Rosy Bindi: «Per combattere la mafia non servono eroi, tutti devono fare il loro dovere»

«Il giornalismo d’inchiesta va salvaguardato»

Rosy Bindi

Rosy Bindi

ROMA – «Come commissione antimafia, riteniamo che il giornalismo d’inchiesta sia uno strumento molto importante. La mafia non la si combatte solo nelle sedi giudiziarie partendo dalla conoscenza e dalla consapevolezza del fenomeno. Per contrastarla non servono eroi, ma cittadini che fanno quotidianamente il loro dovere».
Lo ha ribadito Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia, intervenendo nella sala degli Arazzi di Viale Mazzini alla presentazione della nuova stagione del programma di Emilia Brandi “Cose nostre”, che andrà in onda da sabato 12 novembre in seconda serata su Rai 1 e racconterà storie di persone, giornalisti, manager e di testimoni di giustizia che si sono opposti alle mafie pagando un prezzo alto senza mai smettere di fare il proprio dovere.
«Per troppo tempo – ha fatto presente Bindi intervenendo alla presenza, tra gli altri del direttore, di Rai 1 Andrea Fabiano, di Filippo Bubbico, viceministro dell’Interno e di Beppe Giulietti, presidente Fnsi – tutti noi ci siamo affidati a un “supplente”, le associazioni antimafia, che sono importanti ma non sufficienti».
«Il mafioso – ha tenuto a sottolineare Bindi – condiziona il nostro mondo, la nostra economia, le nostre scelte. Per combatterlo, tutti devono fare il loro dovere. Bisogna ammettere che le mafie esistono e non negarlo. È necessario non ridurre il fenomeno mafioso ad un fenomeno di costume. È importante che i giornalisti ci raccontino la realtà così com’è, che ci mettano la coscienza di fronte al male. È il presupposto per creare una cultura di resistenza e di acquisire strumenti adeguati per poterla combattere. Come commissione Antimafia, abbiamo fatto una nostra inchiesta sui giornalisti minacciati e sui giornalisti conniventi. Occorre far conoscere chi rischia di rimanere solo.
Questa situazione colpisce soprattutto i giovani e le testate locali. Occorre salvaguardare e rafforzare l’autonomia dei giornalisti che con il loro lavoro d’inchiesta svolgono una funzione essenziale nella conoscenza dei fenomeni mafiosi e nella promozione di una più robusta cultura della legalità. Programmi come questo della Rai sono importanti, accendono le luci su certe realtà».
La prima puntata della nuova edizione di “Cose Nostre” sarà dedicata alla storia di Marilù Mastrogiovanni, giornalista che ha messo in luce l’“altra faccia” del Salento, subendo minacce e intimidazioni per le sue inchieste. (Ansa)

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