono state tutt’altro che concilianti: “Renderò conto agli azionisti, non a voi”, ha detto sprezzante, non senza bacchettare la loro “accoglienza pestilenziale”.
Fraidenraich, ex direttore del canale all news i-Telé, è stato scelto dai proprietari di Liberation, che ha grossi problemi finanziari, per guidare una nuova holding multimedia battezzata Blhm Participations, che dovrebbe gestire tutti i marchi legati al giornale, con una struttura ancora non chiara. A dipendenti e giornalisti, però, non piace, principalmente per due motivi. In primo luogo, è ritenuto “amico di Sarkozy”, l’ex presidente di centrodestra con cui il giornale, da sempre schierato a sinistra, non è certo in buoni rapporti.
“I due sono vicini, prendono il caffé insieme, si vedono regolarmente”, accusano nel loro ritratto-critica, insinuando anche che con la tv di cui era direttore non avrebbe esitato a dare qualche aiutino al suo sodale nelle elezioni del 2012. Inoltre, il suo modo di fare informazione mostrato in anni di carriera televisiva è giudicato troppo frivolo, miscuglio di “giornalismo low cost”, qualche “battuta di cattivo gusto” e “voglia di fare ‘buzz’ a tutti i costi”. Tanto che anche tra i suoi ex colleghi c’è stato stupore nel vederlo assumere la nuova funzione: “L’avrei visto bene a Men’s Health – dice uno, in forma anonima – o all’Equipe. Ma non a Liberation. No, a Liberation proprio no”. (Ansa)

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