Storico presidente dell’Unci, moriva un anno fa: “Senza cronaca non c’è storia”

Guido Columba, una vita in difesa della cronaca

Da sinistra: Romano Bartoloni e Guido Columba

ROMA – Guido Columba, uomo e giornalista, ha speso la propria vita e tutto se stesso alla causa della cronaca, sorretto da un rigoroso senso del dovere professionale e da un profondo spirito di servizio verso la categoria. A lungo presidente dell’Unci, dal 1972 è stato dirigente del Sindacato cronisti romani di cui è stato segretario generale fino al 2015.
Soleva dire e scrivere: “Senza cronaca non c’è storia, e senza storia non c’è coscienza di una civiltà”. E ancora: “I cronisti hanno il compito di raccontare alla gente quello che accade, la realtà vera, non quella che piace a questo o quel potente o prepotente di turno”.
Si deve a Guido Columba, per diversi anni presidente dell’Unione nazionale cronisti italiani, l’Unci, l’istituzione nell’autunno 2006 della Giornata della Memoria dei giornalisti uccisi dalle mafie e dal terrorismo, e di quanti hanno sacrificato la vita per la libertà di stampa. La prima edizione si è tenuta in Campidoglio nel maggio 2008, e un suo Libro della Memoria testimonia uno per uno il sacrificio dei colleghi caduti.
Nella prefazione scrive fra l’altro: “Nessuno di loro aveva la vocazione dell’eroe, ma tutti non si sono mai accontentati della versione ufficiale, di comodo degli avvenimenti. Hanno fatto giornalismo di inchiesta, sono andati a vedere di persona, hanno raccontato ciò che gli altri non vedevano o non volevano vedere. Costituiscono un monito e anche un ancoraggio per i cronisti di oggi”.
In sintonia con la sua dedizione professionale e sindacale fin dalla giovinezza, Guido Columba è stato un protagonista antesignano delle lotte per il diritto-dovere di cronaca, per la tutela del segreto professionale, per il contrasto alle leggi bavaglio, per il rigetto delle querele facili e per la denuncia degli abusi compiuti nel nome di una malintesa privacy. Da segretario del Sindacato cronisti romani e da presidente dell’Unci, è stato il primo a mettere in guardia il sindacato dei giornalisti sui pericoli e le insidie che, fin dall’alba delle mutazioni genetiche della informazione, minacciavano la libertà di stampa con crescenti voglie censorie e intimidatorie da parte dei poteri che hanno scoperto il fai da te della comunicazione. Grazie a Guido Columba, che ha spronato, incitato e caricato l’ambiente, ancor oggi è mobilitata la categoria, e scende in piazza contro i tentativi di ridimensionare la mediazione giornalistica con il sopruso e di regolare ad arbitrio i rubinetti dell’informazione.
Negli ultimi decenni, terrorismo, mafia, camorra criminalità organizzata hanno messo a dura prova il mestiere di cronista. Che tuttavia ha mantenuto “la schiena dritta”, come riconobbe il presidente della Repubblica Scalfaro in uno storico incontro con l’Unci di Columba.
Guido Columba appartiene alle generazioni di cronisti che, in tempi di accese rivalità fra i giornali specie quelli della sera dove ha lavorato intensamente, correvano a briglia sciolta ovunque spuntasse il filo d’erba della notizia, consumavano intere giornate e le suole delle scarpe per stare sui e dentro i fatti, per incalzare le amministrazioni pubbliche nell’interesse dei cittadini. Non c’erano ostacoli, tabù, freni e pregiudiziali che intralciassero le loro scorribande nei territori degli avvenimenti di bianca e di nera. Purché si rispettassero le principali regole ricordate sempre dal sindacato dei cronisti: la coscienza professionale, i diritti della persona, i codici e le leggi. (giornalistitalia.it)

Romano Bartoloni
presidente onorario Sindacato cronisti romani

 

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