Quotidiani on line con direttore e registrati in tribunale. Odg: 60 consiglieri nazionali

Le novità del ddl editoria approvato dal Senato

editoriaROMA – Torna dunque all’esame di Montecitorio il ddl n. 2271 sull’editoria approvato dal Senato con modifiche. L’articolo 1 istituisce il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, alimentato da risorse statali già destinate all’editoria e all’emittenza locale, da un contributo di solidarietà a carico delle società concessionarie di raccolta pubblicitaria e per una parte, fino a un massimo di cento milioni, dalle maggiori entrate del canone Rai.
Sono ammesse al finanziamento le cooperative di giornalisti, gli enti senza fini di lucro, le imprese editrici espressione delle minoranze linguistiche, i periodici per non vedenti, le associazioni per i consumatori, i giornali in lingua italiana diffusi all’estero. L’articolo 2 conferisce deleghe al Governo per ridefinire la disciplina del sostegno pubblico per il settore dell’editoria e dell’emittenza locale, per riordinare la disciplina pensionistica dei giornalisti, che dovrà allinearsi con la disciplina generale, e per razionalizzare composizione e competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
L’articolo 3 detta disposizioni per il riordino dei contributi alle imprese editrici; l’articolo 4 introduce un riferimento all’equo compenso dei giornalisti; l’articolo 5 punisce l’esercizio abusivo della professione di giornalista; l’articolo 6 detta nuove disposizioni per la vendita dei giornali, prevedendo la liberalizzazione degli orari e dei punti vendita.
Cnog OdgLa Commissione ha previsto un parere parlamentare rinforzato sul decreto che definisce requisiti e modalità dei finanziamenti; ha fissato in 60, anziché 36, il numero massimo dei componenti del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti, del quale deve far parte un rappresentante delle minoranze linguistiche; ha previsto che la prima rata del contributo sia pari al 50 per cento; ha introdotto l’articolo 6-bis, in base al quale l’affidamento in concessione del sevizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale ha durata decennale ed è preceduto da una consultazione pubblica sugli obblighi del servizio.
Nella votazione dell’articolato sono stati approvati, in particolare, l’emendamento 2.23 (testo 3) del sen. Roberto Calderoli, che prevede una riduzione del contributo pubblico per le imprese editrici che superano, nel trattamento economico del personale e dei collaboratori, il limite massimo retributivo di 240.000 euro annui; e l’emendamento 6-bis.500 del relatore, identico all’emendamento 6-bis.306 (testo 2) del sen. Calderoli (Ln), che estende l’applicazione del limite massimo retributivo di 240.000 euro annui agli amministratori, al personale dipendente e ai consulenti della Rai.

Silvana Comaroli

Silvana Comaroli

La sen. Silvana Comaroli (Ln), annunciando l’astensione, ha criticato il Pd per essersi attribuito l’estensione del tetto retributivo al personale della Rai, che è invece frutto di una lunga battaglia della Lega Nord. Ha rinnovato, inoltre, l’accusa al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di aver operato una stretta autoritaria sull’informazione.
Nel dichiarare voto favorevole, il sen. Karl Zeller (Aut) ha ricordato gli emendamenti che prevedono la creazione di un consiglio dell’Ordine dei giornalisti anche a Bolzano e la rappresentanza delle minoranze linguistiche nel consiglio nazionale.
Ponendo l’accento sul buon lavoro svolto in sede parlamentare, la sen. Loredana De Petris (Si-Sel) ha annunciato voto favorevole: l’informazione autonoma e indipendente non può essere garantita eslcusivamente dal mercato, soprattutto in una fase di profonda crisi dell’editoria; l’istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione è una misura positiva, nonostante l’esiguità delle risorse.
Il sen. Nicola Morra (M5S) ha annunciato voto contrario: il provvedimento non affronta il nodo della scarsa libertà di informazione in un Paese dove è forte l’intreccio tra potere politico, finanza ed editoria. Il concetto di servizio pubblico rimane ambiguo, i contributi sono sussidi a discrezione dell’Esecutivo, il mercato della raccolta pubblicitaria è drogato, il precariato rende difficile l’esercizio della professione di giornalista.
Il sen. Maurizio Gasparri (Fi-Pdl), annunciando l’astensione, ha ricordato che la norma sul tetto retributivo è stata approvata grazie all’iniziativa delle opposizioni e al confronto parlamentare. Ha poi criticato l’eccessiva assunzione di personale esterno alla Rai e ha evidenziato la necessità di regolamentare l’informazione sul web.

Stefano Collina

Stefano Collina

Il sen. Stefano Collina (Pd) ha evidenziato la convergenza su punti fondamentali che rispondono alle esigenze del settore dell’editoria. Il provvedimento esclude dai contributi i giornali di partito e le società quotate in borsa, favorisce i giornali che adempiono agli obblighi del contratto collettivo e sostiene l’editoria di terriorio.
In dissenso dal Gruppo, il sen. Roberto Calderoli (Ln) ha votato contro il provvedimento, criticando il modo in cui l’informazione, beneficiaria dei contributi del ddl, ha dato conto del lavoro parlamentare. La maggioranza ha fatto ricorso ad un espediente per impedire che fosse approvato l’emendamento della Lega sul tetto agli stipendi.
In dissenso dal Gruppo, anche il sen. Giovanni Mauro (Gal) ha annunciato voto contrario: la legge non sostiene le imprese, ma utilizza risorse pubbliche per pagare i giornalisti.
Il relatore Roberto Cociancich (Pd) ha precisato che, dopo l’approvazione della Camera, la norma sul tetto agli stipendi entrerà immeditamanete in vigore.
La riforma dell’Editoria approvata ieri dal Senato con modifiche rispetto al testo licenziato in prima lettura dalla Camera torna, dunque, di nuovo all’esame di Montecitorio. Fra le principali novità:

ISTITUZIONE DEL FONDO PER IL PLURALISMO E L’INNOVAZIONE DELL’INFORMAZIONE
Al fine di assicurare la piena attuazione dei principi di cui all’articolo 21 della Costituzione, in materia di diritti, libertà, indipendenza e pluralismo dell’informazione, nonché di incentivare
l’innovazione dell’offerta informativa e dei processi di distribuzione e di vendita, la capacità delle imprese del settore di investire e di acquisire posizioni di mercato sostenibili nel tempo, nonché lo sviluppo di nuove imprese editrici anche nel campo dell’informazione digitale, è istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Il fondo è destinato anche alle radio tv locali oltre alle imprese editoriali costituite da cooperative e istituti no profit.
TETTO STIPENDI RAI, NON SI PUO’ SUPERARE I 240 MILA EURO ANNUI
Il limite massimo delle retribuzioni di 240mila euro all’anno si applica agli amministratori, ai dipendenti e ai consulenti “del soggetto affidatario della concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale”. ll tetto non può essere superato anche qualora l’azienda dovesse emettere dei bond. La novità è stata introdotta con un emendamento presentato dal relatore, il Pd Roberto Cociancich, e approvato all’unanimità a Palazzo Madama.
La riforma prevede anche una riduzione delle risorse assegnate sul Fondo per l’editoria alle imprese che danno stipendi al proprio personale, collaboratori e amministratori superiori a 240mila euro.
ORDINE DEI GIORNALISTI
Diventano 60 i componenti del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e viene garantita la rappresentanza alle minoranze linguistiche.
DEFINIZIONE DEI QUOTIDIANI ON LINE
Devono pubblicare prevalentemente on line, essere regolarmente registrati nella cancelleria di un tribunale, produrre soprattutto informazione, aggiornata quotidianamente, avere un direttore responsabile iscritto all’Ordine dei giornalisti.
RADIO TV
La concessione del servizio pubblico durerà  dieci anni e ci dovrà  sempre essere la consultazione pubblica sugli obblighi di servizio per il rinnovo. Sarà affidata con decreto del presidente del consiglio su proposta del Mise di concerto con l’Economia.
CONTRIBUTI PUBBLICI
Vengono dati in base al numero delle copie vendute, comunque non inferiore al 30% di quelle distribuite per le testate locali e del 20% per le nazionali. Il limite massimo del contributo erogabile pari al 50 per cento del totale dei ricavi dell’impresa.

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