Basta un evento negativo a farci cadere, ma un incontro o una parola ci fanno rinascere

Giovanni Mosca: viviamo Ancora un altro giorno

Giovanni Mosca

ROMA – Un viaggio da un terra lontana, l’incontro su un’isola, un amore perduto, un finale tutto da scoprire. “Ancora un altro giorno” (Rossini Editore, 138 pagine, 12,99 euro) è il romanzo nel quale Giovanni Mosca, unendo sapientemente narrazione autobiografica e introspezione psicologica, si avvale della potente metafora del migrante, inteso come colui che è costantemente in viaggio, per avvicinare il lettore al concetto dell’impermanenza e condividere un percorso interiore intenso e sincero.

Il deserto libico (Foto Gist)

Un breve romanzo, in parte autobiografico, che racconta la storia di due “migranti”, quella di Jamil e quella dell’autore. Jamil è un ragazzo nigeriano che abbandona all’improvviso la sua famiglia e il suo primo amore Aisha per attraversare il deserto libico, il mar Mediterraneo e arrivare in Italia in cerca di fortuna e di nuove prospettive.
L’altro “clandestino” è proprio l’autore che, a seguito di difficoltà personali e di salute, vive una forte crisi personale, una situazione fisica e mentale che, dal punto di vista psicologico, potrebbe essere paragonabile a quella di Jamil.
Allora riprende una storia scritta molti anni prima e lasciata in un cassetto per portarla a termine. Nasce così “Ancora un altro giorno”. Le due vite così apparentemente diverse, da un certo momento in poi, viaggeranno parallele, pronte come treni alla ripartenza, per dare una nuova svolta alla propria esistenza fino a quel momento vissuta.
Il punto di forza del racconto è l’intreccio narrativo tra il viaggio dell’immigrato Jamil e quello personale dell’autore, caratterizzati sia da un fase di crisi che di resilienza. Entrambi attraversano un deserto, si trovano in balia del mare profondo e dovranno affrontare il buio della mente. Parallelamente si impegneranno per trovare una via di salvezza.

Linosa

A Linosa avviene il primo fugace incontro e dal quel momento le loro vite scorreranno all’unisono, in un susseguirsi di accadimenti che l’autore racconta in prima persona o utilizzando la seconda persona singolare, rivolgendosi proprio a Jamil.
Particolare del testo è il “grassetto” di alcune parole chiave, come se l’autore volesse segnalarle all’attenzione del lettore: “tempo”, “emozioni”, “cambiamento”, “resilienza”.

Napoli, Castel dell’Ovo (Foto Giornalisti Italia)

Dopo i primi capitoli più intimi e personali riguardanti l’autore, la storia di Jamil si svilupperà a Napoli, tra le sue strade, i suoi colori, i suoi personaggi, i suoi infiniti contrasti. Si adatterà Jamil alla nuova vita? Chi incontrerà tra i vicoli di una Napoli profondamente cambiata rispetto a quella lasciata dall’autore e addobbata a festa?

Napoli, il Maschio Angioino (Foto Fanpage)

Dopo un primo periodo di intense difficoltà, dormendo sotto il Maschio Angioino, senza mangiare e al freddo, il salvataggio di un bambino, vicino ad un pizzeria alla “Pignasecca”, cambierà le sorti di Jamil e da lì in poi, un susseguirsi di eventi lo condurranno ad un incontro inaspettato e liberatorio. Nel frattempo, nella storia ambientata nella sua città natale, l’autore ritroverà se stesso, dopo gli eventi imprevisti che “la scatola del Tempo” gli presenta.

Napoli, il mercatino della Pignasecca

Il romanzo, raccontando le vicende di un migrante e il suo sbarco in Italia, risulta attuale per i risvolti demografici, economici, sociali, assistenziali, connessi con i fenomeni migratori. Ma il vero tema che affronta è celato dietro lo stato d’animo dell’autore: gli stati apatici della mente e il disagio psicologico che possono comportare un periodo di difficoltà esistenziale e di caduta dell’Io nella nostra vita.
L’argomento è delicato ma viene affrontato facendo prevalere gli aspetti positivi, come i fattori soggettivi e personali che ognuno di noi può mettere in campo per innescare quel processo di trasformazione psicologica, indispensabile per uscire fuori da una crisi momentanea della propria vita e accelerare i meccanismi di resilienza e di cura.

Gianni Riotta

L’affetto dei propri cari e l’amor proprio per la vita che ci è stata donata impone di agire, nonostante la discesa negli abissi della sofferenza, come evidenza nella prefazione Gianni Riotta citando il filosofo Friedrich Nietzsche.
Il passato emergerà come una pressante ombra e il tramonto africano, simbolo della crisi dell’anima e del corpo, nel corso dei capitoli, si trasformerà in un sole nascente.
C’è bisogno, urgentemente, di rinascere, ma ciò richiederà una scintilla, una parola, un incontro che permetterà di percorrere, con consapevolezza, quel tortuoso sentiero di sofferenza e di solitudine che condurrà, alla fine, alla agognata liberazione dell’anima.
Il target del romanzo è rappresentato da un pubblico adulto, sensibile alle difficoltà e agli ostacoli che possono incontrarsi nel corso della vita, interessato a come superarli.
Il racconto, a sfondo introspettivo e psicologico, offre al lettore le coordinate personali di come l’autore ha intrapreso questo suo lungo e personalissimo percorso di rinascita, principalmente caratterizzato dal dialogo con se stesso, dalla forza interiore e dall’incontro con la relazione di cura, elementi indispensabili per riconquistare quell’equilibrio fisico e psicologico smarrito.
Alla fine, con un rituale liberatorio, intimo e personale che vede la sua rappresentazione nei luoghi dell’adolescenza, l’autore invierà un messaggio di amore a se stesso e alle persone che gli sono state vicine e che lo hanno aiutato, sancendo così l’attaccamento alla propria vita.
Non più tramonti, ma l’ascolto della voce del cuore e la forza interiore per completare quel viaggio intrapreso nel profondo di se stesso e poter veder nascere ancora un altro giorno. (giornalistitalia.it)

CHI È GIOVANNI MOSCA

Nato a Napoli il 3 dicembre 1966, Giovanni Mosca nel 1991 si laurea in Economia Commercio all’Università Federico II di Napoli. Dopo aver svolto il servizio militare nella Marina Italiana, nel 1993 si trasferisce a Roma dedicando circa trent’anni della sua professione alla Pubblica Amministrazione, conducendo uffici e rilevanti programmi comunitari e nazionali nei settori doganale, fiscale e formativo.

Giovanni Mosca

Da sempre appassionato di letteratura e di psicanalisi, decide di conseguire una seconda laurea, questa volta in Psicologia Clinica, ottenendo l’abilitazione alla professione di psicologo. La frequenza di scuole di psicoterapia sistemico-familiare e il rischio di morire lo spingono a riprendere una storia lasciata in un cassetto.
Questo suo primo romanzo parla della “clandestinità”, delle emozioni e del percorso di maturazione psicologica necessario per riprendersi la propria vita dopo una crisi esistenziale, in un delicato processo di resilienza. Basta un evento negativo a farci cadere, ma poi un solo incontro o una parola fanno scattare la scintilla, dopo l’oscurità della notte. Così la fiamma del desiderio e la cura (“incarnata” dalla moglie Francesca Merante e dalla figlia Costanza) aiutano a non rimanere clandestini, ancorati alla “non vita”, ma ad attendere quel nuovo giorno per rinascere ancora una volta. Attualmente è impegnato nella stesura di una raccolta poetica e di un nuovo romanzo. (giornalistitalia.it)

 

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