Nicolas Henin, inviato di Le Point: “Mehdi Nemmouche seminava terrore”

Giornalista riconosce il suo carceriere in Siria

Mehdi Nemmouche,

Mehdi Nemmouche,

PARIGI (Francia) – Qualcuno fra quei 20 che furono in sua balia, non se la sente, forse non è sicuro di averlo riconosciuto. Nicolas Henin, inviato di Le Point, invece, non ha dubbi. Dalle sue parole, dai suoi ricordi, emerge la figura terrorizzante di Mehdi Nemmouche, carceriere, torturatore, criminale dai tratti folli. Lo stesso che nel maggio scorso uccise 4 innocenti al museo ebraico di Bruxelles.
“Quando Nemmouche non cantava – testimonia Henin – torturava. Faceva parte di un piccolo gruppo di francesi il cui arrivo terrorizzava la cinquantina di prigionieri siriani detenuti nelle celle vicine. Ogni sera, cominciavano a piovere colpi nella stanza in cui anchi’o ero stato interrogato. La tortura durava tutta la notte. Alle urla dei prigionieri, rispondevano talvolta grida in francese”.
Gli inquirenti hanno ricostruito da tempo il percorso di Nemmouche prima del terribile attentato di Bruxelles, i mesi trascorsi nei ranghi dello Stato islamico in Siria. Il suo incarico era quello di carceriere degli ostaggi occidentali detenuti nell’ex ospedale oftalmico di Aleppo, trasformato in prigione. Tutto doveva restare segreto per non mettere in pericolo la vita di circa 20 ostaggi occidentali ancora detenuti in Siria, fra i quali James Foley e Steven Sotloff, assassinati giorni fa.
Anche Le Point aveva osservato il silenzio su richiesta di Henin stesso e di altri tre suoi colleghi francesi, liberati in aprile. Le rivelazioni di Le Monde, che ieri ha svelato il passato di carceriere di Nemmouche, hanno dato il via libera al racconto di Henin, che svela il comportamento maniacale e parossistico del suo carceriere e torturatore.
Henin, insieme con il fotoreporter Pierre Torres, fu rapito in Siria il 22 giugno 2013 ma il sequestro, per desiderio della famiglia, fu tenuto segreto in Francia fino al 9 ottobre. La liberazione risale invece al 18 aprile scorso.
Nemmouche, 29 anni, francese di origine algerina, è detenuto in Belgio, a Bruges, dove è incriminato per i quattro omicidi del 24 maggio al museo ebraico. Fu arrestato durante un normale controllo doganale a Marsiglia una settimana dopo aver commesso la strage. Aveva con sé un kalashnikov, uno striscione con i simboli dello “Stato islamico” e un video della strage commessa. A fine luglio è stato estradato in Belgio. In carcere ha mantenuto un assoluto silenzio. Il 12 settembre comparirà a Bruxelles davanti alla camera di Consiglio che deve decidere sul prolungamento della sua detenzione preventiva. (Ansa).

 

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