Il giornalista deputato Michele Anzaldi spiega l’importanza della legge approvata

Con questo Ddl Editoria giornalista è chi lo fa

Michele Anzaldi

Michele Anzaldi

ROMA – Con l’approvazione definitiva alla Camera del Ddl Editoria non solo arriva una boccata d’ossigeno al sistema informativo, ma viene garantito ai cittadini l’accesso a una informazione plurale e all’altezza delle trasformazioni in atto e arriva l’attesa revisione dell’Ordine dei Giornalisti con il dimezzamento dei consiglieri. Un impegno mantenuto da parte del Pd e del Governo.
Il testo approvato, nel rivedere il sostegno pubblico per il settore dell’editoria e dell’emittenza radiofonica e televisiva locale, si occupa anche di chi l’informazione la fa, perché sono proprio i Giornalisti ad aver sofferto, primi tra tutti, della crisi del settore.
L’intervento di sostegno deve avvenire, ma con regole precise che garantiscano anche chi alla professione giornalistica ha avuto accesso, ma non riesce ad avere accesso ai contratti: attraverso il controllo dei contratti in essere delle testate che accedono al sostegno e con il divieto di collaborazione per chi ha goduto del prepensionamento si cerca di garantire equità, correttezza verso i contribuenti e nuovi posti di lavoro per i giornalisti.
L’intervento sull’editoria, però, ha anche recepito l’esigenza di rivedere la rappresentanza giornalistica nell’Ordine professionale, che oggi risulta pletorico e distante dalle esigenze di chi questo mestiere lo fa tutti i giorni. L’attuale Consiglio nazionale è composto da 132 giornalisti e 12 consiglieri di disciplina, un numero che necessita di una razionalizzazione, sia per abbatterne radicalmente costi, sia per rendere più efficaci e snelle le decisioni che riguardano la vita professionale di tante donne e tanti uomini.
Giornalista è chi lo fa, è questo lo spirito che sottende alla norma. Il nuovo Consiglio viene ridotto a 60 componenti, tutti attivi e con una posizione previdenziale aperta con l’Inpgi, e la rappresentanza viene rivista al fine di ripristinare il rapporto originario di 2 a 1 a favore dei professionisti, cioè di quei giornalisti che svolgono la professione in modo esclusivo e che hanno sostenuto un esame di Stato.
Il Parlamento ha saputo cogliere una grande occasione per ridare gli strumenti perché l’organismo fondamentale per l’accesso, la formazione e la deontologia dei giornalisti acquisti autorevolezza ed efficacia e, dunque, perché i cittadini siano informati di più e meglio.

Michele Anzaldi

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