Dalla redazione di Ascoli nel ‘57 a oggi. Cronaca di una morte annunciata…tardi

Il Messaggero Marche, da Carlo Paci alla fine

IL MESSAGGEROANCONA – La notizia circolava da anni, ma nulla di sicuro, almeno fino a poche settimane fa: l’ultimo numero dell’edizione locale de Il Messaggero Marche esce in edicola il 5 luglio. Poco dopo il 2004, quando l’editore Francesco Gaetano Caltagirone acquista anche il Corriere Adriatico, si iniziava già a parlare di chiusura. Ma se non fosse stato per qualche telefonata da parte di redattori e sindacalisti, arrivata circa un mese fa, nessun collaboratore avrebbe conosciuto la propria sorte. Nessuna comunicazione ufficiale dai vertici della sede romana di via del Tritone sulla fine della redazione di Ancona (unica rimasta nelle Marche) a partire dal 4 luglio.
Un barlume di speranza, che non ha evitato il triste epilogo, è arrivato lo scorso 25 giugno: da un lato l’Ordine dei giornalisti nazionale e regionale hanno cercato di tutelare i diritti dei giornalisti in un seminario tenuto a Pesaro, dall’altro ad Ancona sono iniziati i colloqui tra capo del personale e alcuni giornalisti per nuove collaborazioni con il Corriere Adriatico, con inevitabile e non trattabile taglio dei compensi.

Storia della redazione Marche: dalla nascita ad oggi

In principio fu Il Messaggiero, con la “i” toscaneggiante. Lo storico giornale romano diretto da Luigi Cesana uscì per la prima volta il 16 dicembre 1878. Questa è solo una delle curiosità apprese durante il viaggio alla scoperta dell’edizione delle Marche, percorso in compagnia di Carlo Paci, 91enne ascolano, decano dei redattori marchigiani e tra i fondatori della scuola di giornalismo di Urbino, assieme all’allora rettore Carlo Bo.
Già nel periodo fascista Il Messaggero faceva uscire una pagina dedicata alle Marche. Ma fu Paci ad aprire il 15 aprile 1957 la prima redazione ad Ascoli Piceno, provincia roccaforte per vendite dell’edizione locale del quotidiano.
«Nel ‘67 riuscii a sostenere l’esame e fui il primo giornalista professionista nelle Marche – racconta Carlo Paci – ma lavorai per dieci anni come caposervizio senza esserlo». Macchina da scrivere, pezzi dettati al dimafono fino a quelli consegnati a Roma con i cosiddetti “fuorisacco”: fu questa la vita da cronista di Paci, che si vide piazzare anche una bomba nel bagagliaio dell’auto da ignoti attentatori.

Paci, cronista da marciapiede dietro ai suoi scoop

Carlo Paci, 91enne decano dei giornalisti marchigiani

Carlo Paci, 91enne decano dei giornalisti marchigiani

«Ero a cena al ristorante Tornasacco ad Ascoli. Saranno state le 23, avevo appena chiuso la redazione – ricorda Paci – il proprietario mi indica un tavolo. “Sai chi sono quelli? Il signor Ferrari, quello dei vini, e il suo avvocato che lo sta portando in carcere”». Subito Paci telefonò a Roma per dare la notizia.
«Mi richiamò lo stesso direttore Perrone dicendomi: “Paci, io mi fido della tua serietà, nessuna agenzia o informatori la confermano. La pubblico ma, se non è vera, tu perdi il posto e io, il giornale”. La notizia era vera e la foto dell’ingresso di Ferrari nel carcere del Forte Malatesta ne fu la prova». Da lì presero il via clamorosi processi sulla sofisticazione dei vini con ben 900 di indagati.
L’altro scoop fu molto più lieto, ma ebbe inizio sempre con delle bottiglie. Scendendo al bar sotto la redazione ascolana Paci vide un uomo comprare dolci e spumante in quantità. Lo seguì insieme al fotografo e scoprì che quella festa era per la vincita del primo premio della Lotteria Italia da 6 milioni di lire. L’indomani Il Messaggero nazionale fu l’unico giornale ad avere notizia e foto del vincitore. Correva l’anno 1958.

Le redazioni del Messaggero nelle Marche 

«La redazione ascolana aveva molte stanze – ricorda Paci – e ne dedicai una alla cultura, guidata dall’esordiente artista Tullio Pericoli, le altre a cronaca e giudiziaria». A San Benedetto, Fermo e Pesaro c’erano dei corrispondenti, ma lavoravano da casa, era il ‘60. L’improvvisazione terminò quando aprirono uffici di corrispondenza a San Benedetto, Fermo e Civitanova e la redazione di Macerata negli anni ‘80.
Quando Paci iniziò, nel ’58 il Resto del Carlino vendeva 1.400 copie su Ascoli, quattro volte di più de Il Messaggero. Il primo sorpasso ci fu già negli anni ‘60. L’apice di vendite si raggiunse tra gli anni ’70 e ’80 con oltre 2mila copie solo nella città di Ascoli.
Il giornale all’epoca veniva stampato ad Acquaviva Picena, era in formato tabloid e aveva l’inserto dedicato a Il Messaggero Marche. Solo in quegli anni, Ancona divenne sede di una redazione, Pesaro fu aperta nell’83: entrambe però vissero una temporanea chiusura a partire dall’88. Negli stessi anni, sotto la proprietà GardiniMontedison aprì la redazione di San Benedetto al motto di: “Più Messaggero nelle Marche”. In realtà c’erano già state altre due vittime: Civitanova e Fermo nel ’79.

La crisi e l’inizio della fine

Dopo il fallimento di Gardini, nel giugno 1996 il costruttore romano Caltagirone acquista Il Messaggero. Nel 2004 all’interno dello stesso gruppo editoriale subentra il Corriere Adriatico. Nel maggio 2007 viene lanciata la versione online del Messaggero, mentre le redazioni periferiche, inziano a chiudere una dopo l’altra: San Benedetto nel 2009 e Macerata nel 2011. A fine 2012 il quotidiano punta sul restyling grafico e contenuti multimediali. Nel 2013 c’è addirittura il sorpasso del Messaggero che diventa il più venduto in regione, secondo i dati di Ads (Accertamenti Diffusione Stampa).
Il Resto del Carlino che nel 2012 era primo con 20.004 copie cala a 19.184. Soffre il Corriere Adriatico che in un solo anno passa da 16.157 copie del 2012 a 14.825, un calo generalizzato su tutte le province. La sorpresa arriva proprio dal Messaggero con 22.828 copie del 2013 rispetto alle 16.805 del 2012. L’inizio della fine porta la data del febbraio 2014 con la vendita del “panino” tra Corriere Adriatico ed edizione nazionale de Il Messaggero. Scelta editoriale risultata fatale: tra il 2014 e il 2015 il numero di copie giornaliere vendute crolla del 13%, fino ad arrivare a 5.700 nel primo trimestre 2016.
Il 31 luglio 2015 chiudono i battenti anche le redazioni di Pesaro e Ascoli Piceno (nella foto a pag. 5). Le pagine restano, il lavoro di desk si svolge solo ad Ancona, con difficoltà sia per gli otto redattori che per i collaboratori, circa cinquanta. A un anno di distanza, Il Messaggero lascia definitivamente le Marche.

Rossella Luciani

L’ODG MARCHE: «SCOMPARE UNA VOCE STORICA DEL GIORNALISMO MARCHIGIANO»

«La decisione dell’editore, nell’aria da diverso tempo dopo il progressivo smantellamento delle sedi marchigiane di Macerata, Ascoli e Pesaro e l’accorpamento della redazione su Ancona, priverà la nostra regione di una voce storica del giornalismo marchigiano, presente e fortemente radicata nel nostro tessuto sociale da oltre mezzo secolo, e getterà in una situazione drammatica le decine di collaboratori precari del giornale, che non possono contare sulle garanzie contrattuali dei redattori». (Odg Marche)

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