Jacky Sutton, 50 anni, ex inviata di guerra della Bbc, era in transito a Istanbul

Giornalista trovata impiccata in aeroporto

Jacky Sutton

Jacky Sutton

ISTANBUL (Turchia) – Jacky Sutton non è tipo da suicidarsi nelle toilette dell’Aeroporto Ataturk di Istanbul, come hanno suggerito invece i media turchi dopo il ritrovamento del suo corpo senza vita. Era una donna “dura”, come la descrivono i suoi amici, che ha raccontato da inviata di guerra della Bbc i conflitti in Afghanistan e Iraq e guidava un importante think tank giornalistico. Così la morte di questa giornalista 50enne rischia di diventare un caso.
La Bbc, in un articolo molto prudente, ha raccontato che Sutton era arrivata sabato a Istanbul e aveva due ore d’attesa per il suo volo di transito per Irbil, in Iraq, che ha apparentemente perso.
“I media locali riferiscono che non aveva abbastanza denaro per acquistare un altro biglietto e poi è stata trovata morta nelle toilette un paio di ore dopo”, ha raccontato il corrispondente della rete pubblica britannica Ben Ando. “Quello che esattamente è avvenuto – ha continuato – non lo si sa ancora”.
Una ricostruzione, questa, considerata risibile da chi conosceva Sutton. Christian Bleuer, un ricercatore che la conosceva bene, ha immediatamente twittato, quando si sono diffuse le notizie sulla morte della giornalista: “Jackie Sutton ha lavorato in Afghanistan e Iraq. Era la donna più dura che si potesse incontrare. E la polizia turca dice che si è uccisa perché ha perso un volo?”
Poi, in un altro “cinguettio”, ha rincarato la dose: “Non sono uno che crede alle cospirazioni, ma i turchi dicono che una videocamera di sorveglianza era ‘malfunzionante’ laddove Jackie Sutton è stata assassinata”.
Jane Pearce, direttrice del World Food Programme dell’Onu in Iraq, è altrettanto netta nella sua valutazione. “Semplicemente non credo a queste notizie”, ha twittato a sua volta, riferendosi alle notizie su un eventuale suicidio.
Sutton era una giornalista di lunga e provata esperienza. Dopo il lavoro alla Bbc stava approfondendo la sua competenza presso il Centro per gli studi arabi e islamici all’Università nazionale d’Australia. La sua ricerca era incentrata sul sostegno internazionale allo sviluppo per sostenere le donne professioniste dei media tra il 2003 e il 2013 in Iraq e Afghanistan.
“Non solo era una studiosa eccezionale, ma un’amica di alto valore e una collega che ha dato grandi contributi al lavoro e alle attività del centro”, ha affermato il professor Amin Saikal.
Nulla nel suo profilo, insomma, fa pensare a una persona fragile. D’altronde anche il suo lavoro come direttrice pro-tempore dell’Institute for War and Peace Reporting (Iwpr) – una struttura che ha uffici in diversi paesi colpiti da conflitti per sostenerne la stampa indipendente – dimostra che si trattava di una persona impegnata ancora a costruire, progettare, scrivere. Ma proprio in questa esperienza si situa un’altra circostanza destinata ad alimentare il sospetto: il precedente direttore per l’Iraq Ammar al Shahbander è stato ucciso in un attacco terroristico a Baghdad a maggio, assieme ad altre 17 persone.
Per ora il governo di Londra mantiene un profilo basso e ha solamente confermato che la donna è stata trovata morta. Il Foreign Office ha detto di star fornendo “assistenza consolare alla famiglia” di Sutton. (Askanews)

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