Saggio di Massimo Tigani Sava sulle origini identitarie dell’agroalimentare e del cibo

Dai Sissizi di Italo alla Dieta Mediterranea

CATANZARO – “Dai Sissizi di Italo alla Dieta Mediterranea” è il nuovo saggio pubblicato dal giornalista Massimo Tigani Sava sulle origini identitarie dell’agroalimentare e del cibo in Calabria. Il denso scritto, di oltre cento pagine e con più di duecento note bibliografiche, appare come introduzione della nuova edizione del volume “Cucina Calabrese”, edita da Local Genius (500 pagine, 25 euro).

Massimo Tigani Sava

La mitica figura di Italo, re degli Enotri, è associata dalla storiografia e dalla letteratura dell’antichità all’invenzione dei Sissizi, come nel caso di Aristotele nella “Politica”. Gli storici e archeologici contemporanei, che hanno studiato ad esempio gli insediamenti enotri della Sibaritide, hanno considerato i Sissizi come un importante momento evolutivo di una dimensione agricola e agroalimentare in cui la raccolta e conservazione di derrate, così come i pasti in comune, svolgevano funzioni economico-sociali di rilevanza strategica.
Massimo Tigani Sava parte dai Sissizi di Italo e, con continui e puntuali riferimenti ai più autorevoli studi di archeologia e storia sulla Calabria antica, risale lungo i millenni per soffermarsi su alcune delle principali tracce identitarie e culturali dell’agroalimentare e del cibo in una terra poi diventata patria della Dieta Mediterranea.
Il corposo e documentato saggio, muovendosi lungo i secoli, fa riferimento al rapporto esistente fra il mitico legislatore Zaleuco di Locri e la filosofia del chilometro zero; al lusso e allo sfarzo di Sibari che riconosceva ai suoi cuochi un ruolo di primo piano; alle fondamentali intuizioni di Pitagora e dei Pitagorici, a partire dalla superlativa Scuola di Crotone, in riferimento alla scienza dell’alimentazione, alla dietetica, al vegetarianismo, ai divieti alimentari; al testo del Senatus Consultum de Bacchanalibus rinvenuto a Tiriolo, nonché ai pinakes locresi, in rapporto con i culti dionisiaci e la cultura del vino.

Pitagora

E a proposito di enologia e vitivinicoltura, Tigani Sava apre una discussione, già proposta ufficialmente al Vinitaly 2018, sul ruolo epocale degli Enotri, nella Calabria di 3.500 anni fa, rispetto alla coltivazione della vite con palo secco, introducendo il concetto di Alberello Enotrio.
Particolarmente suggestivi, poi, i riferimenti alle Variae di Magno Aurelio Cassiodoro, nativo di Scolacium, contenenti diversi passaggi sulla ricchezza agroalimentare dell’allora Bruzio. Ma il grande intellettuale che lavorò alla corte dei Goti a Ravenna, fu anche il fondatore del Vivarium che, in un tratto magnifico del Golfo di Squillace, fu sede di allevamenti ittici in acqua di mare utilizzando vasche appositamente individuate e modellate nel promontorio di Stalettì: un primo mirabile esempio, in Occidente, di itticoltura sostenibile, ma al contempo garanzia di alta qualità e genuinità del pescato.

Tommaso Campanella

Correndo lungo i secoli, si giunge alla figura dell’immenso Tommaso Campanella di Stilo, che nella sua opera utopistica “La Città del Sole” conferisce una posizione centrale all’agricoltura e all’alimentazione. Conoscere l’arte della terra, tra coltivazione e allevamenti, è per Campanella un momento decisivo della formazione dei Solari, e contestualmente l’alimentazione basa sulla conoscenza dettagliata e scientifica della filiera del cibo.
Campanella, scrive Massimo Tigani Sava, di fatto introduce il concetto di cibi a qualità certificata, come le attuali specialità Dop e Igp. Molto significative, poi, le pagine dedicate all’ottocentesco Vincenzo Padula di Acri, sacerdote illuminato che nelle pagine del periodico da lui diretto e compilato, “Il Bruzio”, scrisse pagine indelebili sull’allevamento casalingo dei maiali, così come sulla produzione della liquirizia in alcuni conci sede di cieco sfruttamento della manodopera soprattutto femminile.

Corrado Alvaro

Si giunge a Corrado Alvaro, il più grande degli scrittori calabresi del Novecento, nativo di San Luca. In “Gente in Aspromonte”, il sensibilissimo narratore e giornalista descrive il rapporto tra la Calabria, l’allevamento del suino nero e il ruolo dei salumi, in particolare le salsicce, simbolo di ricchezza e potere padronale.
Il saggio intitolato “Dai Sissizi di Italo alla Dieta Mediterranea” si sofferma su tanti altri riferimenti storici alla ultramillenaria cultura del cibo in Calabria, ed alcune pagine sono proprio dedicate alle intuizioni di Ancel e Margaret Keys, scienziati americani che studiando anche a Nicotera spiegarono al mondo la salubrità, appunto, della Dieta Mediterranea. Le figure di San Bruno e di Gioacchino da Fiore vengono richiamate per costruire l’immagine di una Calabria, baciata da Dio e dalla Natura, che ininterrottamente per quasi quattro millenni è stata una regione in cui l’agroalimentare e il cibo hanno raggiunto vere vette di eccellenza.

Gioacchino da Fiore

La nuova edizione di “Cucina Calabrese”, realizzata interamente su carta patinata e a colori, conta 550 pagine ed è stata arricchita con numerose ricette frutto di una lunga e attenta ricerca nei diversi territori dell’antico Bruzio, come nel caso di alcune pietanze della cultura Arbëreshe. Ampio lo spazio dedicato ai prodotti tipici della Calabria, tra Dop, Igp e culture più rilevanti come quella del peperoncino. Il volume può essere acquistato anche su Amazon. (giornalistitalia.it)

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